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Il ruolo delle bioenergie nella decarbonizzazione


Qual è il ruolo delle bioenergie nella decarbonizzazione in Italia?

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La versatilità delle bioenergie le rende una risorsa preziosa per l’Italia nella lotta al cambiamento climatico. Capaci di adattarsi a diversi contesti energetici e utilizzabili attraverso infrastrutture già esistenti, rappresentano un’opzione interessante per tutti i settori produttivi. Proprio questa capacità di integrarsi nei sistemi attuali senza richiedere rivoluzionari cambiamenti tecnologici le pone in una posizione strategica nel panorama energetico in evoluzione.

Le bioenergie sono un asset importante per l’Italia, ma devono essere implementate seguendo un approccio critico e consapevole. È da questa riflessione che si delinea il contenuto del report WWF Il ruolo delle bioenergie nella strategia di decarbonizzazione nazionale il quale sottolinea l’importanza di evitare pericolose semplificazioni in un settore caratterizzato da complesse interconnessioni con altri ambiti come la produzione alimentare, la gestione forestale e l’utilizzo del suolo.

Lo studio – condotto da Domenico Gaudioso – GHGMI-I (Greenhouse Gas Management Institute Italia) – evidenzia ad esempio le criticità dei biocarburanti liquidi legati alle produzioni agricole. La maggior parte di quelli presenti sul mercato europeo offre vantaggi minimi o addirittura nulli rispetto ai combustibili fossili.

Il biogas ottenuto dagli scarti di produzione rileva uno scenario differente: evita la competizione per l’uso del suolo e contribuisce alla riduzione delle emissioni di metano. Nonostante ciò, quando prodotto da reflui zootecnici, rischia di consolidare modelli di allevamento intensivo insostenibili.

La ricerca, fondata su un’analisi critica solida, sottolinea l’importanza di stabilire chiare priorità nell’impiego delle bioenergie, riservandole principalmente ai settori difficilmente decarbonizzabili.

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I biogas e le bioenergie impattano sull’ambiente?

Differentemente dall’eolico e dall’idroelettrico, le bioenergie emettono emissioni inquinanti durante la combustione. La loro classificazione come fonte “a zero emissioni” poggia sull’assunto che il ciclo del carbonio resti in equilibrio grazie all’assorbimento operato dalla vegetazione durante la crescita. Ma non è sempre così: il rapporto WWF sottolinea come questa equazione raramente si verifichi nella realtà, dove numerose variabili influenzano l’effettivo impatto climatico del processo.

I biogas e le bioenergie impattano sull’ambiente?I biogas e le bioenergie impattano sull’ambiente?

Produrre bioenergia determina un impatto significativo sull’ecosistema. Uno dei temi su cui riflettere è legato alla deforestazione: molte aziende energetiche impiegano legname forestale come combustibile, che se lasciato intatto, aiuta ad assorbire le emissioni di CO2 legate all’impiego di bioenergia. L’uso di legname da parte degli impianti porta al disboscamento di aree verdi, con la conseguente perdita di habitat e distruzione del suolo.

Il quadro ambientale si complica con problematiche legate all’inquinamento atmosferico e alla gestione delle risorse idriche. La combustione della biomassa rilascia nell’atmosfera anche monossido di carbonio, composti organici volatili, ossidi di azoto e particolato, con emissioni che in alcuni casi superano quelle dei combustibili fossili fino a 2,8 volte per unità di energia prodotta.

La coltivazione intensiva di materie prime per i biocarburanti esercita una pressione crescente sulle risorse idriche, con prelievi che aggravano le condizioni di siccità e competono con altri utilizzi essenziali dell’acqua.

Qual è il ruolo dei biogas e dei biocombustibili nella decarbonizzazione delle realtà hard-to-abate?

