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La settimana corta tra sperimentazioni ed opportunità


Dalla giornata di 8 ore alla settimana corta: tecnologia, produttività e contrattazione collettiva stanno aprendo la strada a un nuovo modo di lavorare.

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Durante la pandemia, il lavoro da remoto ha aperto la strada a una grande novità. Non parliamo solo di smart working, lavoro ibrido o flessibilità, tutte conquiste importanti degli ultimi anni. La vera innovazione riguarda la possibilità di rivedere l’orario di lavoro, cioè il modo in cui misuriamo il tempo lavorativo, che influenza retribuzione e produttività.

La giornata lavorativa di 8 ore è stata una grande conquista, nata dalle rivendicazioni partite dagli Stati Uniti nel 1890 e introdotta in Italia nel 1923 con il R.G.L: n 692/1923. Ha anche dato impulso alla crescita della contrattazione collettiva, stabilendo salari minimi differenziati per livello e regole per la produttività. 

Oggi, però, con l’aiuto della tecnologia, possiamo lavorare in modo più efficiente: perché continuare a misurare il lavoro solo sulle 40 ore settimanali come oltre cento anni fa e non valutare soluzioni innovative come la settimana corta?

La settimana corta in Italia: un’idea che sta diventando realtà

Noi oggi siamo abituati a dare per scontato il riposo per almeno due giorni alla settimana. 

Ma un tempo l’idea di lavorare cinque giorni e riposarne due sembrava impensabile: i pionieri che 150 anni fa lanciarono questa nuova organizzazione del lavoro venivano derisi dagli imprenditori del tempo. Allo stesso modo, oggi l’idea di una settimana corta di 4 giorni sembra rischiosa e potrebbe far dubitare sulla produttività.

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Invece, non è escluso che tra qualche anno potrebbe diventare la regola e che i nostri figli ci ringrazieranno per aver combattuto questa battaglia. Per non restare indifferenti davanti a queste sfide è quindi necessario partire proprio dall’orario di lavoro. 

Settimana corta lavorativa: strumenti e opportunità già a disposizione

Gli strumenti giuridici e negoziali per avviare questa rivoluzione ci sono già tutti.
Infatti, in molti settori esiste già la settimana lavorativa di 37/38 ore e la durata media della settimana lavorativa stabilita dalla contrattazione collettiva in Italia è proprio di 38 ore settimanali (Eurofund – Working time 2021-2022). 

Questo significa che è possibile partire subito con forme di sperimentazione che assicurino il raggiungimento di questi obiettivi di flessibilità, senza ridurre la produttività e mantenendo chiari i criteri di retribuzione e prestazioni.

La conciliazione vita-lavoro è divenuta ormai un parametro di misurazione delle scelte individuali che guida le organizzazioni e influisce anche sulla contrattazione collettiva. Perché allora farne un presupposto solo dei modelli di welfare aziendale e non anche dei modelli orientati alla rimodulazione dell’orario di lavoro?

Settimana lavorativa corta e tecnologia: come rendere possibile la riduzione dell’orario

Perché non sfruttare la tecnologia per rendere più efficienti i processi di lavoro?

Usata nel rispetto delle regole esistenti, la tecnologia può aiutare a raggiungere concretamente l’obiettivo dell’introduzione della settimana lavorativa corta

Ridurre l’orario per migliorare la vita: questo dovrebbe diventare l’obiettivo condiviso dalle parti sociali ed istituzionali. Un obiettivo da raggiungere gradualmente, ma che deve concretizzarsi spostando, ad esempio, la misurazione della produttività su base settimanale. 

Settimana corta: i risultati delle sperimentazioni reali

Negli ultimi anni, diverse sperimentazioni hanno dimostrato che la settimana corta non è un’idea utopica: può diventare un efficace strumento di produttività e di engagement. 

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Nel Regno Unito, la più importante sperimentazione condotta da “4-DayWeek Global” su 61 aziende e 2.900 dipendenti tra giugno e dicembre 2022 ha prodotto inimmaginabili dati positivi: riduzione di stress, burnout, assenteismo, turnover. 

Dopo la prima sperimentazione il 92% delle aziende ha deciso di proseguire il modello della settimana corta e il 30% di adottarlo a tempo indeterminato, mantenendo ricavi stabili o in crescita (in media +1,4% e per alcuni oltre +34%). Il modello “100-80-100” – 100% di stipendio, 80% di ore, 100% di produttività – lanciato proprio da 4-Day Week Global, testimoniato da casi concreti è quello più sfidante.

Ma possono funzionare anche i modelli come quelli lanciati dal Gruppo Intesa San Paolo, non una vera e propria riduzione effettiva dell’orario di lavoro a parità di salario – che nel settore è già ridotto a 37 ore settimanali – ma una diversa redistribuzione dell’orario di lavoro nell’arco della settimana (modello 100-100-100).

Come la normativa apre la strada alla sperimentazione della settimana corta di lavoro

Se oggi possiamo parlare concretamente di settimana corta di lavoro, lo dobbiamo proprio alle possibilità che ci vengono fornite dagli strumenti normativi già esistenti e dal coraggio delle imprese e delle parti sociali nell’adottare nuovi modelli di organizzazione. 

La legge offre diversi strumenti per sperimentare la settimana corta di lavoro: misurare l’orario su base settimanale invece che giornaliera, usare l’orario multiperiodale e ridistribuire i permessi annui. Inoltre, tramite la contrattazione collettiva aziendale, anche di prossimità ai sensi dell’art. 8 D.L. n. 138/2011, è possibile applicare tutte queste possibilità già oggi.

L’IA e la tecnologia al servizio della settimana corta

Oggi la tecnologia, e in particolare l’Intelligenza Artificiale, può aiutarci a lavorare meno ore senza ridurre la produttività. La prossima conquista sociale potrebbe proprio essere quella di lavorare meglio, meno, tutti.

Per raggiungerlo, il diritto del lavoro dovrà adattarsi: contratti flessibili su 4 giorni, misurazione della produttività su base settimanale e, se possibile, incentivi per le PMI.

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Allo stesso tempo, bisogna garantire la salute dei lavoratori, evitando che la settimana corta porti a giornate più intense, rispettando i tempi di riposo e di disconnessione.

Una rivoluzione non solo necessaria ma possibile.

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