Il Senato ha approvato in via definitiva la legge italiana sull’intelligenza artificiale. La legge quadro arriva in leggero ritardo rispetto al cronoprogramma stabilito dal regolamento europeo sull’IA, che è scattato a gennaio ed entrerà in vigore integralmente dall’agosto del 2027. Ma tra lentezze e rallentamenti (il Ddl 1146-B è stato approvato in Senato il 20 marzo), l’Italia diventa il primo Paese membro dell’Unione europea ad avere un quadro nazionale allineato all’AI Act, la legge europea che regolamenta il settore.
Il testo, infatti, include una delega ad hoc al governo per armonizzare l’ordinamento italiano all’AI Act, un pacchetto criticato da diverse parti. Da quando è partito il 2 febbraio scorso con le disposizioni sul blocco delle IA assolutamente vietate e il 2 agosto con gli obblighi per i fornitori di modelli di GpAI, il regolamento europeo è fortemente contestato da aziende, startupper e venture capitalist. Nonostante le richieste di rinvio di due anni della fase attuativa, gli adeguamenti nazionali procedono spediti.
In questo articolo:
- Arriva la legge italiana sull’intelligenza artificiale
- Reati aggravati dall’uso dell’IA
- Lotta ai contenuti fake e all’uso improprio
- Equo compenso dei professionisti
- Copyright per le opere create con l’AI
- Le due autorità di vigilanza di riferimento
Arriva la legge italiana sull’intelligenza artificiale
Fondata sui principi di un uso antropocentrico, trasparente e sicuro dell’AI, la legge italiana sull’intelligenza artificiale è composta da 28 articoli e riepiloga innanzitutto i principi generali per l’utilizzo nei settori professionali più sensibili: pubblica amministrazione, giustizia, sanità, lavoro, formazione e sport. In secondo luogo, avvia ufficialmente la strategia italiana per l’intelligenza artificiale (aggiornata ogni due anni con un monitoraggio annuale al Parlamento) e attiva un programma di investimenti da 1 miliardo di euro per le partecipazioni pubbliche in startup e Pmi innovative di cybersicurezza, quantistica e tecnologie emergenti. I finanziamenti avverranno tramite Cdp Venture Capital.
La legge tutela i minori (è vietato l’uso dell’IA per gli under 14 senza consenso dei genitori, tra i 14 e i 18 anni il minore deve essere messo in condizione di capire e scegliere) e apre all’utilizzo dell’IA nella ricerca medica, nelle prestazioni sanitarie e nel fascicolo sanitario elettronico, rinviando i dettagli ai decreti attuativi. A tal proposito, la norma affida al governo il compito di scrivere decreti legislativi che includano una serie di regole precise sul training degli algoritmi, sulle sanzioni amministrative e penali e sul risarcimento dei danni per l’uso improprio dell’AI.
“L’Italia è il primo Paese Ue con un quadro nazionale pienamente allineato all’AI Act – sottolinea il sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti –. È una scelta che riporta l’innovazione nel perimetro dell’interesse generale, orientando l’IA a crescita, diritti e la piena tutela dei cittadini. Alle imprese diciamo con chiarezza: investite in Italia. Troverete una governance affidabile, regole trasparenti e un ecosistema pronto a sostenere progetti concreti in tutti i settori chiave del Paese”.
“La straordinaria rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha bisogno di argini per far correre il cambiamento in sicurezza e grazie al lavoro del governo adesso sono in vigore misure adeguate per proteggere i cittadini dai rischi connessi – aggiunge il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini –. La legge italiana ora si affianca a l’AI Act europeo, offrendo al nostro Paese elementi di salvaguardia innovativi a livello mondiale come il reato di deepfake che, a fronte degli ultimi gravi fatti di cronaca, si rivela più che mai necessario”. Ecco le principali novità introdotte dalle legge quadro approvata il 16 settembre in Senato.
Reati aggravati dall’uso dell’IA
Con la legge entrano subito in vigore le sanzioni penali per chi commette reati utilizzando l’IA: l’aggravante, applicabile a tutti i reati previsti dal codice penale e dalle leggi penali speciali, scatta quando le conseguenze del reato si inaspriscono, l’algoritmo diventa un mezzo insidioso oppure un ostacolo alla difesa. L’intero ordinamento penale è quindi interessato dall’uso delle intelligenze artificiali. La legge quadro aggiunge due circostanze aggravanti specifiche in campo economico: i reati di aggiotaggio e di manipolazione del mercato finanziario.
Lotta ai contenuti fake e all’uso improprio
Oggi che l’AI generativa è alla portata di tutti, il quadro normativo nazionale introduce una nuova fattispecie: il reato di illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale. I casi sono diversi, dal deepfake (testo, immagini, video o audio in cui una persona fa o dice cose che non ha mai fatto o detto) ai contenuti ritoccati e le notizie false che diffondono e alimentano la disinformazione. La pena per l’illecita diffusione è la reclusione da 1 a 5 anni. In questo campo, la norma identifica l’IA come esecutore tecnologico e agirà in combinazione con il Digital Services Act, il codice europeo che imporrà alle multinazionali tecnologiche di includere un bollino nei contenuti cosiddetti AI-generated.
Equo compenso dei professionisti
La legge che disciplina l’intelligenza artificiale interviene sulle professioni e sulla tutela del compenso professionale, adeguandolo in relazione all’uso dei sistemi di IA nello svolgimento dell’attività. L’adeguamento sarà modulabile in base alle responsabilità e ai rischi connessi allo sfruttamento dei software da parte del professionista. Il datore di lavoro è sempre obbligato a informare sull’uso di strumenti AI. Tra le altre novità per le professioni spiccano la garanzia di un rapporto fiduciario tra professionista e cliente (specie nelle professioni intellettuali), l’adeguamento delle competenze affidato agli ordini professionali e alle associazioni di categoria e l’istituzione di un Osservatorio nazionale.
Copyright per le opere create con l’AI
La legge protegge il mondo editoriale, giornalistico e creativo allargando il reato di plagio, previsto dalla legge sul diritto d’autore, alla condotta che sfrutta tecniche informatiche basate sugli algoritmi di intelligenza artificiale. In aggiunta, viene modificata la legge stessa sul diritto d’autore (n. 633 del 22 aprile 1941) riformulando la definizione di opera protetta: anche le opere create con l’ausilio di strumenti AI sono protette dal copyright, ma a condizione che la loro realizzazione derivi del lavoro intellettuale dell’autore. Inoltre, viene consentita la riproduzione e l’estrazione da opere o da altri materiali disponibili in rete o in banche dati effettuate attraverso l’utilizzo di modelli e sistemi AI, inclusi quelli generativi, a patto che l’accesso a questi set di dati sia sempre legittimo.
Le due autorità di vigilanza di riferimento
La governance è affidata a due autorità di vigilanza competenti: Agid e Acn. L’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale avranno compiti diversi, entrambe con poteri ispettivi. L’Agid gestirà le notifiche e la promozione di casi d’uso sicuri per cittadini e imprese; l’Acn vigilerà sull’adeguatezza e la sicurezza dei sistemi. In tandem, le Authority supporteranno il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio nella redazione della strategia nazionale per l’intelligenza artificiale e lavoreranno in quello che il governo ha definito “un quadro di coordinamento interistituzionale stabile”.
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