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siamo pronti per la prossima rivoluzione energetica


Negli ultimi anni, la crescente preoccupazione per la crisi climatica e la necessità di trovare fonti di energia sostenibili ci ha spinto a esplorare soluzioni innovative. Tra queste, l’idrogeno verde si sta affermando come una delle opzioni più promettenti per il futuro energetico. Ma cosa rende questa risorsa così interessante? E soprattutto, ne vale la pena investirci?

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Si chiude una settimana che ha visto ancora protagonisti i dazi, visto che l’amministrazione americana ha inviato all’UE una lettera minacciando dazi al 30% sull’export europeo ad iniziare dal primo agosto, avvisando che nel caso di un’eventuale risposta ritorsiva è pronto ad aumentarli della stessa percentuale.
Ma il presidente americano lascia anche aperto uno spiraglio di trattativa, ipotizzando modifiche se la UE aprirà i propri mercati commerciali, a suo dire finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminerà le politiche tariffarie e non tariffarie e tutte le barriere commerciali. Pronta la risposta della presidente della Commissione europea, che si è detta pronta a continuare a lavorare per un accordo entro il primo agosto, ma avvisando che allo stesso tempo l’UE adotterà ogni misura necessaria per salvaguardare i propri interessi. Difficile dire se si tratta dell’ennesima provocazione di Trump per spingere la UE a concludere le trattative in corso.

Fatti due conti, il valore totale delle esportazioni dell’UE colpite da questi dazi è stimato in 388 miliardi di euro circa. Con un dazio del 30% applicato su questa cifra, il valore teorico complessivo dei dazi per l’UE ammonterebbe a circa 116.5 miliardi di euro all’anno. Questo valore include:
• 87 miliardi di euro derivanti dai dazi universali del 30% su esportazioni per 290 miliardi di euro;
• 16.5 miliardi di euro dai dazi del 25% sul settore automobilistico (valore delle esportazioni: 66 miliardi di euro);
• 13 miliardi di euro dai dazi del 50% su acciaio e alluminio (valore delle esportazioni: 26 miliardi di euro).

Per l’Italia, che esporta verso gli USA merci per circa 67 miliardi di euro all’anno, l’impatto dei dazi al 30% si tradurrebbe in un valore aggiuntivo di circa 20,1 miliardi di euro annuali, con settori come macchinari, automotive, agroalimentare e moda particolarmente colpiti.

I mercati finanziari sembra abbiano assorbito bene il colpo, rimanendo in attesa della soluzione finale.

Settimana che ha visto anche la crescita del tasso di inflazione YoY degli Stati Uniti di giugno al +2.7% (il livello più alto da febbraio), rispetto al +2.4% di maggio. L’incremento è stato guidato dalle imprese che iniziano a trasferire i maggiori costi di importazione risultanti dai dazi, che colpiscono particolarmente categorie come mobili, giocattoli, beni ricreativi e automobili. L’inflazione di base, che esclude i prezzi volatili del cibo e dell’energia, è aumentata del 2.9% a giugno, dopo tre mesi consecutivi al 2.8%. La crescita complica il lavoro della Fed. Non escludiamo che in presenza di un forte rallentamento del mercato del lavoro, unito ad una debole crescita economica, possa spingere la Fed ad accettare temporaneamente un’inflazione più vicina al 3% piuttosto che al target e, per questa via, consentire una riduzione dei tassi di interesse nel meeting del 17 settembre.

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Altro dato importante e strategico è stato il PIL della Cina QoQ del 2Q25, cresciuto dell’1.1% (+0.9% le attese e +1.2% nel 1Q25) che porta il tendenziale annuo al +5.2%. Non ci sono altri paesi al mondo la cui economia è paragonabile a quella delle Cina e che possono vantare una crescita del PIL di questo ammontare.

