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“L’innovazione non è un gadget”- Fortune Italia


AI e nuove tecnologie nella programmazione delle aziende sanitarie. Il presidente Fiaso tra prevenzione e metodo di Archimede.

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L’Italia si sta spopolando: nascono sempre meno bambini. Nei primi quattro mesi del 2025 i residenti sono scesi a quota 58.918.231, circa 16.000 in meno rispetto al 1 gennaio (fonte Istat). Come se Cervia fosse sparita in 4 mesi. In un Paese che invecchia “l’unica maniera per garantire la sostenibilità del Ssn è investire in prevenzione”, spiega Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere.

“Le Asl si sono impegnate per rafforzare i servizi territoriali, promuovendo modelli proattivi di presa in carico, soprattutto nella gestione della cronicità. Un approccio che consente di ridurre i ricoveri impropri, ottimizzare le risorse e produrre valore in termini di salute pubblica. Purtroppo il Ssn è stato orientato per anni a offrire prestazioni, ragionando meno sul valore degli interventi. Agire sul fronte della prevenzione primaria e secondaria deve portare a una sanità che possa misurare l’impatto degli interventi”, spiega il presidente.

Convinto che “l’innovazione debba diventare parte della programmazione aziendale”. E non limitarsi ad “essere solo un gadget”.

Quale contributo può arrivare alla sanità dalle nuove tecnologie?

In Fiaso crediamo che la tecnologia e, in particolare, l’intelligenza artificiale possano contribuire in maniera significativa a migliorare efficienza e qualità dei servizi. Pensiamo alla corretta gestione delle prenotazioni per ridurre le liste d’attesa, a un supporto per rendere le richieste dei prescrittori più appropriate.

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Abbiamo mappato quello che stanno facendo le aziende sanitarie e vediamo che questi strumenti, oltre a migliorare l’efficacia dell’intervento, liberano risorse umane ed economiche. Ma, certo, servono competenze.

Recentemente avete presentato uno studio interessante su questi temi: gli italiani sono pronti alla rivoluzione dell’AI? E gli ospedali?

I cittadini sono pronti e circa due terzi si aspettano un beneficio concreto. Non possiamo deluderli. Fiaso ha presentato l’Osservatorio nazionale sull’intelligenza artificiale in sanità: la prima struttura permanente dedicata al monitoraggio e alla valorizzazione delle applicazioni AI nel Servizio sanitario nazionale.

L’Osservatorio ha già raccolto le prime 40 esperienze attive in diverse aziende sanitarie italiane, dimostrando che l’innovazione è già una realtà in molte strutture pubbliche. NextHealth è invece un’infrastruttura operativa che mette in rete aziende sanitarie, startup, università, centri di ricerca e imprese per sviluppare e implementare soluzioni innovative, capaci di migliorare l’efficienza, i percorsi di cura e la sostenibilità del Ssn.

Come trasformare l’innovazione digitale in una realtà concreta per la sanità pubblica italiana?

Questo è proprio l’obiettivo che ci siamo posti con l’Osservatorio e NextHealth. Puntiamo a soluzioni mature e scalabili. E l’Osservatorio ha già raccolto le prime esperienze, dimostrando che l’innovazione è già una realtà in molte strutture pubbliche. Ci sono tante idee, ma dal nostro punto di vista è prioritario superare la frammentazione, mettendo a sistema queste soluzioni.

Se le buone idee vengono confinate in una delle 200 aziende sanitarie, non sono realmente impattanti. L’innovazione deve invece diventare parte della programmazione aziendale, con ritorni chiari degli investimenti. Ci vuole una strategia e sono convinto che il management sanitario possa giocare un ruolo cruciale. Ma, certo, occorrono visione, capacità di abbracciare il cambiamento e una ‘cassetta degli attrezzi’ che noi stiamo cercando di offrire agli associati.

Quali sono le sfide maggiori?

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In questo momento direi che è ancora la difficile interoperabilità su base nazionale. In Fiaso abbiamo un patrimonio importante di dati, che però devono essere effettivamente utilizzabili nelle diverse Regioni: purtroppo i 21 servizi sanitari regionali ancora non si parlano bene. Dobbiamo investire risorse e impegno per rendere i dati davvero interoperabili. Perché anche l’AI, senza informazioni, è cieca. Dall’altro lato servono le competenze: penso alla formazione, ma anche al fatto di riuscire ad abbattere i paletti legati al corporativismo.

Non dobbiamo ritrovarci nelle condizioni di essere superati dal cambiamento: bisogna lavorare per creare profili trasversali, rinunciando a un corporativismo di maniera che ancora ci affligge. Stiamo lavorando in questa direzione, ma voglio essere chiaro: lo skill mix è una necessità.

Abbiamo inoltre un sistema di selezione delle direzioni generali che ha 10 anni: proporremo una revisione della legge del 2016, perché la medicina e il mondo sono cambiati e i meccanismi ormai non restituiscono le competenze necessarie per guidare un’azienda sanitaria. Serve un albo di nomi molto competenti, dal quale le Regioni possano attingere senza il filtro di una commissione pseudo-tecnica che non assolve più al compito per cui era stata disegnata.

Storicamente il Meridione paga lo scotto di un certo ritardo sul fronte dell’innovazione… come siamo messi oggi?

Il Sud ha scontato un ritardo e molti ancora pensano a quest’area del Paese in termini di digital divide e gap. Ma in realtà ci sono tante aziende sanitarie del Meridione che, probabilmente perché avevano la necessità di trovare soluzioni a problemi annosi, si stanno rivelando estremamente vivaci nell’utilizzo di queste tecnologie.

Ora bisogna investire per sostenere queste esperienze: credo che l’idea di offrire una piattaforma ad hoc sia stata importante. È vero, c’è un ritardo storico, ma essere stati costretti a fare i conti con problemi di bilancio per alcuni si è rivelato uno stimolo.

E diverse soluzioni ideate e messe in campo possono portare alcune aziende del Meridione ad esser protagoniste del cambiamento. Il mio invito è quello di ricorrere al metodo di Archimede (il grande scienziato vissuto a Siracusa nel III secolo a.C., ndr), che cercava di coniugare logos (parola, ragionamento) e techne (arte, abilità).

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L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia di settembre 2025 (numero 7, anno 8)

 



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