Bruxelles, 16 settembre 2025 – L’Europa può unirsi “attorno” al Rapporto Draghi per dare una risposta ai cittadini europei. È questo il messaggio lanciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso alla conferenza in occasione di un anno dalla pubblicazione del rapporto di Mario Draghi sul futuro della Competitività europea.
epa12381840 Professor Mario Draghi and European Commission President Ursula von der Leyen at the conference One Year After the Draghi Report on Competitiveness in Brussels, Belgium, 16 September 2025. EPA/OLIVIER MATTHYS
“Sono assolutamente convinta che l’Europa possa unirsi attorno a questo programma. Ogni singolo Stato membro ha approvato il rapporto Draghi e così ha fatto il Parlamento europeo. Sappiamo tutti cosa bisogna fare”, ha affermato von der Leyen, ribadendo che un approccio “business as usual” non può più funzionare in mondo profondamente mutato. “Questo è ciò che i cittadini europei si aspettano da noi. Si aspettano che la nostra democrazia decida, agisca e dia risultati”, ha aggiunto von der Leyen.
Lanciato il 9 settembre 2024 il lungo rapporto di 400 pagine redatto dall’ex presidente della Banca centrale europea (BCE) ed ex premier italiano, chiedeva investimenti annuali compresi tra 750 e 800 miliardi di euro, pari al 5% del PIL dell’UE, ben al di sopra dell’1-2% del Piano Marshall, e sollecitava azioni su più fronti. Draghi, ex presidente della BCE ed ex premier italiano, a cui si attribuisce il merito di aver salvato l’euro durante la crisi del debito del 2012, aveva avvertito che senza cambiamenti i 440 milioni di cittadini dell’Unione rischiano di rimanere indietro.
Tuttavia, come certificato da una recente analisi condotta dallo European Policy Innovation Council (EPIC) solamente l’11,2% delle 383 raccomandazioni del rapporto è stato attuato, mentre un quinto risulta parzialmente implementato. I progressi riguardano soprattutto i trasporti e le materie prime critiche, mentre restano indietro digitalizzazione, tecnologie pulite ed energia.
Cosa ha fatto finora la Commissione UE
Parlando davanti a una platea di stakeholder istituzionali e industriali, von der Leyen ha rivendicato i primi nove mesi della nuova Commissione come mesi di azione e urgenza. Ha ricordato la “Bussola della competitività”, adottata come primo atto del nuovo mandato e intesa a tradurre le raccomandazioni di Draghi in politiche concrete. Ha elencato misure come il Clean Industrial Deal, le “Gigafactory” per l’intelligenza artificiale, il nuovo quadro sugli aiuti di Stato, il Piano d’azione per l’energia accessibile, l’Unione del risparmio e degli investimenti, i piani settoriali per auto, acciaio e chimica, fino alla più grande ondata di investimenti nella difesa mai realizzata in Europa.
A queste si aggiungono proposte sul mercato unico, un Fondo Start-up/Scale-up, iniziative sulla tecnologia quantistica e sei pacchetti di semplificazione normativa già presentati. “Non si tratta di quante strategie abbiamo adottato, ma dell’impatto sul campo – ha chiarito – perché la competitività riguarda l’occupazione, buoni stipendi e buoni profitti per le aziende”.
Accelerare sull’Intelligenza artificiale
Il primo pilastro del rapporto Draghi riguarda l’innovazione e il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina. Von der Leyen ha sottolineato come la corsa globale all’intelligenza artificiale sia appena iniziata e come l’Europa non sia più un inseguitore, ma un protagonista. Ha ricordato che oggi il continente dispone di quattro supercomputer nella top ten mondiale – Jupiter in Germania e HPC6 in Italia sono stati inaugurati nel 2024 – grazie a investimenti pubblici decisi negli ultimi anni.
Anche il settore privato sta mostrando dinamismo. La presidente ha citato la svedese Lovable, applicazione di IA che trasforma idee in siti web e applicazioni, diventata la software company più veloce della storia a raggiungere i 100 milioni di dollari di fatturato annuo, con una valutazione attuale di 4 miliardi e il 10% di tutti i nuovi siti web mondiali realizzati con il suo supporto. Ha richiamato anche il campione francese Mistral, oggi tra i leader mondiali nell’intelligenza artificiale. “Il numero di aziende europee che adottano l’IA è cresciuto del 67% su base annua nel 2025”, ha ricordato, insistendo sul fatto che questa volta l’Europa è tra i primi.
Per sostenere questa crescita, Bruxelles ha creato le cosiddette “fabbriche di intelligenza artificiale”, destinate a trasformarsi in vere Gigafactory a disposizione delle start-up. L’obiettivo iniziale era mobilitare 20 miliardi di euro di investimenti, ma le proposte arrivate dal settore privato hanno già superato i 230 miliardi. “Questa non è una missione compiuta – ha avvertito – ma la missione del prossimo decennio”.