A livello di indici, l’Italia chiude la settimana con l’indice delle large caps – FTSE MIB – in crescita dello 0.58% (+17.92% dall’inizio dell’anno), l’indice delle società star – FTSE ITALIA STAR – in crescita dello 0.38% (+4,88% dall’inzio dell’anno) e l’indice delle micro caps – FTSE ITALIA GROWTH – in crescita più contenuta e pari allo 0.10% (+4.61% dall’inizio dell’anno).

Miglior titolo della settimana Iveco (+5,98%). Secondo rumors di mercato la famiglia Agnelli sta discutendo una possibile vendita. L’indiana Tata Motors è uno dei potenziali acquirenti, hanno detto alcune fonti a Reuters. La vendita non includerebbe la divisione della difesa, per la quale resta in pole position Leonardo. Secondo miglior titolo Prysmian (+5,96%). Il titolo beneficia del completamento dell’acquisizione di Channell Commercial, un fornitore attivo nelle soluzioni integrate nel settore della connettività negli Stati Uniti. L’accordo prevede un corrispettivo base di 950 milioni di dollari, oltre ad un potenziale pagamento  aggiuntivo fino a 200 milioni di dollari, nel caso in cui Channell raggiungesse determinati obiettivi EBITDA per il 2025.

Channell sarà completamente consolidata nel perimetro di Prysmian a partire dal 1° giugno 2025. Di conseguenza, la società rivredrà la guidance per l’esercizio in corso, presentandola in occasione della diffusione dei risultati finanziari del 1° semestre 2025. Gli analisti di Barclays hanno inoltre alzato a 102 euro euro (da 82) per azione il target price, mantenendo il rating a overweight.
Medaglia di bronzo per Leonardo (+4,50%) che continua a beneficiare dell’acquisto del 100% dell’azienda svedese Axiomatics, rafforzando il posizionamento in ambito cyber security arricchendo il portafoglio di prodotti innovativi proprietari. Con questa acquisizione Leonardo porta a compimento la terza operazione di collaborazione industriale e M&A nel settore della cyber security in pochi mesi, in linea con il Piano Industriale. Da non dimenticare inoltre i rumors che vedrebbero la società acquisire il ramo difesa di Iveco.

Peggior titolo della settimana Buzzi, che lascia sul campo il 10,31%, dopo che gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno rivisto al ribasso il target price a 49 euro per azione (da 52) e del rating a Hold, da Buy. Secondo peggior titolo Stellantis (-8,61%), dopo lo stop al programma di sviluppo della tecnologia a celle a combustibile a idrogeno. Pertanto quest’anno Stellantis non lancerà più la sua nuova gamma di veicoli Pro One alimentati a idrogeno. La produzione in serie avrebbe dovuto iniziare quest’estate a Hordain, in Francia (furgoni di medie dimensioni) e a Gliwice, in Polonia (furgoni di grandi dimensioni).

Terzo peggior titolo della settimana Tenaris, che lascia sul campo il 3,77%, che rifiata dopo la crescita di oltre il 20% dal minimo di periodo a 13.70 euro toccato l’11 aprile.
Perché vogliamo parlare di idrogeno verde? Perché riteniamo che sia una delle componenti strategiche della sfida energetica che l’Europa dovrà affrontare e che dove vincere su vuole continuare a giocare un ruolo importante nello scacchiere internazionale.
L’idrogeno verde è prodotto attraverso un processo di elettrolisi, utilizzando energia rinnovabile, il che lo distingue nettamente dall’idrogeno grigio, che proviene da combustibili fossili e contribuisce alle emissioni di gas serra. Secondo l’International Energy Agency (IEA), l’idrogeno ha il potenziale di diventare una delle migliori soluzioni per lo stoccaggio energetico a lungo termine. In un momento in cui l’equilibrio ecologico del nostro pianeta è minacciato, l’idrogeno verde può rappresentare una chiave per ridurre le emissioni di carbonio e promuovere la sostenibilità economica globale.

