«È in corso uno scontro per nuovo ordine mondiale basato sul potere. Quindi deve nascere una nuova Europa, indipendente». Ursula von der Leyen presenta il programma per rilanciare l’Ue nel suo quinto discorso sullo Stato dell’Unione, il primo della seconda legislatura.
«Siamo impegnati in una lotta per il nostro futuro. L’Europa è progetto di pace, ma il mondo odierno non fa sconti», dichiara la presidente della Commissione davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo. «Gli europei vivono difficoltà quotidianamente. Non basta aspettare che la tempesta passi. Il mio è un discorso per l’unità tra Stati, istituzioni e Parlamento. Sono qui per rafforzare la maggioranza democratica filoeuropea perché è l’unica che può dare risultati».
Asset russi congelati per sostenere l’Ucraina
Il primo punto toccato da von der Leyen è il sostegno all’Ucraina. «Vogliamo proporre un nuovo programma per sostenere gli investimenti nelle capacità delle forze armate di Kiev. Dobbiamo fare più pressione sulla Russia affinché si sieda al tavolo dei negoziati. Abbiamo bisogno di più sanzioni, quindi siamo concentrati sul 19esimo pacchetto e stiamo lavorando per l’eliminazione graduale e più rapida dei combustibili fossili russi, sulla flotta ombra e sul ruolo dei Paesi terzi».
La presidente promette anche di rafforzare gli sforzi per Kiev. «Abbiamo bisogno di maggiore sostegno per l’Ucraina. Nessuno ha contribuito quanto l’Europa con quasi 170 miliardi. Ne serviranno di più ma è Mosca a dover ripagare i danni provocati. Per questo motivo dobbiamo lavorare a una nuova soluzione sui beni russi congelati. Con le disponibilità liquide possiamo fornire un prestito all’Ucraina: gli asset non saranno toccati e Kiev ci rimborserà quando la Russia avrà pagato».
Alleanza sui droni con Kiev
Von der Leyen si concentra poi sulla difesa. «Continueremo a sostenere tutti gli sforzi diplomatici per la pace, ma Putin si rifiuta di incontrare il presidente Zelensky. Di conseguenza dobbiamo usare la nostra forza industriale per supportare l’Ucraina in questa guerra dei droni. Possiamo trasformare l’ingegno ucraino in un vantaggio sul campo di battaglia. Anticiperemo 6 miliardi dal prestito Era e stipuleremo un’alleanza per i droni. Kiev ha le capacità necessarie, ora ha bisogno di applicarle su vasta scala. Possiamo farlo insieme affinché l’Ucraina mantenga il suo vantaggio e l’Europa rafforzi il proprio».
La presidente passa allora ai prossimi passi concreti. «Difenderemo ogni centimetro del nostro territorio. Non c’è tempo da perdere: al prossimo Consiglio Europeo presenteremo una tabella di marcia per avviare nuovi progetti comuni di difesa, per fissare obiettivi chiari per il 2030 e per creare un semestre europeo della difesa. Il 2030 è domani e l’Europa deve prepararsi oggi».
La guerra non è solo in Ucraina. «Quello che sta accadendo a Gaza è inammissibile. Proporremo sanzioni contro i ministri estremisti e i coloni violenti, e anche una sospensione parziale dell’accordo di associazione sulle questioni commerciali. Sarà difficile trovare la maggioranza, ma la Commissione farà tutto il possibile: sospenderemo il sostegno bilaterale a Israele e bloccheremo i pagamenti in questi settori, senza compromettere il lavoro con la società civile».
L’Ue è pronta anche a sostenere i palestinesi. «Il mese prossimo istituiremo un gruppo di donatori per la Palestina, che includerà uno strumento dedicato alla ricostruzione di Gaza». Ma la Commissione non farà sconti ad Hamas. «So quanto gli attacchi atroci del 7 ottobre dei terroristi di Hamas abbiano scosso Israele. Gli ostaggi sono tenuti prigionieri da oltre 700 giorni e devono essere rilasciati. Non ci sarà mai posto per Hamas perché sono terroristi».
Per von der Leyen, in definitiva, «i rapiti devono essere liberati, deve esserci accesso per gli aiuti umanitari e un cessate il fuoco immediato. Ma a lungo termine l’unico piano di pace realistico sono i due Stati con un Israele sicuro, un’autorità palestinese valida e la piaga di Hamas rimossa».
Nodo competitività
La presidente si sposta poi sulla competitività. «Per essere indipendente l’Europa deve poter competere. Per questo motivo investiremo massicciamente nelle tecnologie digitali e pulite. Aggiungeremo ulteriori risorse nel futuro fondo per la competitività e in Horizon Europe. Stiamo inoltre eliminando le principali strozzature individuate da Draghi e i pacchetti omnibus che abbiamo presentato faranno la differenza con meno burocrazia e norme più semplici».
Grazie alle nostre proposte «le imprese europee otterranno una riduzione dei costi di otto miliardi l’anno. L’euro digitale agevolerà tutti, stiamo mettendo a punto altri pacchetti omnibus e per le imprese innovative stiamo elaborando il 28° regime, oltre ad accelerare i lavori sull’Unione dei Risparmi e degli Investimenti».
