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Buoni pasto verso l’aumento: 10 euro dal 2026


Più potere d’acquisto per i lavoratori (fino a 500 euro netti l’anno), meno tasse e nuove regole per esercenti e imprese: cosa potrebbe cambiare con la nuova legge di Bilancio che intende alzare la soglia di esenzione fiscale dei ticket da 8 a 10 euro al giorno. 

Il 2026 potrebbe segnare una svolta per milioni di lavoratori italiani: si fa sempre più concreta l’ipotesi di un aumento della soglia esentasse per i buoni pasto elettronici da 8 a 10 euro al giorno a partire dal 2026.

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Una misura attesa, che il Governo intende inserire nella prossima Legge di Bilancio, con l’obiettivo di rafforzare il welfare aziendale, sostenere i consumi e alleggerire la pressione fiscale.

Attualmente, la normativa prevede un’esenzione fino a 8 euro per i buoni elettronici e 4 euro per quelli cartacei. Oltre tali soglie, l’importo viene tassato come reddito da lavoro dipendente.

La proposta è sostenuta da esponenti politici come la senatrice Paola Mancini (FdI), membro della Commissione Lavoro del Senato, e da diverse associazioni di categoria che rappresentano il settore dei buoni pasto. Uno studio TEHA-Edenred pubblicato oggi evidenzia effetti positivi anche per lo Stato.

Effetti per lavoratori e imprese

Secondo le prime stime, l’aumento porterebbe un beneficio diretto per i lavoratori: chi riceve buoni pasto di importo vicino ai 10 euro e per almeno 20 giorni lavorativi al mese avrebbe un incremento netto di circa 450-500 euro l’anno. Questo perché ogni buono fino a 10 euro sarà esente da imposte e contributi. È un sostegno significativo al potere d’acquisto: in un contesto di inflazione e caro vita, anche piccoli aumenti possono fare la differenza.

Per le imprese, i buoni pasto diventerebbero uno strumento ancora più conveniente di welfare aziendale, con costi più bassi rispetto agli aumenti salariali tradizionali grazie al regime fiscale agevolato. Inoltre la deduzione fiscale sarebbe confermata: il prezzo dei buoni resta interamente deducibile per i datori di lavoro che li danno ai propri dipendenti. La manovra in discussione prevede anche un possibile ampliamento della soglia annuale: fino a 1.000 € per tutti i lavoratori, e fino a 2.000 € per chi ha figli.

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Uno studio realizzato da The European House Ambrosetti per Edenred Italia, analizzato anche da Secondo Welfare e riportato oggi da Il Sole 24 Ore, evidenzia che l’aumento a 10 euro avrebbe effetti positivi anche per lo Stato.

In particolare, a fronte di un minor gettito fiscale stimato in 75-90 milioni di euro l’anno, si otterrebbero maggiori entrate IVA da consumi: per circa 170-200 milioni di euro l’anno, con un beneficio netto per l’Erario di 95-110 milioni di euro annui. Anche secondo le stime ufficiali della Ragioneria Generale dello Stato l’effetto complessivo sarebbe positivo, con un impatto di circa 80 milioni.

Inoltre, secondo i ricercatori, l’incremento della soglia a 10 euro per ogni ticket stimolerebbe i consumi, rafforzerebbe la ristorazione e il commercio alimentare locale negli esercizi convenzionati che accettano i buoni pasto, e potrebbe generare anche nuovi posti di lavoro.

Ricordiamo che, dal 1° settembre 2025, le commissioni applicabili agli esercenti che accettano buoni pasto non possono superare il 5%: così prevede il Decreto Concorrenza, già in vigore, che ha esteso al settore privato la misura già in vigore dal 2023 per i dipendenti pubblici. Una svolta che potrebbe incentivare l’accettazione dei ticket anche da parte di piccoli esercizi, supermercati e ristoranti.

Criticità e punti aperti

La proposta è sostenuta da numerosi esponenti politici, come la senatrice Paola Mancini (FdI), membro della Commissione Lavoro del Senato, e da associazioni di categoria come ANSEB.

L’obiettivo di fondo della proposta è condiviso e chiaro: redistribuire liquidità, stimolare i consumi e rafforzare il welfare aziendale facendo leva sul meccanismo fiscale che rende completamente esentasse i buoni elettronici fino a 10 euro.

Restano però alcuni nodi da sciogliere. Ecco i principali punti aperti che dovranno essere chiariti nel dibattito politico in corso in questi giorni:

  • equità tra cartaceo ed elettronico: l’incremento previsto riguarda solo i buoni elettronici; soglia per i buoni cartacei resterebbe ferma a 4 euro, con un divario crescente;
  • impatto sui conti pubblici: se le stime si rivelassero errate e i consumi non aumentassero come previsto, lo Stato registrerebbe un calo netto di entrate;
  • costo della vita: nelle grandi città, anche 10 euro potrebbero non coprire interamente il costo medio di un pasto completo; c’è il rischio, quindi, di creare disparità territoriale con altre aree in cui i prezzi sono più bassi e dunque, a parità di cifra, il potere d’acquisto del titolare del buono risulta più elevato;
  • tempistica: la data di entrata in vigore della nuova soglia a 10 euro non è stata ancora decisa: occorre attendere la formulazione finale nella legge di Bilancio e l’eventuale scelta tra aumento immediato dal 1° gennaio o graduale nel corso dell’anno (non è detto che la proposta di legge Mancini venga effettivamente inserita nella prossima manovra finanziaria, come trapela e si auspica, o rimanga in un provvedimento separato, con un iter approvativo parlamentare più lento).

Le novità in sintesi

Aspetto Situazione attuale Novità previste dal 2026
Soglia esente (elettronici) 8 € 10 €
Soglia esente (cartacei) 4 € invariata
Commissioni agli esercenti fino al 20% massimo 5% già dal 1° settembre 2025
Deduzione per le imprese Totale fino a soglia esente Confermata, con ampliamento per lavoratori con figli

Conclusioni

L’aumento della soglia esentasse dei buoni pasto a 10 euro rappresenta una delle misure simbolo e più emblematiche della prossima Manovra finanziaria 2026 che il Governo sta per varare. Una riforma che punta a sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, e che potrebbe avere benefici diffusi sia per i dipendenti, sia anche (e forse soprattutto), per le imprese e il settore della ristorazione, ma che per giungere all’approvazione definitiva dovrà trovare un equilibrio tra esigenze sociali, fiscali e di bilancio pubblico.

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