Tuttavia, mentre ci avventuriamo nel mondo dell’idrogeno verde, dobbiamo anche considerare le sfide che ci attendono. I costi di produzione elevati, la mancanza di infrastrutture adeguate e le barriere regolatorie sono solo alcuni degli ostacoli che dobbiamo superare. Analizziamo dunque il potenziale dell’idrogeno verde, i suoi vantaggi e le sue difficoltà, senza dimenticare il ruolo cruciale che potrebbe svolgere nei mercati globali.
Vi invitiamo a unirvi a noi in questo viaggio, mentre cerchiamo di capire se l’idrogeno verde rappresentadavvero la prossima rivoluzione energetica o se sia, piuttosto, una scommessa rischiosa in
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Vantaggi dell’Idrogeno Verde

Uno dei principali punti di forza dell’idrogeno verde è la sua capacità di essere immagazzinato per periodi prolungati. A differenza delle batterie agli ioni di litio, che tendono a perdere rapidamente la loro carica, l’idrogeno può essere conservato per mesi senza perdite significative di energia. Questa caratteristica lo rende ideale per affrontare l’intermittenza delle fonti energetiche rinnovabili, come l’energia eolica e solare. Immaginate un mondo in cui possiamo accumulare energia rinnovabile durante i periodi di alta produzione e utilizzarla quando la domanda di energia è maggiore. L’idrogeno verde potrebbe davvero fare la differenza in questo contesto.

Un altro vantaggio notevole dell’idrogeno verde è la sua versatilità. Può essere utilizzato in diversi settori, da quello dei trasporti all’industria chimica e anche come carburante per navi e aerei. Questa ampia gamma di applicazioni significa che l’idrogeno verde può contribuire significativamente alla decarbonizzazione di diversi settori, rendendolo una scelta attraente per le aziende e i governi. Non si tratta solo di una fonte di energia, ma di una soluzione che può abbracciare molteplici aspetti della nostra vita quotidiana. Possiamo ben immaginare un futuro in cui i veicoli utilizzano idrogeno verde, riducendo così le emissioni inquinanti.


Investimenti Crescenti

Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un crescente interesse per l’idrogeno verde, con investimenti significativi da parte di aziende e organizzazioni come Uniper e NextEra. Questi capitali possono stimolare l’innovazione, portando a tecnologie più efficienti e a una riduzione dei costi di produzione. Con il tempo, l’idrogeno verde potrebbe diventare più competitivo rispetto ad altre fonti di energia. Ciò è particolarmente rilevante in un contesto in cui la pressione per ridurre le emissioni di carbonio è sempre più forte. La nostra capacità di investire in questa tecnologia oggi potrebbe determinare il nostro successo energetico nel futuro.

Non possiamo poi dimenticare l’impatto ambientale positivo dell’idrogeno verde. Essendo prodotto da fonti rinnovabili, il suo utilizzo può contribuire a una significativa riduzione delle emissioni di gas serra. In un momento in cui la crisi climatica è una delle più grandi sfide globali, l’idrogeno verde rappresenta una soluzione concreta per promuovere un futuro sostenibile. Dobbiamo adottare soluzioni energetiche che non solo soddisfino le nostre esigenze attuali, ma che siano anche rispettose dell’ambiente. L’idrogeno verde offre una possibilità tangibile di raggiungere questi obiettivi.


Sfide per l’Idrogeno Verde

Nonostante i notevoli vantaggi dell’idrogeno verde, ci troviamo di fronte a una serie di sfide significative che potrebbero ostacolarne la sua diffusione. La strada verso una produzione su larga scala non è infatti priva di ostacoli economici e infrastrutturali. Uno dei principali problemi è rappresentato dai costi di produzione, che attualmente sono molto elevati. La tecnologia di elettrolisi, essenziale per la produzione di idrogeno verde, deve diventare più economica e accessibile se vogliamo vedere un’adozione massiccia di questa risorsa.
Inoltre, la mancanza di infrastrutture adeguate per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno verde rappresenta un altro scoglio da superare. Senza una rete di infrastrutture robuste, sarà difficile integrare l’idrogeno verde nel mercato energetico.

