«La povertà in Italia cresce, ma sui poveri si risparmia. Mentre l’Italia si impegna con l’Europa a spendere 2 miliardi in più ogni anno per le armi, da qui al 2035, nel frattempo risparmia 1 miliardo l’anno sui poveri, che nel nostro Paese sono – e sono destinati ad essere – sempre di più». Così Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà, commenta i dati contenuti nel documento presentato questa mattina a Roma, La povertà in Italia: dati, riflessioni, analisi e prospettive. Hanno preso parte all’iniziativa rappresentanti di diverse forze politiche e sindacali, oltre che delle organizzazioni che compongono l’Alleanza.
La povertà cresce: ma perché?
«La povertà è oggi un fenomeno strutturale, che nell’ultimo decennio non ha fatto che crescere e radicarsi nel nostro Paese, diventando sempre più dilagante e trasversale», ha precisato Russo. «Intanto, la platea dei beneficiari delle misure di contrasto, nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno d’inclusione, si è dimezzata».
I dati di riferimento, gli ultimi ufficiali disponibili, sono quelli di Istat da un lato, dell’Inps dall’altro.
Secondo l’ultimo Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese, nel 2024 oltre un quinto della popolazione (23,1%) è a rischio di povertà o esclusione sociale con picchi che sfiorano il 40% nel Sud (39,8%). Il rischio è minore per le coppie senza figli, soprattutto se la persona di riferimento della famiglia ha almeno 65 anni (15,6%), mentre raddoppia per gli individui che vivono in famiglie in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (30,5%).
Ci preoccupa particolarmente la condizione delle famiglie con minori, tra cui l’incidenza della povertà assoluta arriva al 12,4%, con un incremento di oltre quattro punti rispetto a dieci anni fa: parliamo di 1,3 milioni di minori
Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà
Le famiglie in povertà assoluta sono 2,2 milioni (8,4% del totale), mentre gli individui coinvolti sono circa 5,7 milioni: parliamo del 9,7% della popolazione residente. «Vuol dire che in Italia una persona su 10 vive in questa condizione», osserva Russo.
Rispetto al 2014, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata di 2,2 punti percentuali a livello familiare e di 2,8 punti a livello individuale. «Ci preoccupa particolarmente la condizione delle famiglie con minori, tra cui l’incidenza arriva al 12,4%, con un incremento di oltre 4 punti rispetto a dieci anni fa: parliamo di 1,3 milioni di minori in povertà assoluta nel nostro Paese», aggiunge Russo.
L’Alleanza contro la povertà nel documento si interroga anche sulle cause di questo aumento e ne indica sinteticamente cinque: primo, l’inflazione, in particolare quella alimentare e abitativa; secondo, la precarietà lavorativa; terzo, i bassi salari; quarto, il caro-affitti; quinto, la debolezza dei servizi sociali territoriali, che non riescono a garantire risposte adeguate.
Misure di contrasto, i beneficiari si dimezzano
A fronte di questo aumento cronico della povertà fotografato da Istat, l’Osservatorio Inps rivela che la platea dei beneficiari delle misure di contrasto si è dimezzata nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno d’inclusione. Il reddito di cittadinanza raggiungeva circa 1,3 milioni di nuclei familiari. Con l’Adi, i nuclei beneficiari sono scesi a 695mila (circa 1,7 milioni di persone). «In questo contesto, le misure di contrasto sono diventate categoriali e non più universali, con una drammatica diminuzione della platea dei beneficiari e un affaticamento e appesantimento del sistema dei servizi sociali sui territori», ha detto Russo. «E sulle spalle dei poveri, lo Stato risparmia: dai circa 8,8 miliardi del Reddito di cittadinanza si è passati a 7,1 miliardi per l’assegno d’inclusione, con una riduzione complessiva di oltre 3 miliardi di euro. Ma dietro i numeri ci sono persone rimaste senza sostegno, pur vivendo in condizioni di povertà assoluta», osserva Russo.
Va detto che qualche piccolo passo avanti è stato compiuto, con i correttivi alle misure di contrasto introdotti dalla legge di Bilancio 2025, proprio su richiesta dell’Alleanza contro la povertà: primo, l’innalzamento delle soglie Isee e reddituali; secondo, l’innalzamento dei benefici per chi paga un affitto; terzo, la parziale indicizzazione all’inflazione.
Per Alleanza contro la povertà, però, «si tratta però di aggiustamenti insufficienti, che non modificano l’impianto selettivo e categoriale della misura. Il rischio è che il sostegno resti frammentario e non raggiunga chi ne ha più bisogno».
E l’Europa?
Alleanza contro la povertà, nel suo documento, allarga lo sguardo anche fuori dall’Italia, mettendo in luce il ritardo del nostro Paese nel contrastare la povertà. Già il reddito di cittadinanza poneva l’Italia in svantaggio rispetto ad altri Paesi: questa misura di sostegno raggiungeva infatti il 4,2% della popolazione, a fronte del 6% di Francia e Germania. Ora, la situazione è nettamente peggiorata con l’introduzione dell’assegno di inclusione: la platea dei beneficiari è infatti precipitata al 2,5% della popolazione, riducendo quindi ulteriormente la capacità di protezione del sistema. Le misure italiane risultano dunque più restrittive e categoriali: l’Adi è riservato a famiglie con minori, disabili o over 60, escludendo intere fasce di cittadini pur in condizioni di bisogno.
Cosa fare? Cinque proposte dell’Alleanza
A conclusione dell’incontro, Alleanza contro la povertà ha illustrato alcune proposte, che ha fatto pervenire a tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione e che sono state accolte con interesse dai rappresentanti politici presenti.
La prima richiesta, che da tempo Alleanza contro la povertà avanza, è di allargare la platea dei beneficiari, superando i criteri esclusivamente categoriali.
La seconda, sempre relativa alle misure di contrasto, è che sia ridotto da 5 a 2 anni il vincolo di residenza per gli stranieri. La terza proposta, ancora relativa alle misure di contrasto, è che sia consentita l’integrazione con i redditi da lavoro, naturalmente entro certi limiti.
La quarta richiesta, in parte accolta dall’ultima legge di Bilancio, è che siano indicizzati all’inflazione i benefici, per avere un impatto adeguato sull’effettivo potere d’acquisto dei beneficiari. Ancora, Alleanza contro la povertà chiede che siano rafforzati i servizi sociali territoriali, che hanno il compito di accompagnare i nuclei con percorsi di reinserimento inclusione socio-economica.
Poi ci sono le proposte formulate ed espresse in questa circostanza, alla luce della situazione straordinaria che ci troviamo ad affrontare, di fronte a un fenomeno che si sta cronicizzando. Innanzitutto, «una situazione straordinaria richiede misure e politiche straordinarie. E sono quelle che oggi chiediamo al governo, perché affronti la situazione con la determinazione che questa impone».
La seconda è quella di attivare un tavolo tecnico-politico permanente e un intergruppo parlamentare, per analizzare e monitorare con costanza l’andamento della povertà in Italia e l’impatto delle misure di contrasto.
Infine, la richiesta è che si aumentino gli stanziamenti per la povertà e che si investa «almeno il massimo storico finora destinato alle misure di contrasto. Perché non è più tempo di risparmiare sulla pelle dei poveri», ha affermato Antonio Russo. «Con questo documento, consegniamo nelle mani del governo e del Parlamento uno strumento di lavoro concreto, a partire dal quale le politiche di sostegno possano tornare a garantire dignità e protezione. Il tema della povertà chiede con forza di essere rimesso in cima all’agenda politica».
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