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«Piccolo non è più bello, l’innovazione ci farà grandi»


«Con oltre 80 miliardi di euro di export nel 2024, circa il 13% del totale nazionale, e una tradizione imprenditoriale che ha fatto scuola nel mondo, il Veneto resta un perno dell’economia italiana. Ma dobbiamo affrontare i nodi strutturali che frenano la crescita».

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Antonio Santocono, imprenditore dell’informatica, presidente di Unioncamere Veneto, di Infocamere e della Camera di Commercio di Padova, non fa sconti: «Negli ultimi 10 anni in Italia sono scomparse circa 60.000 micro e piccole imprese manifatturiere: una media di 400 al mese, un saldo netto negativo che racconta la fragilità di un modello che fatica a rigenerarsi. Pesano burocrazia e concorrenza globale, ma il vero problema è la difficoltà di evolvere. Il “piccolo è bello” che ci ha reso celebri ora mostra i suoi limiti: quando le filiere si spostano o i mercati cambiano, dall’automotive tedesco che arretra di fronte all’auto elettrica cinese, alle nuove supply chain digitali, il conto arriva, aggravato dalla difficoltà di attrarre giovani talenti e capitali esteri. Eppure il Veneto possiede risorse decisive: un patrimonio di competenze artigiane, una solida cultura industriale-distrettuale, un orientamento naturale all’export. La sfida è ricombinare questi asset in chiave nuova, passando da un capitalismo di fornitura a un capitalismo di creazione di valore. Le radici da salvare, l’eccellenza manifatturiera, la vocazione all’export, il senso di comunità produttiva, non vanno musealizzate ma rese il punto di partenza di un nuovo ciclo. Il Veneto può tornare a essere motore d’Italia e d’Europa se accetta questa verità: piccolo è stato bello, ma ora deve essere grande nell’innovazione».


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Il Veneto è pronto per questa rivoluzione?

«Il quadro globale del 2025 impone un cambio di passo strategico. Il talento senza lavoro qualificato e ben pagato va altrove, la globalizzazione senza regole è finita, le politiche Usa alimentano protezionismo e tensioni: per il Veneto questo significa nuova incertezza economica, soprattutto nei settori chiave come meccanica e medicale. Occorre proporre una nuova alleanza transatlantica che scambi capitali, talenti e know-how, affrontando insieme competitività, clima, energia, intelligenza artificiale. E mentre rinnoviamo il modello interno, dobbiamo misurarci con un contesto globale più instabile, con partner strategici come la Germania che arranca e nuovi poli di crescita come India e Indonesia. Qui saranno determinanti le medie e grandi imprese venete, chiamate a guidare la penetrazione in mercati emergenti e a investire direttamente all’estero. Per questo, oltre a difendere la quota Usa, bisogna coltivare attivamente mercati emergenti, Sud-Est asiatico, India, alcune economie africane, e rafforzare la presenza nei Paesi che investono in tecnologie verdi e digitali. Le medie e grandi imprese regionali, con capacità di investimento diretto, saranno decisive per aprire queste strade».

Il ruolo di Unioncamere?

«Unioncamere Veneto è un attore strategico come facilitatore dell’internazionalizzazione supportando le imprese nel costruire reti di partnership per superare barriere tariffarie e normative, come catalizzatore di nuova imprenditorialità promuovendo start up innovative, imprese plug-in – sintesi fra Pmi e impresa high-tech – e scale-up tecnologiche, anche attraverso incubatori e fondi dedicati e come ponte diplomatico-economico, dialogando con istituzioni nazionali ed europee per sostenere il tessuto economico».

In questo contesto qual è il futuro delle aziende familiari, spina dorsale dell’economia veneta?

«Sta nella continuità competitiva delle aziende famigliari, che si può ottenere in 3 modi: potenziando le competenze di gestione delle figure leader, favorendo processi di aggregazione per superare il limite dimensionale, supportando il trasferimento della leadership all’interno della famiglia o coinvolgendo manager esterni».

Passaggio generazionale punto di svolta: come favorirlo?

«Sostenendo le figure leader, offrendo loro gli strumenti per essere consapevoli del valore della propria impresa e supportandole nel trovare la persona giusta, della famiglia o manager esterno o, perché no, un collaboratore già presente in azienda da accompagnare nella crescita».

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L’apertura del capitale delle imprese: quali attori scegliere? Borsa? Fondi? Family office?

