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Giovani in fuga dalla Sicilia nonostante l’aumento del Pil e dell’occupazione – BlogSicilia


Ripresa del Pil regionale, lieve crescita dell’occupazione anche se in maggioranza costituita da contratti a tempo determinato ma diminuisce il numero delle imprese e il 96% di queste in sicilia sono micro imprese.

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Sono i dati del rendiconto sociale, il documento Inps presentato dalla sede regionale della Sicilia alla presenza di governo regionale e parti sociali. Un documento in chiaro scuro che mostra segni di ripresa ma dispiega anche una serie di fattori di riflessione.

La presidente del comitato regionale Inps

Per la Presidente del Comitato regionale INPS Sicilia, Valeria Tranchina i dati evidenziano una “situazione socio-demografica della Sicilia, la cui popolazione è composta da meno di 4 milioni 800 mila cittadini, con il 51,2% di donne e il 48,8 % di uomini, dei quali circa il 20% ha una età tra 0-14 anni e il 23,2 % maggiore dei 65 anni, con un evidente ricambio generazionale parecchio debole”.

La popolazione è in costante diminuzione a causa “dell’aumento dei decessi e alla progressiva diminuzione delle nascite”.

I giovani vanno via

“Negativo è, manco a dirlo, anche il saldo dei flussi migratori che vede aumentare rispetto ai 2 decenni precedenti il flusso in uscita verso l’estero e le altre regioni d’Italia, soprattutto della fascia di età compresa tra i 18 e i 39 anni per entrambi i generi”.

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Mercato del lavoro in debole crescita

“Se ci focalizziamo, poi, sul mercato del lavoro – ha, ancora, ricordato, la presidente Tranchina – registriamo, nel periodo in osservazione, una significativa ripresa del PIL regionale, un aumento lieve, rispetto al 2023, dell’occupazione, anche se la maggioranza delle assunzioni (riferite per lo più ai settori commercio, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione, costruzioni) si riferisce a contratti a tempo determinato, stagionale, ad intermittenza ed in somministrazione”.

Diminuiscono le imprese

“Diminuiscono, inoltre, le imprese, delle quali il 96% è rappresentato dalle micro-imprese; un dato che deve fare riflettere, se si pensa che all’interno delle cd. Imprese di medie e grandi dimensioni vengono conteggiati anche gli Enti Locali, le Istituzioni dello Stato e le Istituzioni Pubbliche Sanitarie. In sintesi, nonostante un migliore “dinamismo dei numeri” rispetto all’anno precedente, permane un consistente gap con il resto del Paese in tutti i dati riportati – come in tutto il Sud Italia”. Le altre differenze col resto del Paese – ha proseguito – riguardano le retribuzioni e gli importi medi dei trattamenti pensionistici”.

Dagnino: “57 mila nuovi occupati in Sicilia”

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“In Sicilia, nel 2024, gli occupati sono aumentati di 57 mila unità, mentre i disoccupati sono diminuiti di 44 mila. Nello stesso anno il pil dell’Isola si è assestato a 110 miliardi con una crescita significativa nel periodo post pandemico. Tutti gli indicatori confermano che la regione ha imboccato un percorso segnato dal forte dinamismo. Il governo Schifani continuerà a stimolare e accompagnare questo processo di crescita” sottolinea l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Dagnino che alla presentazione del Rendiconto sociale è intervenuto su delega del presidente Renato Schifani.

“La missione prioritaria – ha aggiunto Dagnino – è costruire politiche di investimento capaci di proseguire e consolidare gli effetti positivi del Pnrr, accompagnando lo sviluppo strutturale dell’Isola. Al tempo stesso, è fondamentale stimolare la crescita e il rafforzamento del nostro tessuto produttivo. Come sottolinea lo stesso Rendiconto, il 96% delle imprese siciliane è costituito da microimprese, mentre le piccole imprese rappresentano appena il 3%, circa 11 mila realtà. Solo l’1% è costituito da aziende di medie e grandi dimensioni, includendo anche le pubbliche amministrazioni”.

“In questa direzione – ha proseguito l’assessore – il governo regionale ha già avviato misure concrete: da un lato, il varo di un intervento specifico per favorire le aggregazioni tra imprese, dall’altro, l’istituzione di una task force per l’attrazione di investimenti privati. La sfida resta impegnativa, ma il percorso è stato tracciato: lavoro, imprese, giovani e coesione sociale sono e resteranno i pilastri della nostra strategia di rilancio”.

Cgil “Si conferma un lavoro instabile e precario”

“Si conferma un mercato del lavoro connotato da lavoro precario, da bassi salari e dal permanere dei gap col resto del Paese. La causa di questo è un apparato produttivo che resta debole, in
assenza di misure strutturali per il suo rilancio. E quello che più preoccupa è che si stanno spendendo tanti soldi ma senza trasformare un modello economico e produttivo che non determina crescita. In queste condizioni la fiammata del Pil, rischia di spegnersi ben presto, col finire degli interventi a termine ” ha invece detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, intervenendo alla tavola rotonda sul Rendiconto sociale.

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Mannino ha sottolineato che la precarietà (solo il 20% delle assunzioni del 2024 sono state a tempo indeterminato) “è frutto dell’attuale modello produttivo ma anche di leggi sbagliate, che la Cgil
ritiene vadano cancellate, che in 30 anni non hanno prodotto crescita ma solo lavoro precario e povero”. “Colpisce il gap dei redditi col resto d’Italia – ha aggiunto Mannino- ma anche quello tra uomini e donne, e il fatto che 1 giovane su 4 tra i 15 e i 28 anni rientri tra i Neet”.

“Di fronte a questa situazione, sono incomprensibili le valutazioni positive da fonte istituzionale sia regionale che nazionale. Quello che è evidente è che le politiche nazionali per il Mezzogiorno sono inadeguate e sbagliate e che il governo regionale galleggia, è assente nelle programmazioni, a partire da quelle che riguardano le grandi risorse che si stanno spendendo e non produce interventi
strutturali in grado di determinare occupazione duratura e stabile”.

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