Strumento centrale sarà il nuovo Fondo per la competitività, con una dotazione di oltre 400 miliardi nel prossimo bilancio europeo: il doppio dei fondi per la ricerca, cinque volte quelli per il digitale e sei volte per le tecnologie pulite.
Un mercato unico incompiuto
Nel suo intervento, Von der Leyen ha però riconosciuto che persistono ostacoli strutturali che frenano la crescita delle imprese europee. “Una startup di intelligenza artificiale portoghese o rumena deve poter crescere senza soluzione di continuità in tutto il nostro continente. Oggi spesso non è così”, ha spiegato, citando stime del Fondo monetario internazionale (FMI) secondo cui le barriere interne equivalgono a un dazio del 45% sui beni e del 110% sui servizi.
Per superare queste frammentazioni, la Commissione ha avviato una Strategia per il Mercato Unico contro le cosiddette “dieci terribili barriere” e ha annunciato una roadmap fino al 2028. L’agenda include interventi su capitale, servizi, energia, telecomunicazioni e introduce una “quinta libertà” per la conoscenza e l’innovazione, insieme a un “28° regime” dedicato alle imprese innovative. “Solo ciò che viene misurato viene fatto”, ha insistito la presidente, indicando tempi e obiettivi concreti come elemento essenziale del rilancio.
UE deve diventare una potenza industriale nella transizione energetica
Il secondo pilastro del rapporto Draghi riguarda la decarbonizzazione. Von der Leyen ha rivendicato progressi tangibili: nel 2025 oltre il 70% dell’elettricità europea proviene da fonti a basse emissioni, e ciò ha permesso di ridurre di 60 miliardi di euro la spesa per combustibili fossili. Ha ricordato il Pacchetto Eolico, che ha abbattuto di due terzi i tempi di autorizzazione, favorendo investimenti record per oltre 40 miliardi nella prima metà del 2025.
La presidente ha citato progetti di interconnessione energetica già avviati, come il Celtic Interconnector tra Irlanda e Francia, che porrà fine all’isolamento energetico irlandese, o il collegamento nel Golfo di Biscaglia tra Francia e Spagna. Ha annunciato inoltre un nuovo Pacchetto Reti e un’iniziativa per le Autostrade dell’Energia focalizzata su otto colli di bottiglia critici, dai Pirenei al gasdotto transbalcanico, dallo Stretto di Øresund al Canale di Sicilia.
Von der Leyen ha sottolineato come la transizione verde rappresenti una grande opportunità industriale: il mercato globale delle batterie raddoppierà nei prossimi cinque anni, quello delle turbine eoliche cresce del 10% annuo e le vendite di auto elettriche in Europa sono aumentate del 25% in un solo anno. Ma la domanda è se l’Europa saprà raccogliere i benefici economici o se li lascerà ad altri. Per questo la Commissione ha messo in campo strumenti come il Clean Industrial Deal e il pacchetto Battery Booster, che destina 1,8 miliardi di euro per espandere la produzione europea di batterie, settore cruciale per l’autonomia industriale.
Ridurre dipendenze e rafforzare la difesa
Il terzo pilastro evocato da Draghi nel suo rapporto è la riduzione delle dipendenze. Von der Leyen ha ricordato come oggi un solo Paese – la Cina – controlli il 75% della lavorazione del cobalto, il 90% delle terre rare e il 100% della grafite. “È una situazione critica, ma non inevitabile”, ha affermato.
Bruxelles ha così firmato nuovi accordi commerciali con Mercosur, Messico e Svizzera, avviato intese con Indonesia e India e aperto tavoli con Sudafrica, Malesia ed Emirati Arabi Uniti. Ha citato progetti concreti: nichel in Canada sufficiente a produrre 800.000 batterie elettriche l’anno, grafite in Kazakistan per 100.000 batterie e il corridoio di Lobito per il rame africano.
In parallelo, la Commissione ha selezionato 47 progetti strategici europei nell’ambito del Critical Raw Materials Act, dal rame e cobalto in Finlandia al litio in Portogallo, fino al riciclo delle batterie in Italia. Proprio il riciclo è stato indicato come punto di forza: “Con ogni chilogrammo di materie prime produciamo il 33% in più rispetto agli Stati Uniti e il 400% in più rispetto alla Cina”, ha detto la presidente, parlando di una legge sull’economia circolare che partirà dal settore delle batterie.
Infine, la difesa. “Un’Europa più indipendente in questo campo non si realizzerà dall’oggi al domani, ma è chiaro che dobbiamo assumerci la parte del leone della nostra sicurezza”, ha affermato. Con il programma Readiness 2030, la Commissione punta a mobilitare fino a 800 miliardi di euro di investimenti, inclusi 150 miliardi destinati allo strumento SAFE per gli appalti congiunti. “In meno di sei mesi – ha ricordato – abbiamo già assegnato l’intero importo dei prestiti SAFE”.
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