Questo perché «molte nostre startup presentano un alto potenziale nelle tecnologie chiave ma la limitata disponibilità di capitale di rischio le costringe a rivolgersi a investitori stranieri. L’Europa perde così ricchezza e posti di lavoro, il che ne mina la sovranità tecnologica. Per rimediare siamo pronti a collaborare con gli investitori privati per un fondo Scaleup Europe nei settori tecnologici critici».
Mercato unico incompiuto
Dopo arriva il capitolo mercato unico. «È la nostra principale risorsa ma, secondo il Fmi, gli ostacoli interni equivalgono a dazi del 45% sulle merci e del 110% sui servizi. Inoltre, come evidenziato da Letta, il mercato unico rimane incompleto in tre settori: servizi finanziari, energia e tlc. Per rafforzarlo presenteremo una tabella di marcia da qui al 2028».
Queste iniziative «sosterranno gli investimenti nelle tecnologie pulite e digitali. Per essere indipendenti è essenziale un’intelligenza artificiale europea, quindi proporremo un atto legislativo sullo sviluppo del cloud e dell’AI e lo spazio di sperimentazione per la quantistica. Stiamo anche investendo massicciamente nelle gigafactory europee e lo stesso approccio va adottato con le tecnologie pulite, dall’acciaio alle batterie. Questi settori devono restare in Europa e dobbiamo agire con urgenza».
Gli sforzi per l’industria
La presidente passa ora al Grean Deal. «Abbiamo individuato i principali ostacoli, adesso dobbiamo accelerarne l’attuazione perché gli investitori vogliono certezze. Per questo motivo dobbiamo innescare un circolo virtuoso nel quale domanda e offerta crescono e i prezzi diminuiscono. Di conseguenza vareremo un pacchetto di sostegno per le batterie da 1,8 miliardi di equity per potenziarne la produzione. E stimoleremo la domanda di leadership industriale europea nelle tecnologie pulite con appalti pubblici che privilegino il made in Europe».
Von der Leyen è convinta che «la tecnologia pulita di domani continuerà a essere prodotta in Ue. Ma perché accada dobbiamo assicurarci che l’industria possa procurarsi i materiali in Europa. E l’unica soluzione è creare un’economia davvero circolare. Già oggi oltre il 70% della nostra energia elettrica proviene da fonti a basse emissioni. Siamo leader mondiali per numero di brevetti di tecnologie pulite e sul capitale di rischio stiamo recuperando sugli Usa e siamo in netto vantaggio sulla Cina».
Questa trasformazione «è cruciale perché riduce le nostre dipendenze energetiche, ma la transizione deve anche sostenere le persone e irrobustire l’industria con un aumento massiccio degli investimenti pubblici e privati. In caso contrario rischiamo di dipendere dalle importazioni ed essere alla mercé dei prezzi».
Tra energia e auto
La presidente della Commissione affronta altri due temi chiave. «Il primo è l’energia. Siamo riusciti a stabilizzare i prezzi e a garantirci un approvvigionamento sicuro. Ci stiamo avvicinando all’indipendenza, ma le bollette sono ancora care e i costi per l’industria restano alti. La causa è stata la dipendenza dai combustibili fossili russi, di cui dobbiamo liberarci. L’energia pulita può far scendere i prezzi quindi dobbiamo produrne di più affidandoci al nucleare per il carico di base. Ma dobbiamo anche investire nella modernizzazione delle infrastrutture».
L’altro tema è l’auto, «pilastro della nostra economia e della nostra industria. Abbiamo concesso più flessibilità sugli obiettivi per il 2025 e sta funzionando. Per la neutralità tecnologica stiamo preparando il riesame del 2035. Milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli. Quindi dobbiamo investire nei veicoli piccoli e poco costosi. Proporremo all’industria un’iniziativa in tal senso: dobbiamo avere un’e-car pulita, efficiente, leggera e alla portata di tutti, che fa affidamento su catene di approvvigionamento europee. Non possiamo lasciare il mercato alla Cina».
L’accordo sui dazi
A fine discorso von der Leyen tocca uno dei temi su cui ha subito più critiche: l’accordo sui dazi. «Quelle con gli Usa sono le nostre relazioni commerciali più importanti. Non metterò mai a repentaglio i posti di lavoro, per questo motivo abbiamo concluso un’intesa che ci permette di mantenere l’accesso al mercato. Alcuni dei nostri concorrenti diretti sono soggetti a dazi molto più elevati e, se consideriamo le esenzioni ottenute, ci siamo assicurati l’accordo migliore senza toccare le nostre regole ambientali o sul digitale».
La presidente non crede nelle tariffe, che considera una tassa. «Ma un’intesa era necessaria perché garantisce stabilità alle nostre relazioni con gli Usa in un periodo di grave insicurezza globale. Immaginate le ripercussioni di una guerra commerciale mentre la Cina sfila a fianco di Russia e Corea del Nord. In questo contesto è necessario diversificare ancora i partenariati e sfruttare nuove opportunità come quelle con Messico, Mercosur e India. Vogliamo creare una coalizione di Paesi che condividono gli stessi principi per riformare il sistema commerciale globale».
Via l’unanimità
Per far tutto questo, però, «sarà necessario liberarsi delle catene del voto all’unanimità. Dobbiamo fare in modo che l’Unione agisca più rapidamente e sia in grado di rispondere alle attese dei cittadini. Solo così possiamo vincere insieme questa battaglia e garantire l’indipendenza dell’Europa». (riproduzione riservata)
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