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Private equity, private debt e infrastrutture salgono di quota. Nel 2025 focus su tech lending e credit secondaries per rafforzare patrimonio e impatto sull’economia reale
Con quasi 19,5 miliardi di euro di patrimonio, Cassa Forense conferma il suo ruolo di investitore istituzionale tra i più rilevanti in Italia. L’ente, che gestisce la previdenza degli avvocati, ha costruito negli anni una base solida e destinata a garantire sostenibilità nel lungo periodo. E da qualche tempo ha cominciato ad allocare risorse anche verso asset più illiquidi, attraverso private equity, private debt e fondi infrastrutturali, con l’obiettivo di sostenere l’economia reale e la crescita del sistema Paese. “I mercati privati rappresentano indubbiamente un’opportunità per gli investitori previdenziali ma è importante chiarire che il contesto in cui ci muoviamo oggi non è più quello dei tassi a zero”, spiega Maria Annunziata, presidente dell’istituto. “Al contrario, il rialzo dell’inflazione e le politiche restrittive delle banche centrali hanno riportato i rendimenti obbligazionari a livelli che non si vedevano da anni. Questo, tuttavia, non riduce l’interesse verso i mercati privati, che continuano ad offrire caratteristiche difficilmente replicabili altrove”.
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Una trasformazione strategica
Negli ultimi dieci anni, l’ente ha di fatto trasformato la propria asset allocation. Se fino a poco tempo fa i mercati privati (escludendo l’immobiliare tradizionale) erano marginali, oggi rappresentano una quota piuttosto significativa del portafoglio. “Le tre principali direttrici di investimento (private equity, private debt e infrastrutture) arrivano a rappresentare complessivamente quasi il 15% del nostro patrimonio”, conferma Annunziata. Lo scorso anno, secondo quanto si legge nel documento di bilancio consuntivo, c’è stato infatti un riposizionamento delle attività: a fronte di una riduzione dell’azionario, dell’obbligazionario e dell’immobiliare, è aumentato il peso degli investimenti alternativi sia liquidi (+0,6) che illiquidi (+0,7%), oltre che della liquidità (+0,9%). Nello specifico, sugli alternativi illiquidi, nel 2024 la cassa ha sottoscritto nuovi impegni per 735 milioni di euro, 350 dei quali solo sul private equity. “Non si tratta soltanto di una questione percentuale, ma di una vera e propria trasformazione strategica”, continua Annunziata. “L’esposizione a queste asset class non si è infatti concentrata su pochi veicoli ma si è costruita attraverso un ventaglio molto ampio di opportunità. Attualmente sono più di 150 i fondi nei quali Cassa Forense è impegnata, con oltre 70 case di gestione coinvolte a livello internazionale e domestico. Questa scelta riflette la volontà di diversificare al massimo, sia per settori sia per aree geografiche, riducendo i rischi specifici e aumentando le probabilità di intercettare performance superiori”, aggiunge.
Rendimento e impatto al centro
L’aumento della quota di alternativi non è quindi il risultato di una semplice tendenza di mercato, ma di una strategia consapevole: “Affiancare al portafoglio tradizionale strumenti capaci di garantire rendimenti decorrelati e di contribuire allo stesso tempo alla crescita del sistema Paese, sostenendo imprese, infrastrutture e innovazione. In questo senso, i numeri che oggi presentiamo non sono un punto d’arrivo ma l’espressione di un percorso che ha reso gli asset alternativi una componente strutturale e sempre più rilevante del patrimonio previdenziale”. Il private equity viene considerato, poi, uno strumento doppio che risponde alle esigenze di rendimento e impatto: “I capitali investiti nelle pmi innovative o nelle aziende in fase di espansione non solo generano ritorni attesi spesso molto superiori alla crescita media necessaria a garantire la sostenibilità di un ente previdenziale, ma contribuiscono anche a rafforzare il tessuto produttivo del Paese”, dice la presidente. La stessa logica vale per il private debt e per gli investimenti infrastrutturali: “Il primo consente di sostenere imprese che non trovano accesso immediato al credito bancario, mentre gli investimenti in infrastrutture, come quelle legate alla transizione energetica o alla digitalizzazione, hanno un impatto diretto sulla competitività dell’Italia”.
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Nuove opportunità
Per il 2025 l’ente intende perciò proseguire su questa strada, esplorando nuove opportunità. “L’orientamento sarà quello di privilegiare soluzioni capaci di generare ritorni in conto capitale più che flussi ricorrenti, rafforzando il patrimonio e mantenendo un controllo rigoroso del rischio”. Le aree più promettenti sono il tech lending e i credit secondaries. Il primo, dice la presidente, “consente di finanziare imprese innovative ad alto potenziale spesso escluse dal credito bancario tradizionale”. I credit secondaries rappresentano invece un “canale strategico per acquisire portafogli di credito già formati, con visibilità immediata sul profilo di rischio-rendimento e la possibilità di cogliere rendimenti decorrelati”.
Governance attiva
Per Annunziata, orientarsi nei mercati privati richiede metodo e coerenza. “Non basta scegliere tra private equity, private debt o infrastrutture: occorre valutare se la soluzione sia coerente con l’orizzonte di lungo periodo tipico di un ente previdenziale, se garantisca un’adeguata diversificazione dei rischi e soprattutto se consenta un livello di coinvolgimento adeguato nella gestione”. Per questo motivo la governance è centrale. “Essere presenti negli advisory board significa avere accesso tempestivo a tutte le decisioni importanti che accompagnano la vita del fondo, monitorare con maggiore efficacia l’andamento degli investimenti e contribuire alle scelte strategiche che possono incidere sulla creazione di valore nel tempo”, spiega. Per la presidente di Cassa Forense, infatti, è proprio “questo approccio che consente di trasformare l’ampiezza delle opportunità del private market in un portafoglio coerente con la missione previdenziale, capace di garantire rendimento, sostenibilità e impatti positivi sull’economia reale”.
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