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Valori e competitività per l’Europa nel nuovo ordine geopolitico


Il 16 settembre la Commissione europea ha organizzato una conferenza a un anno dalla presentazione del Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea. La presidente Ursula von der Leyen ha tenuto un discorso riassumendo i passi avanti compiuti dall’Ue nel dare seguito alla raccomandazioni del rapporto Draghi, confermando la propria convinzione che l’Unione può unirsi nel programma tracciato nella sua Agenda, riferendo che tutti gli Stati membri e il Parlamento europeo stanno dando il proprio sostegno.

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Intervenuto in prima persona, Mario Draghi ha tenuto un nuovo discorso con valutazioni aggiornate rispetto al documento presentato un anno fa, alla luce delle trasformazioni di contesto, in particolare del contesto geopolitico. L’ex premier ed ex presidente della Bce dichiara in premessa che, senza una rapida capacità di crescita, l’Europa non sarà in grado di perseguire le sue ambizioni climatiche, digitali, di sicurezza, sociali anche alla luce dell’invecchiamento della popolazione.  Nell’analisi, le urgenze già evidenziate un anno fa si sono fatte “più acute”, poiché l’Unione si trova oggi in una condizione di maggior vulnerabilità, con particolare riferimento all’imposizione dei dazi degli Stati Uniti (precisandoli come i più alti dagli anni trenta dello scorso secolo), per il rafforzamento ulteriore della Cina nella sua capacità competitiva, per il peso che i nuovi impegni per la difesa comporteranno per i bisognosi finanziari dell’Unione, con particolare pressione sui bilanci pubblici.

Come dato significativo, riporta la valutazione della Banca centrale europea: la Bce stima ora il fabbisogno annuo di investimenti per il periodo 2025-2031 a quasi 1.200 miliardi di euro, in aumento rispetto agli 800 miliardi di euro di un anno fa. La quota pubblica è quasi raddoppiata, dal 24% al 43%, ovvero 510 miliardi di euro in più all’anno, poiché la difesa è finanziata principalmente con fondi pubblici.

 Pur apprezzando gli sforzi compiuti nel portare avanti le raccomandazioni del suo rapporto, Draghi parla ancora di rischi dell’inazione per l’Europa e incita a un’intensificazione degli sforzi: un percorso diverso richiede nuova velocità, portata e intensità. Significa agire insieme, non frammentare i nostri sforzi. Significa concentrare le risorse dove l’impatto è maggiore. E significa ottenere risultati nel giro di mesi, non di anni.

 Per accelerare i progressi, Draghi mette in evidenza la necessità che l’Unione agisca meno come una confederazione e più come una federazione. Ma poiché ciò comporterebbe riforme che richiedono tempo per essere adottate, rilancia l’idea già contenuta suo rapporto, di promuovere coalizioni di volenterosi all’interno dell’Ue che possano cooperare su progetti comuni accelerando i progressi.  Il successivo passaggio logico sarebbe di considerare debito comune per progetti comuni (quali nuove tecnologie, ricerca e sviluppo nella difesa, reti elettriche),  precisando nel merito che aumentando la produzione più rapidamente dei costi degli interessi, tali progetti ripristinerebbero gradualmente lo spazio fiscale e renderebbero più facile finanziare le più ampie esigenze di investimento. A sostegno di questo assunto richiama la stima contenuta nel suo rapporto che anche un modesto aumento del 2% della produttività totale dei fattori nell’arco di un decennio potrebbe ridurre l’onere delle finanze pubbliche di un terzo.

Evidenzia inoltre la centralità della riduzione delle barriere interne al mercato unico, precisando che più spingeremo per le riforme, più il capitale privato fluirà nell’economia, meno soldi pubblici saranno necessari.

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Nel merito, von der Leyen nel suo discorso introduttivo ricordava che il Fondo monetario internazionale ha stimato che le barriere interne al mercato unico dell’Ue equivalgono a dazi del 45% sui beni e del 110% sui servizi, che le misure della recente Strategia per il mercato unico dovrebbero affrontare.

