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Startup 2025, a che punto siamo in Italia? I numeri, le tendenze, i round top


Il primo semestre del 2025 si è chiuso con luci e ombre per l’ecosistema startup italiano. Da un lato crescono le imprese e l’attenzione mediatica, dall’altro, le criticità strutturali – finanziamenti ancora limitati, norme complesse e lentezza burocratica – continuano a frenare lo slancio imprenditoriale verso l’innovazione.

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Quante startup ci sono in Italia?

Secondo gli ultimi dati del MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), aggiornati a giugno 2025, le startup innovative registrate sono oltre 17.500, con un incremento del 6% rispetto alla fine del 2024. Il 20% è attivo nel settore ICT, seguito da green economy, healthtech e fintech.

Il dato è particolarmente significativo perché si colloca in un contesto in cui c’è un forte calo delle imprese under 35: -31% nell’ultimo anno secondo il più recente report di Unioncamere. Inoltre va ricordato che oltre un milione di giovani italiani sono andati all’estero negli ultimi dieci anni. Mentre le startup sono il doppio rispetto al 2018.

Le startup impiegano attualmente più di 40.000 persone, generando un impatto significativo sull’occupazione giovanile qualificata e su filiere tradizionali in cerca di innovazione. Come sottolineato più volte su EconomyUp, la funzione delle startup è oggi strategica nel rinnovamento del tessuto produttivo italiano, soprattutto nelle aree interne e nei distretti manifatturieri in trasformazione.

A crescere è anche l’indotto: acceleratori, fondi di venture capital, innovation hub e corporate venture si stanno moltiplicando, spesso con il supporto delle grandi aziende e delle università. Un ruolo decisivo nel corso degli anni ha giocato CDP Venture Capital, che da pochi ha un nuovo amministratore delegato, Emanuele Levi, che in autunno dovrebbe annunciare nuove iniziative a sostegno del venture capital e delle startup.

Quali sono le tendenze dell’innovazione?

Negli ultimi tre anni si è assistito a un consolidamento di alcuni trend già emersi durante la pandemia: digitalizzazione dei servizi pubblici, sostenibilità, intelligenza artificiale e salute digitale sono diventati assi portanti della nuova imprenditoria. Il 2025 conferma e amplia queste tendenze.

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Nel primo semestre, l’AI generativa è stata protagonista indiscussa, con numerosi round di finanziamento e nuovi progetti in ambito marketing, customer care, sanità e manifattura.

Altra tendenza in crescita è la sinergia tra startup e pubblica amministrazione. I bandi del PNRR e il programma Smarter Italy stanno generando opportunità concrete, anche se non sempre facili da cogliere per chi opera con team snelli e modelli agili. Le startup insurtech, ad esempio, stanno trovando terreno fertile in ambiti regolati ma ancora digitalmente arretrati.

Infine, si segnala una maggiore attenzione verso la crescita sostenibile., che beneficia le startup climate tech.

Quali sono i round startup top nei primi 7 mesi del 2025?

Ecco i primi 11 round per ammontare del finanziamento da gennaio a luglio 2025.

  • Exein – 70 milioni di euro
  • Jet HR – 25 milioni di euro
  • CamGraphic – 25 milioni di euro
  • Tethis – 15 milioni di euro
  • Subbix – 15 milioni di euro
  • Iama Therapeutics – 15 milioni di euro
  • Tensive – 14 milioni di euro
  • Newronika – 13,6 milioni di euro
  • Sibill – 12 milioni di euro
  • Blubrake – 12 milioni di euro
  • Moneyfarm – 11,8 milioni di euro

QUI I DETTAGLI DEI ROUND TOP DELLA PRIMA PARTE DEL 2025

Questi dati mettono in luce come l’ecosistema italiano stia attirando investimenti significativi soprattutto verso soluzioni tecnologicamente avanzate e filiere digitali per l’industria e le PMI. I due mega-round di Exein e Jet HR evidenziano una rinnovata attenzione da parte dei fondi internazionali verso l’innovazione made in Italy.

Quali sono le criticità dell’ecosistema italiano delle startup?

Nonostante i progressi, permangono gravi criticità. La prima riguarda il finanziamento: nel 2024 in Italia è stato investito poco più di 1 miliardo di euro sulle startup, cifra nettamente inferiore rispetto a Paesi come Francia, Germania e Spagna. Il 2025 non è partito bene: nel primo semestre gli investimenti si sono fermati a poco più di 500 milioni , contro il miliardo della Spagna ad esempio (qui trovi tutti i dettagli).

Il venture capital continua a essere concentrato su poche realtà e geograficamente sbilanciato: Milano, Roma e Torino attraggono la maggior parte dei fondi, lasciando indietro gran parte del Centro-Sud. Anche la burocrazia rimane un freno: ottenere licenze, accedere ai fondi europei o completare la registrazione di una startup richiede ancora tempi lunghi e processi poco digitalizzati.

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Dal punto di vista normativo, lo “Startup Act ”, più volte evocato da associazioni come InnovUp, è diventato operativo dopo la circolare del MIMIT che ha fatto chiarezza su alcuni punti oscuri. Ma non mancano le possibilità di miglioramento, soprattutto sul fronte degli incentivi per le aziende che investono in startup.

Il confronto con gli altri ecosistemi europei

Nel confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia resta indietro. Secondo il report 2025 di Dealroom, l’Italia si colloca all’ottavo posto per investimenti in startup, superata non solo da UK, Germania e Francia, ma anche da Paesi Bassi, Spagna e persino dalla piccola Svezia.

La differenza sta nella capacità di attrarre capitali internazionali, nella presenza di fondi pensione e corporate attivi nel VC, ma anche nell’efficienza dei processi di scale-up. In Francia, ad esempio, il programma La French Tech ha dimostrato come una strategia statale solida possa rafforzare l’ecosistema. In Italia, invece, manca una governance centralizzata e continuativa delle politiche per l’innovazione.

Anche la presenza femminile è inferiore alla media europea: solo il 13% delle startup italiane è guidato da donne, mentre in Francia e Germania la quota supera il 20%.

Il primo semestre del 2025 offre un’immagine composita dell’ecosistema startup italiano: dinamico, ricco di talento e potenziale, ma ancora frenato da limiti strutturali. Servono visione strategica, politiche stabili e investimenti coraggiosi per colmare il divario con i principali ecosistemi europei.

Se è vero che le startup sono oggi uno dei principali vettori di innovazione e competitività, allora è il momento di investire davvero in questo patrimonio. Le storie raccontate da EconomyUp testimoniano che l’Italia non è a corto di idee, ma di strumenti per farle crescere.



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