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USA e Italia alla prova dell’AI: tra hiring in calo oltreoceano, crescita più selettiva in Italia

Il settore della consulenza sta davvero cambiando pelle. La domanda dei clienti si sposta verso progetti di trasformazione abilitati dall’AI, i modelli operativi si alleggeriscono e la filiera del talento si ricompone. Negli Stati Uniti il 2024 è stato un anno fiacco, con attese di rimbalzo nel 2025; in Italia il 2023 aveva segnato un nuovo picco, ma il ritmo ora rallenta e diventa più selettivo. Il risultato è un doppio mercato: più grande e maturo negli USA, più dinamico ma normativamente più esigente nell’UE. Per orientarsi servono numeri, non impressioni.

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Negli Stati Uniti, la professione resta un pilastro dell’economia del sapere: i management analysts impiegavano circa 1,075 milioni di persone nel 2024, con una retribuzione indicativo di 101.190 dollari e una crescita prevista del 9% al 2034, ben sopra la media delle altre occupazioni. È un bacino ampio ma in trasformazione: l’automazione di compiti ripetitivi e l’offshoring spingono le firm a ribilanciare le piramidi di team.

Il segnale più evidente riguarda le assunzioni junior. PwC US ad esempio prevede di ridurre di quasi un terzo il reclutamento di neolaureati entro il 2028 (–39% nell’audit), citando adozione dell’AI e crescita dei centri offshore come driver principali. In parallelo, altre practice negli Stati Uniti hanno rallentato o ristrutturato i team, mentre i grandi player spingono sulla formazione in AI e sui servizi “genAI-first”.

Allo stesso tempo, gli indicatori congiunturali raccontano un mercato che, dopo il passo corto del 2024, torna a correre nel 2025: Source Global Research stima +6% per la consulenza US quest’anno, trainata dagli investimenti in generative AI e modernizzazione tecnologica. Sul fronte corporate, Accenture segnala nuove bookings genAI da 1,5 miliardi di dollari nel trimestre e una guidance di crescita annua 6–7% per il FY2025: segnali di domanda strutturale e non effimera.

La situazione italiana

In Italia la fotografia è diversa. Il Management Consulting ha generato nel 2023 oltre 6,6 miliardi di euro (+13,7% sul 2022); il preconsuntivo 2024 parla di +8% e le prime stime 2025 di +7,8%: una crescita che resta sostenuta, ma più prudente in termini reali. Anche l’occupazione tiene: 65.500 addetti (di cui 58.500 professional) nel 2023, con un pricing medio di 817 euro/giorno (+2,1% nominale). È una traiettoria espansiva, ma con segnali di raffreddamento rispetto al biennio post-pandemia.

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Il canale pubblico ha fatto da volano: PNRR e trasformazione digitale pesano oltre l’8% del mercato e quasi il 44% dei progetti di consulenza è legato al digitale, con una quota crescente catturata dai grandi player. Qui la domanda non è solo “tecnica”, ma anche di program management, risk & compliance e misurazione d’impatto.

La spinta dell’AI è evidente anche nei numeri domestici: il mercato italiano dell’AI ha toccato 1,2 miliardi nel 2024 (+58% su base annua), con la GenAI che vale già il 43% degli investimenti; tra le PMI, pur con adozione selettiva, cresce l’uso di strumenti “pronti all’uso”. Indagini 2025 indicano inoltre una penetrazione dell’AI vicina all’80% nelle aziende italiane intervistate, con impatti misurabili sulla produttività.

Anche da noi la pipeline junior si sta riformando: nelle società medio-grandi, i neolaureati assunti nel 2023 sono stati circa 3.800, in calo dal picco di ~5.000 del 2022; al tempo stesso è salita al 52% la quota di assunzioni di profili esperti, alimentando la “guerra dei talenti” e lo spostamento verso skill data-AI-cloud. È un aggiustamento che ricorda da vicino quello americano, pur con volumi incomparabilmente più piccoli.

Regole: l’AI Act spinge la consulenza “conforme” in Europa, gli USA restano su approcci volontari

Il quadro regolatorio segna un grande divario transatlantico. Nell’UE l’AI Act è entrato in vigore il 1° agosto 2024 con applicazione graduale: divieti e obblighi di alfabetizzazione dal 2 febbraio 2025; regole di governance e obblighi per i modelli GPAI dal 2 agosto 2025; requisiti per i sistemi ad alto rischio dal 2 agosto 2026–27.

In Italia, la Strategia nazionale AI 2024-26 e le Linee guida AgID per la PA anticipano processi, audit e cautele operative. Per i consulenti significa pipeline di assessment, gap analysis, DPIA/AI impact assessment, sandboxes, fin dalla fase di design.