«Per aprire il capitale a terzi bisogna essere pronti, avere strutture di governance adeguate ed essere disponibili a condividere le decisioni strategiche. E l’operatore va scelto in funzione degli obiettivi: la Borsa per avere capitali freschi o per monetizzare; il Fondo per un progetto di sviluppo; un Family Office, se interessa una partnership sia finanziaria, sia valoriale e relazionale con una famiglia imprenditoriale o con un gruppo di famiglie imprenditoriali».

Come favorire la ricerca e l’innovazione nelle aziende?

«Bisogna creare un ecosistema dell’innovazione che unisca università, imprese e finanza. Le relazioni tra territorio, Università e imprese sono già una lunga tradizione del Veneto e vanno rafforzate e strutturate, favorendo il dialogo continuo tra imprese e atenei, la valorizzazione del capitale umano, sostenendo le reti tra enti di ricerca, poli tecnologici e distretti produttivi, per facilitare l’accesso delle Pmi alla conoscenza scientifica e all’innovazione. Un esempio concreto è il progetto PID Veneto (Punti Impresa Digitale), promosso dal sistema camerale in sinergia con le università e gli attori dell’innovazione regionale, che ha permesso di attivare sportelli informativi e formativi, di realizzare voucher digitali per finanziare progetti di innovazione nelle aziende, collaborazioni con università e centri di ricerca, ecosistemi territoriali dell’innovazione in cui il sapere accademico dialoga con i bisogni concreti delle aziende».

Olimpiadi 2026: occasione per un ulteriore salto di qualità del Veneto e delle sue infrastrutture?

«Sì e non solo dal punto di vista sportivo e turistico, ma soprattutto per un ulteriore salto di qualità delle infrastrutture materiali e immateriali. Il sistema camerale dei territori che ospiteranno le prossime Olimpiadi Invernali sta mettendo a disposizione degli organizzatori alcune analisi sull’accessibilità trasportistica, sulla capacità ricettiva e sulla mobilità elettrica o a basso impatto ambientale nelle aree olimpiche. In particolare, Unioncamere del Veneto con il supporto tecnico scientifico di Uniontrasporti ha realizzato un focus che ha messo in evidenza alcune direttrici fondamentali su cui costruire un sistema territoriale più competitivo, moderno e sostenibile, per lasciare un’eredità duratura al territorio. Tra queste il potenziamento delle infrastrutture di trasporto, l’ampliamento della copertura della banda ultra larga e lo sviluppo di infrastrutture digitali a supporto del turismo intelligente e della gestione dei flussi».

I giovani sono il futuro del Veneto, come valorizzarli e come fermare l’emigrazione all’estero o in altre regioni?

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«Serve una strategia per far rientrare i nostri expat e, insieme, accogliere i migliori da fuori. Mantenendo vivo il legame con chi lavora all’estero, una rete veneta globale che raccolga contatti, competenze e percorsi professionali dei nostri expat; offrendo programmi di rientro mirato (contratti ponte, incentivi fiscali) e valorizzando chi torna dopo esperienze in grandi hub internazionali. Ascoltando i bisogni dei giovani, come alcune Camere hanno fatto con la Talent week e il progetto “Driving Innovation for Veneto Economy”, scuola d’impresa e acceleratore diffuso per attrarre i talenti in Veneto. E soprattutto dobbiamo far emergere gli aspetti valorizzanti del Veneto per chi viene da fuori e cambiare la narrazione, raccontando i fattori competitivi di un ecosistema di benessere diffuso: la connessione tra la realtà della formazione, imprese, istituzioni e mondo associativo, un tessuto industriale sostenuto dalle istituzioni e distretti industriali ad alta specializzazione, la presenza di infrastrutture per la mobilità internazionale, la qualità della vita e la ricchezza del patrimonio culturale. In sintesi, non dobbiamo fermare la mobilità, ma trasformarla in vantaggio competitivo e far emergere le condizioni perché i giovani di tutto il mondo scelgano il Veneto come luogo di studio e lavoro, o tornarci per costruire il loro progetto di vita. Il Veneto può restare una regione leader, ponte tra Europa e mercati emergenti, se saprà trasformare le criticità in stimolo per innovare. Ciò richiede lucidità critica e visione, ma anche fiducia: le competenze, le reti e la vocazione internazionale ci sono. Sta a noi muoverci con rapidità e coesione».
 





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