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“Modena è il cuore della Food Valley”


Alessio Mammi, assessore all’Agroalimentare dell’Emilia-Romagna, che peso ha questo settore nell’economia della Regione?

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“Nonostante le difficoltà di questa fase storica, dai dazi alla crisi generata dalla guerra in Ucraina, il nostro sistema continua a registrare numeri positivi nei mesi scorsi, qualificandoci ancora una volta come locomotiva agroalimentare del Paese. Ce lo dicono i dati: l’export a fine 2024 ha raggiunto i 10,5 miliardi di euro e la produzione complessiva delle imprese agroalimentari dell’Emilia-Romagna ha toccato la soglia dei 37 miliardi, grazie al lavoro quotidiano di più di 4.500 imprese distribuite in tutto il territorio regionale e 129mila addetti. Solo l’agricoltura nel 2024 ha registrato più di 6 miliardi di produzione lorda vendibile, segnando un +13% rispetto all’anno precedente”.

Il territorio di Modena vanta Consorzi che sono eccellenze italiane nel mondo come il Prosciutto di Modena Dop, Zampone e Cotechino di Modena Igp, Amarene brusche di Modena Igp, Aceto balsamico di Modena Igp e Aceto balsamico tradizionale di Modena Dop, ma anche la Ciliegia di Vignola Igp nella provincia. Quanto è importante per la provincia di Modena?

“Modena è nel cuore della Food Valley, un territorio che vanta 44 prodotti Dop e Igp. La denominazione geografica non è solo una sigla, ma racchiude il valore della qualità produttiva legata al territorio che significa economia, lavoro e ritorno sociale. Un esempio concreto è la produzione di Parmigiano Reggiano – altra Dop prodotta anche nel territorio modenese – che vale circa 3 miliardi di euro: è la più conosciuta ed esportata in tutto il mondo, e la produzione di questo formaggio sostiene e promuove in maniera molto forte l’economia dell’Appennino, garantendo un buon equilibrio economico e sociale in quelle comunità, e contribuendo ad evitare fenomeni come lo spopolamento. Modena è la provincia che vanta più Dop e Igp nel Food: valore straordinario che alimenta la cosiddetta Dop Economy fatta di imprese, turismo enogastronomico, cura e valorizzazione del territorio, cultura del cibo diffusa. Un patrimonio straordinario da sostenere e promuovere in tutto il mondo”.

Cosa può fare di più la politica sul versante agroalimentare?

“A livello europeo bisogna ripensare alla proposta di bilancio pluriennale della presidente Ursula Von der Leyen: con la scusa della flessibilità e in assenza di nuove entrate proprie della Ue, si rischia di trasformare la Politica Agricola Comune in una sorta di bancomat da utilizzare alla bisogna per altre esigenze ritenute più urgenti, come ad esempio la sicurezza e la difesa comune. Non va bene. Così la Pac rischia di saltare, aggravando invece di risolvere i mal funzionamenti del mercato unico segnalati dal rapporto Enrico Letta e dallo stesso Mario Draghi. Come Regione, ci opponiamo fermamente a questa riforma accentratrice del bilancio che vuole marginalizzare ulteriormente il ruolo delle Regioni, allontanare la Ue dai territori e penalizzare le zone più svantaggiate e le aree rurali. Ho proposto al Commissario all’Agricoltura Christophe Hansen di rilanciare la qualità alimentare dei prodotti europei con un 1 miliardo di euro destinato alla promozione delle Dop e Igp, come risposta ai dazi. Anche il Governo italiano deve impegnarsi a difendere il valore dell’agricoltura, finanziandola adeguatamente e mettendo finalmente in campo una strategia nazionale che vada dalla promozione, alla logistica, dalla tutela delle produzioni in campo agli sgravi sul costo del lavoro agricolo. Oggi manca completamente”.

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Il Lambrusco per l’export di Modena nel settore, ad esempio, è cruciale. Quanto pesa la politica dei dazi voluta dagli Stati Uniti?

“Occorre chiarire: i dazi sono tasse. Tolgono risorse a cittadini e imprese e li danno allo Stato Federale Usa, probabilmente per pagare il taglio fiscale che Trump ha fatto ai redditi alti e altissimi. I dazi al 15% sono un danno enorme, per le aziende rappresentano un ostacolo non solo economico ma anche strategico, costringendole a ridisegnare tutta la strategia commerciale e promozionale, a rivedere i propri modelli di distribuzione e ad assorbire in parte i costi, in un contesto che rimane di profonda incertezza. Abbiamo lavorato tanto in questi anni con i consorzi fitosanitari e gli agricoltori per i contrasti alle fitopatie, in particolare alla flavescenza dorata. Tra pochi giorni aprirà un bando da 5 milioni di euro per la promozione delle Dop e Igp: è un’opportunità per tutti i prodotti a denominazione geografica”.

Qualche giorno fa, al DAMA Tecnopolo di Bologna è partita IT4ALIA AI Factory, una delle prime piattaforme europee dedicate all’intelligenza artificiale. Un investimento complessivo di 430 milioni di euro. Tra gli obiettivi c’è quello di promuovere l’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale in settori chiave, come quello l’agroalimentare. In che modo?

“Attraverso il nuovo Piano di Sviluppo Rurale nei prossimi 5 anni investiremo quasi un miliardo di euro per le produzioni del nostro territorio, a favore delle imprese agricole e di quelle agroalimentari, e il 5% di queste risorse verrà investito in ricerca e innovazione, per sostenere gli accordi e le azioni tra i centri di ricerca e le imprese, a soluzioni meccaniche sulle produzioni per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Sono poi importanti gli interventi sul lungo periodo come il centro meteo collegato al super computer Leonardo e alla sede dell’università Onu dell’area mediterranea a Bologna, che si occuperà anche dello studio dei cambiamenti climatici”.

Recentemente avete anche proposto il bando ’Agricoltura, innovazione e sperimentazione’, con progetti che verranno finanziati con quasi 9 milioni da parte della Regione. Perché questa scelta?

“Scorreremo tutta la graduatoria dei progetti innovativi ammessi a contributo, che hanno un valore medio di circa 400mila euro, garantendo tutte le risorse, con un’intensità di aiuto al 70%. I progetti riguarderanno il settore lattiero-caseario, quello suinicolo, il vitivinicolo, l’ortofrutticolo e l’avicolo, oltre altri asset. Intendiamo contribuire a salvaguardare e aumentare la competitività delle nostre aziende agroalimentari attraverso l’introduzione e la sperimentazione di innovazioni che possono riguardare, la ricerca di nuovi mercati, la produzione di nuovi prodotti e processi produttivi, oltre alla realizzazione di prototipi. I progetti mettono a punto le innovazioni prodotte dalla ricerca scientifica, o in altro ambito, sia per il loro possibile utilizzo in campo, sia dal punto di vista del loro esito in determinate condizioni di territorio e di clima”.

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