Negli USA, il perimetro è più pragmatico e volontario: riferimento di fatto è il NIST AI Risk Management Framework (AI RMF 1.0) e i suoi profili per la GenAI, integrati da indicazioni federali che nell’ultimo anno hanno oscillato tra spinta all’innovazione e revisione degli obblighi introdotti nel 2023. Per le firm americane la domanda consulenziale si concentra su governance e MLOps, evaluation, security e change management, più che sul “compliance-by-design” di matrice europea.

Talent e piramide dei team: due correzioni di rotta, stesse conseguenze

La piramide tradizionale (molti junior, pochi partner) si assottiglia in cima e alla base in entrambe le sponde. Negli USA la riduzione di ingressi junior è esplicita e pianificata (esempio PwC), mentre i grandi investono massicciamente in reskilling: Accenture sta formando centinaia di migliaia di persone su AI agentica per spostare il valore verso design, orchestrazione e controllo dei sistemi. In Italia, meno intake di neolaureati e più lateral hiring di profili già esperti stanno riallineando i costi e alzando l’asticella delle competenze richieste ai team.

Prezzi, margini e mix servizi: dove si apre il delta USA–Italia

Negli Stati Uniti, la scala e la disponibilità di budget (unita a salari più alti) sostengono tariffe premium, ma la pressione su utilization e bookings si fa sentire quando rallentano M&A e grandi programmi IT. Il rimbalzo 2025 è legato a genAI adoption e modernizzazione; il rischio è la volatilità dei cicli. In Italia, secondo l’Osservatorio Assoconsult il prezzo medio giornaliero a 817 euro cresce meno dell’inflazione 2023, e la produttività resta molto più alta nelle grandi firm (170k €/professional/anno) rispetto alle micro (60–70k), con un gradiente che spinge consolidamenti e alleanze su filiere specifiche.

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Che cosa chiedono i clienti

Dall’energia alla manifattura, dalla PA alla sanità, la domanda converge su cinque direttrici: misurare il ROI dell’AI, integrare dati e processi, governare i rischi, cambiare le competenze, accorciare il time-to-value. Lo si vede nei numeri italiani (boom AI +58%, digitale al 44% della spesa consulenziale) e nelle metriche USA (mercato in riaccelerazione e bookings genAI record), con differenze soprattutto sul capitolo compliance.

Il confronto, in poche righe

Negli USA il mercato della consulenza è più maturo e capiente (oltre 1 milione di professionisti nell’area “management analysts”), con retribuzioni medie elevate e forti investimenti corporate sull’AI applicata. La correzione 2024 ha portato a riduzioni dell’hiring junior ma prepara un 2025 di ritorno alla crescita con progetti genAI scalabili.

In Italia il settore è più piccolo ma cresce sopra il PIL nominale; la spesa digitale e l’AI spingono i ricavi, mentre PNRR e AI Act accendono un filone stabile di consulenza regolatoria e di execution nella PA.

Come attrezzarsi: un playbook operativo

Oggi la differenza non la fa “avere l’AI”, ma industrializzarla. Per i player italiani (boutique e mid-cap) la priorità è costruire offerte end-to-end che uniscano data platform, modelli, change e compliance AI Act, con cataloghi di casi d’uso pronti e metriche di time-to-value da comunicare in modo trasparente ai clienti.

Sul fronte talenti, servono piani di upskilling rapidi su prompting avanzato, evaluation, RAG, agent orchestration, abbinati a partnership tecnologiche per non reinventare la ruota. In parallelo, è utile sperimentare pricing a esiti (ad esempio fee collegata a KPI di produttività o qualità), mantenendo una baseline time & material per il run.

Negli USA, dove la pressione sui margini passa anche da mix e utilization, l’asset critico è l’AI governance compatibile con NIST AI RMF e le policy del cliente, così da accelerare la messa in produzione senza allungare i tempi di procurement.

Il calendario dell’AI Act non è un dettaglio: divieti e alfabetizzazione dal 2 febbraio 2025, GPAI governance dal 2 agosto 2025, alto rischio dal 2026/27. Per chi fa consulenza significa pipeline pluriennale fatta di inventari, valutazioni d’impatto, audit, documentazione tecnica e monitoraggio post-market. Negli USA l’assenza di un atto federale “omnibus” mantiene il baricentro su standard volontari e policy di agenzia: più spazio a consulenze su architetture, sicurezza, affidabilità e operationalization. Due mondi diversi, stessa urgenza: trasformare l’AI da promessa a valore misurabile.

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