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Infine, le barriere regolatorie che possono rallentare l’adozione dell’idrogeno verde. Le leggi attuali non sempre favoriscono l’uso di questa fonte di energia pulita e potrebbe essere necessario un intervento normativo significativo per creare un ambiente favorevole. È cruciale che i governi collaborino con il settore privato per definire politiche chiare e obiettivi a lungo termine, affinché l’idrogeno verde possa finalmente trovare il suo posto nel panorama energetico globale.


Green Hydrogen nel Contesto dei Mercati Globali

È fondamentale considerare la competizione tra le potenze mondiali come Stati Uniti e Cina. Negli ultimi anni, la Cina ha fatto passi da gigante nel settore dello stoccaggio energetico, aumentando
significativamente la sua capacità. Secondo le proiezioni di Wood Mackenzie, la capacità cumulativa di stoccaggio in Cina potrebbe essere passare da 489 megawatt nel 2017 a ben 12,5 gigawatt nel 2024.
Questo sviluppo non solo sottolinea l’importanza del mercato cinese, ma suggerisce anche che l’idrogeno verde potrebbe diventare un attore chiave nel contesto della transizione energetica globale.
Inoltre, mentre le nazioni competono per dominare il mercato dell’energia pulita, anche gli investimenti strategici giocheranno un ruolo cruciale. Le aziende e i governi stanno riconoscendo che avere un portafoglio di investimenti ben strutturato è essenziale per sostenere lo sviluppo di tecnologie verdi.

Tuttavia, esperti di finanza ci avvertono che investire in settori emergenti come l’idrogeno verde dovrebbe rappresentare solo una piccola parte di un portafoglio diversificato. Questo approccio prudente può aiutarci a mitigare i rischi e a massimizzare i benefici delle nostre scelte di investimento.
Le aziende che investono in ricerca e sviluppo di tecnologie più efficienti e meno costose non solo possono tagliare i costi di produzione, ma possono anche guadagnare una posizione di leadership in un mercato in rapida evoluzione. Essere pionieri in questo campo potrebbe rivelarsi non solo vantaggioso dal punto di vista economico, ma anche un passo decisivo verso la lotta contro la crisi climatica.


Investimenti Strategici

Quando parliamo di idrogeno verde, è fondamentale considerare l’importanza di avere un portafoglio di investimenti ben strutturato. Gli investimenti in questo settore emergente devono essere strategici e ponderati, poiché l’idrogeno verde presenta sia opportunità che rischi. Mentre alcune aziende stanno già ottenendo risultati promettenti, altre potrebbero affrontare sfide significative. È essenziale, quindi, bilanciare le scommesse su tecnologie innovative con investimenti in soluzioni più consolidate, per garantire una crescita sostenibile e ridurre il rischio complessivo.
In questo contesto, le partnership tra pubblico e privato possono giocare un ruolo cruciale. Collaborazioni strategiche possono fornire il capitale necessario per avviare progetti di ricerca e sviluppo, oltre a facilitare l’accesso alle risorse e alle competenze tecniche. Lavorando insieme, governi e aziende possono accelerare l’implementazione dell’idrogeno verde, rendendo questo settore più attraente per gli investitori. Inoltre, le sinergie tra diversi attori possono contribuire a creare un ecosistema favorevole all’innovazione.

