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Israele e la sua presenza nelle aziende e istituzioni mondiali


Roma, 27 settembre 2025 – Israele non è solo uno Stato mediorientale di 9 milioni di abitanti. È anche una delle potenze più radicate nei gangli vitali della politica, dell’economia e delle pubbliche amministrazioni internazionali. In meno di 80 anni, il Paese ha costruito una rete di relazioni che gli ha permesso di sedersi ai tavoli decisionali di governi, aziende multinazionali e organismi globali. Un percorso che intreccia difesa, tecnologia, sanità, risorse naturali e finanza.

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Israele e la diplomazia della sicurezza

Il primo pilastro della penetrazione israeliana è il settore della difesa. Fin dalla sua nascita nel 1948, lo Stato ebraico ha investito risorse ingenti nello sviluppo di un apparato militare avanzato. Questa strategia si è tradotta in esportazioni di armamenti che hanno raggiunto Paesi in ogni continente.

Secondo i dati del Ministero della Difesa israeliano, nel 2023 le esportazioni militari hanno superato i 12,5 miliardi di dollari. Clienti principali: Stati Uniti, India, Germania, ma anche numerosi Paesi africani e latinoamericani. Sistemi come il “Iron Dome” contro i missili a corto raggio, i droni Heron o i radar Elta sono ormai componenti standard nelle dottrine militari di vari Stati.

La cooperazione in materia di intelligence è un altro strumento decisivo. Mossad e Shin Bet, le agenzie di Tel Aviv, collaborano da anni con le controparti di Washington, Londra e Bruxelles. La condivisione di informazioni antiterrorismo e cyber ha reso Israele un attore indispensabile per la sicurezza occidentale.

La rete tecnologica: da Tel Aviv alla Silicon Valley

Se il settore militare ha aperto le porte, è stato l’hi-tech a consolidare la posizione di Israele. Il Paese è stato ribattezzato “Start-Up Nation” per l’incredibile densità di imprese innovative: circa 6.000 attive, con un rapporto per abitante superiore a quello della Silicon Valley.

Colossi come Google, Apple, Microsoft e Intel hanno centri di ricerca a Tel Aviv o Haifa. Intel, ad esempio, ha sviluppato in Israele gran parte dei suoi microprocessori più avanzati.

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La cybersecurity è un altro ambito in cui Israele è leader. Secondo PitchBook, nel 2024 le start-up israeliane hanno attratto investimenti per oltre 8 miliardi di dollari nel settore. Governi e aziende multinazionali acquistano non solo tecnologie ma anche competenze, spesso assumendo ex membri delle unità di intelligence israeliane (come la celebre Unit 8200) che si riciclano nell’imprenditoria privata.

An Israeli participant tries out a VR (Virtual Reality)@ANSA

Difesa e intelligence: cooperazioni con governi e agenzie

Israele ha stretto accordi bilaterali con decine di Stati in materia di difesa e intelligence. Alcuni esempi:

  • India: partnership per la produzione congiunta di droni e sistemi radar.

  • Germania: acquisto dei sistemi di difesa aerea Arrow 3.

  • Emirati Arabi Uniti: dopo gli Accordi di Abramo del 2020, cooperazione crescente su sicurezza e controllo delle frontiere.

Queste collaborazioni vanno oltre la vendita di armamenti: includono addestramento, scambio di dati sensibili, consulenze dirette nei ministeri della Difesa. Così, ufficiali israeliani si trovano spesso a collaborare con amministrazioni straniere, influenzando decisioni strategiche.

Energia e risorse idriche: la diplomazia dell’acqua

Un altro campo in cui Israele ha conquistato un ruolo globale è la gestione dell’acqua. In un Paese desertico, la sopravvivenza dipende dall’innovazione. Israele ha sviluppato tecniche di desalinizzazione e irrigazione a goccia che oggi sono esportate in tutto il mondo.

Paesi come India, Cina, Kenya e persino la California hanno adottato sistemi israeliani per ridurre gli sprechi idrici. La Mekorot, compagnia nazionale dell’acqua, firma contratti con governi e municipalità dall’Africa all’America Latina.

Questo know-how ha un impatto diretto sulle politiche pubbliche dei Paesi partner, che spesso affidano ad aziende israeliane la gestione di intere infrastrutture idriche.

Sanità e ricerca: presenza nelle università e nei sistemi pubblici

La medicina israeliana è un altro strumento di soft power. L’Hadassah Medical Center di Gerusalemme e il Sheba Medical Center di Tel Aviv figurano tra i migliori ospedali al mondo. Ricercatori israeliani hanno sviluppato innovazioni in oncologia, neuroscienze, tecniche di chirurgia robotica.

Collaborazioni con università americane, europee e asiatiche hanno reso Israele un partner stabile nei programmi di ricerca pubblici. L’Unione Europea, ad esempio, ha finanziato decine di progetti Horizon 2020 in cui erano coinvolti centri israeliani.

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Sul piano commerciale, aziende come Teva (leader mondiale nei farmaci generici) hanno contratti diretti con ministeri della Sanità e sistemi ospedalieri in oltre 60 Paesi. Ciò significa che decisioni di approvvigionamento, politiche di spesa e protocolli terapeutici passano anche da fornitori israeliani.

University_of_Haifa,_Israel@wikipedia
University_of_Haifa,_Israel@wikipedia

Presenza nei mercati finanziari e start-up globali

Israele è riuscito a inserirsi anche nei circuiti finanziari. Tel Aviv ospita una delle borse tecnologiche più vivaci del pianeta. Start-up israeliane si quotano regolarmente al Nasdaq di New York.

Il venture capital israeliano attrae fondi sovrani di Singapore, Abu Dhabi e fondazioni americane. Questo flusso di capitali crea un legame stretto tra Israele e i decisori economici globali.

Non è raro che manager israeliani siedano nei consigli di amministrazione di multinazionali tecnologiche, bancarie o energetiche. La presenza di figure con formazione israeliana in ruoli apicali rafforza ulteriormente l’influenza nei processi decisionali.

Critiche, controversie e limiti dell’influenza israeliana

Questa penetrazione, però, non è priva di critiche. Organizzazioni per i diritti umani accusano Israele di esportare tecnologie di sorveglianza usate anche in contesti autoritari. Il caso dello spyware Pegasus, prodotto dall’azienda NSO Group, ha sollevato polemiche globali per l’uso da parte di governi contro giornalisti e oppositori.

Anche sul piano politico, l’influenza israeliana viene letta da alcuni come una pressione indebita, soprattutto negli Stati Uniti, dove la lobby pro-Israele è una delle più attive a Washington.

Infine, Israele deve fare i conti con la competizione internazionale. Cina e Turchia, ad esempio, stanno entrando negli stessi mercati con offerte aggressive, soprattutto in Africa e Medio Oriente.

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Una rete che guarda al futuro

Nonostante i limiti, la rete costruita da Israele resta una delle più solide al mondo. Il Paese ha saputo trasformare la propria condizione di vulnerabilità geopolitica in un’opportunità: investendo in difesa, tecnologia e innovazione, ha reso se stesso indispensabile.

Per molti governi e aziende, Israele non è solo un partner: è un punto di riferimento. Dalla sicurezza informatica alla gestione dell’acqua, dalla ricerca medica alla finanza, la penetrazione israeliana è ormai un dato strutturale.

Gli analisti prevedono che nei prossimi dieci anni questo ruolo si rafforzerà ancora di più, con l’ingresso di Israele nei nuovi settori emergenti: intelligenza artificiale, biotecnologie e transizione energetica.





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