 Come annunciato nel discorso sullo Stato dell’Unione, il 17 settembre la Commissione europea ha presentato proposte al Consiglio di sanzioni nei confronti di Israele prevedendo la sospensione delle concessioni commerciali con Israele e sanzioni ai ministri estremisti del governo israeliano e ai coloni violenti. La proposta di sospensione delle concessioni commerciali deve essere adottata dal Consiglio a maggioranza qualificata, mentre le sanzioni contro Hamas, ministri estremisti del governo israeliano e coloni violenti richiedono l’unanimità del consenso in Consiglio.

Sui rapporti commerciali la Commissione precisa il peso dell’Ue quale principale partner commerciale di Israele, rappresentando il 32% degli scambi totali di merci di Israele con il mondo nel 2024, mentre Israele ha la posizione di 31° partner commerciale dell’Ue.

Un’altra novità importante nel quadro dei rapporti internazionali e la proposta di un’agenda strategica per rafforzare i rapporti bilaterali con l’India. Il 17 settembre è stata adottata una comunicazione congiunta tra la Commissione europea e l’alta rappresentante per la politica estera Kaja Kallas facendo seguito a precedenti incontri con il governo indiano che dovrà integrare il quadro della discussione di un accordo di libero scambio, in particolare sui temi delle nuove tecnologie, l’associazione dell’India al programma Horizon Europe, decarbonizzazione, finanza verde, sicurezza alimentare e resilienza sanitaria, climatica e alle catastrofi.

Il 18 settembre il Consiglio dell’Unione europea ha concordato i contenuti di una Dichiarazione da inviare all’Unfcc (Convenzione quadro sui cambiamenti climatici) in vista della Cop 30 di Belem, identificando un obiettivo indicativo per il 2035 situato in un intervallo compreso tra il 66,25% e il 72,5% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990. L’intervallo si basa sulla traiettoria lineare indicativa, da un lato, degli obiettivi climatici dell’Ue per il 2030 e il 2050 e, dall’altro, dell’attuale obiettivo per il 2030 e dell’obiettivo proposto per il 2040, attualmente in discussione. Viene precisato che la dichiarazione di intenti non è l’Ndc (National Determined Contribution) ufficiale dell’UE per il periodo successivo al 2030, in vista di approfondire il dibattito sulla proposta della Commissione europea per il taglio delle emissioni al 90% al 2040 presentata a luglio 2025.

Il 17-18 settembre si è tenuta anche la sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo (Cese). É stata adottata una corposa lista d’importanti pareri su diversi quadri strategici e normativi europei in discussione e di prossima adozione (consulta la rassegna). In particolare, è stata adottata anche una risoluzione dal titolo “difendere i valori dell’Ue e rafforzare il suo futuro nel nuovo ordine geopolitico”.

Il Cese evidenzia nella sua risoluzione come la guerra della Russia in Ucraina e i cambiamenti nell’amministrazione statunitense stanno segnando una nuova realtà geopolitica, guidata dal nazionalismo e dall’autoritarismo, e segnalano che l’era del commercio globale e dei mercati aperti sta volgendo al termine. Raccomanda dunque all’Ue di trasformarsi in un’Unione di sicurezza, raggiungendo un’autonomia strategica resiliente rafforzando la propria competitività economica globale, rafforzando al contempo la coesione sociale e l’equa distribuzione della ricchezza. Il Cese invita gli Stati membri a impegnarsi nuovamente nel multilateralismo, considerano che l’Ue, forte della sua origine come più grande progetto di pace dopo la seconda guerra mondiale, può fungere da ancora globale di stabilità, democrazia e stato di diritto in quadro internazionale incerto e conflittuale. Anche allo scopo,  sottolinea come aspetto centrale per l’Ue, d’investire nella propria forza rappresentata dai valori liberali e democratici, il rispetto dei diritti umani, delle libertà civili. Una governance responsabile e una società civile dinamica devono pertanto rimanere centrali nel modo in cui l’Europa s’interfaccia nel contesto globale, sottolineando il ruolo fondamentale svolto dalle organizzazioni della società civile.

 

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di Luigi Di Marco

 

Consulta la rassegna dal 15 al 21 settembre

 

Copertina: European Union, 2025



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