Un altro aspetto da considerare è la diversificazione degli investimenti. Investire esclusivamente in idrogeno verde potrebbe essere rischioso, quindi è consigliabile includere anche altre fonti di energia rinnovabile nel proprio portafoglio. In questo modo, non solo si riduce la dipendenza da un singolo settore, ma si può anche trarre vantaggio dalle fluttuazioni del mercato.
Infine, è imprescindibile rimanere aggiornati sulle tendenze e gli sviluppi del settore. Gli investitori devono monitorare attentamente i cambiamenti normativi e le innovazioni tecnologiche che possono influenzare il mercato dell’idrogeno verde. Mantenere una prospettiva informata consente di adattare le strategie di investimento e di cogliere tempestivamente le opportunità emergenti. Investire nell’idrogeno verde può rappresentare una scommessa rischiosa, ma con la giusta preparazione e strategia, è possibile affrontare queste sfide e contribuire ad una transizione energetica sostenibile.


Opportunità di innovazione

Guardando al futuro, l’idrogeno verde si presenta come un’area ricca di opportunità. La continua innovazione tecnologica è fondamentale per abbattere i costi di produzione e migliorare l’efficienza dei processi di elettrolisi. Stimoli come i finanziamenti governativi e le collaborazioni tra pubblico e privato possono facilitare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. Investire in queste innovazioni non solo renderà l’idrogeno verde più competitiva, ma potrà anche generare nuovi posti di lavoro e promuovere la crescita economica sostenibile.
Un altro aspetto cruciale per il futuro dell’idrogeno verde è la necessità di sviluppare un’infrastruttura adeguata. La costruzione di impianti di produzione, reti di distribuzione e strutture di stoccaggio saranno essenziali per supportare un’industria dell’idrogeno su scala commerciale. Le collaborazioni tra governi e aziende private saranno fondamentali per affrontare questa sfida. Solo attraverso un impegno concertato potremo costruire l’infrastruttura necessaria per garantire una fornitura costante di idrogeno verde e promuovere la sua diffusione.

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In un contesto globale in rapido cambiamento, l’idrogeno verde potrebbe diventare un attore chiave nel panorama energetico mondiale. Paesi come la Cina e gli Stati Uniti stanno investendo pesantemente nel settore dello stoccaggio energetico e dell’idrogeno. La competizione tra queste nazioni potrebbe stimolare ulteriormente lo sviluppo della tecnologia e dell’infrastruttura necessaria. Si aprono quindi opportunità per i paesi che investono in questa tecnologia, posizionandosi come leader nel mercato globale dell’energia sostenibile.

In sintesi, il futuro dell’idrogeno verde è promettente, ma richiede un approccio strategico e integrato per trasformare questa potenzialità in realtà. Dobbiamo investire in innovazione, sviluppare infrastrutture adeguate e affrontare le sfide normative. Solo così potremo sfruttare appieno il potenziale dell’idrogeno verde e realizzare un futuro energetico più sostenibile. Ciò richiede un impegno collettivo e una visione a lungo termine, affinché l’idrogeno verde possa diventare non solo una realtà, ma la chiave per una nuova era di energia pulita e sostenibile.

In conclusione, l’idrogeno verde si presenta come una soluzione intrigante e potenzialmente rivoluzionaria per affrontare le sfide energetiche e climatiche del nostro tempo. Le sue caratteristiche ecologiche, unite alla capacità di immagazzinare energia a lungo termine, lo rendono un protagonista indiscusso nel panorama delle energie rinnovabili. Tuttavia, non possiamo ignorare le sfide significative che si frappongono al suo sviluppo. La necessità di ridurre i costi di produzione, di costruire infrastrutture adeguate e di superare le barriere normative è cruciale per il successo di questa risorsa.


Antonio Tognoli

 

Ho iniziato a lavorare come analista finanziario nel 1983, occupandomi di economia e politica economica e nel frattempo mi sono laureato in scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Oggi mi occupo di analisi macroeconomica all’interno di Corporate Family Office – CFO SIM. Giornalista pubblicista, docente ai corsi post laurea de “24Ore Business School” e dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria – AIAF e co-autore del libro Analisi Finanziaria e Valutazione Aziendale, a cura di Franco Pedriali.

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