Nella decarbonizzazione di settori critici (hard-to-abate) i biocarburanti si inseriscono come soluzione transitoria essenziale soprattutto nel comparto aeronautico, dove le alternative tecnologiche risultano ancora distanti. Il trasporto aereo, responsabile di circa il 2-3% delle emissioni globali di CO₂, vede nei carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) una delle principali leve per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di neutralità. La produzione attuale copre però appena lo 0,1% del fabbisogno del settore, nonostante la domanda robusta testimoniata dalla quintuplicazione dei volumi negli ultimi tre anni.

Qual è il ruolo dei biogas e dei biocombustibili nella decarbonizzazione delle realtà hard-to-abate?Qual è il ruolo dei biogas e dei biocombustibili nella decarbonizzazione delle realtà hard-to-abate?

La scelta di uno specifico tipo di biocarburante richiede una riflessione ulteriore sul suo impatto ambientale.  I biocarburanti derivati da processi HEFA (esteri idroprocessati e acidi grassi) possono comportare elevate emissioni indirette che ne compromettono l’efficacia, mentre i combustibili ottenuti da sottoprodotti, rifiuti e residui garantiscono risparmi rilevanti di carbonio pur presentando maggiori complessità produttive. Il WWF evidenzia la necessità di una regolamentazione chiara per garantire la sostenibilità dei carburanti per l’aviazione attraverso un’accurata progettazione della struttura degli incentivi. Una proposta fornita nel report è quella di limitare  l’accesso agli incentivi solo ai biocarburanti capaci di assicurare riduzioni effettive di almeno il 70% delle emissioni rispetto ai combustibili fossili.

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I biocarburanti sono una “tecnologia ponte” per la decarbonizzazione del settore marittimo e del trasporto pesante su strada.

Il WWF analizza come nel settore navale – responsabile del 2,5% delle emissioni globali del settore energetico – i biocarburanti rappresentino una soluzione immediatamente implementabile grazie alla possibilità di essere utilizzati come carburanti “drop-in”, miscelabili con le controparti fossili senza richiedere modifiche sostanziali ai motori esistenti.

Il report evidenzia parallelamente come nel trasporto pesante su strada – responsabile del 35% delle emissioni di CO₂ del trasporto terrestre – i biocarburanti possano svolgere un ruolo complementare all’elettrificazione nel breve periodo, con una domanda potenziale che potrebbe raggiungere il picco del 12% del totale nel 2035 prima di diminuire rapidamente.

Le bioenergie nel panorama italiano

L’uso delle bioenergie in Italia è cresciuto significativamente dal 1998 grazie alle direttive europee, raggiungendo 11,2 Mtep nel 2021. L’UE ha fissato obiettivi sempre più ambiziosi per il settore trasporti, passando dal 10% di energia rinnovabile nel 2020 (RED I) al 29% entro il 2030 (RED III). Come evidenziato dal report, il settore è penalizzato da una mancanza di dati statistici affidabili e da un quadro poco chiaro sulla sostenibilità delle filiere. Per un’efficace promozione delle biomasse sostenibili, il WWF auspica alla realizzazione di un sistema informativo integrato che coinvolga tutti gli enti istituzionali competenti.

La credibilità dei piani nazionali per l’energia e il clima è minata dalla continua modifica delle metodologie di raccolta dati, che impedisce di disporre di serie storiche coerenti e valutare l’efficacia delle politiche.

Come garantire una strategia credibile e solida? Per il WWF servono trasparenza e dati verificabili che dimostrino il reale impatto delle misure adottate.

Il raggiungimento degli obiettivi definiti dal PNIEC richiede meccanismi di sostegno più efficaci per la produzione di biometano, con priorità ai settori difficili da decarbonizzare.

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Al momento, i sussidi favoriscono usi meno strategici come il trasporto leggero. Senza una strategia coerente – dichiara il documento del WWF – l’Italia rischia di dover importare biometano certificato, perdendo risorse interne. Una politica efficace deve basarsi su dati affidabili, priorità d’uso ben definite e una visione orientata alla sostenibilità e alla razionalità energetica, tenendo conto che nel trasporto leggero solo l’elettrificazione può garantire la decarbonizzazione nei tempi richiesti.

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