Stanziati 16 milioni per potenziare personale dello Spisal e controlli nei cantieri
Il 3 settembre un operaio ivoriano è morto travolto da una balla di materiale mentre lavorava alla «New Ecology» di Montecchio Maggiore (Vicenza). Aveva 42 anni. Il 4 agosto due giovani di 30 e 20 anni hanno perso la vita scivolando in una cisterna per la raccolta di residui biologici che stavano pulendo a Santa Maria di Sala, nel Veneziano. Un dramma simile ha ucciso il 27 giugno Sankinder Singh, 60enne indiano, schiacciato da una vasca con cemento che stava sanificando alla «Ceda» di Mareno di Piave, in provincia di Treviso. Il 29 maggio Muhammed Memishoski, operaio di una ditta esterna impegnato nella manutenzione del tetto della «Work Metal» di San Biagio di Callalta (ancora nel Trevigiano), è precipitato nel vuoto.
Solo quattro tempi di un’escalation che toglie il fiato e che quest’anno si è ripetuta 28 volte sui luoghi di lavoro del Veneto (23 nel 2024), portandosi via vittime tra 18 e 71 anni. Il settore più a rischio resta l’edilizia, seguito dall’agricoltura. Cantieri, aziende, campi: è la strage «bianca» e purtroppo silenziosa che non riesce ad attirare la giusta attenzione ma alla quale adesso la Regione dice «basta». Con un investimento di 16,3 milioni di euro, il «Piano strategico 2025/2027 per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro» punta alla prevenzione, alla riduzione degli infortuni da caduta dall’alto e a incrementare i controlli nei cantieri sull’adozione delle misure di sicurezza a salvaguardia dei lavoratori.
I fondi impegnati dalla Regione
L’ha annunciato Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità, al termine del «Comitato di coordinamento per la prevenzione e la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro», riunito giovedì a palazzo Balbi. «Il piano prevede anche il potenziamento del personale Spisal, l’erogazione di 4 milioni di euro per sostenere le piccole imprese metalmeccaniche nell’adeguamento dei macchinari e di altri 3 milioni destinati alle scuole superiori, in particolare agli istituti professionali, per migliorare la sicurezza delle attrezzature — ha spiegato Lanzarin —. Gli studenti sono uno dei nostri target prioritari, insieme a dipendenti e datori di lavoro, perché l’informazione, la consapevolezza e la prevenzione devono cominciare dai banchi di scuola. Il documento di programmazione per il triennio in corso contempla proprio l’assegnazione di fondi dedicati e una campagna di comunicazione capillare finalizzata a favorire la crescita della cultura della sicurezza, coinvolgendo imprese, istituzioni e cittadini».
Cgil: un passo avanti tardivo
Temi che saranno approfonditi nel convegno del 23 ottobre a Venezia, durante la «Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro», ma che scaldano sindacati e opposizione. «Riconoscere finalmente la gravità della situazione è un passo avanti, anche se tardivo — commenta Tiziana Basso, segretaria generale di Cgil Veneto —. Le iniziative annunciate dalla Regione danno seguito a richieste che avanziamo con insistenza da anni. Restiamo convinti che si debba lavorare per prevenire, altrimenti gli interventi continueranno ad arrivare in ritardo e sempre in un’ottica emergenziale. Il Piano strategico 2025-2027 e le risorse stanziate devono essere utilizzate in questa direzione e per l’incremento degli organici Spisal. Servono azioni più radicali, una vera assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti, in particolar modo le imprese, e iniziative che affrontino fattori di rischio spesso ignorati, come gli spazi confinati». E aggiunge: «La Cgil continuerà a incalzare le istituzioni affinché la sicurezza non sia uno slogan, ma un diritto garantito ogni giorno».
Uil: con le morti in itinere le vittime sono di più
In linea la Uil Veneto, che con il segretario generale Roberto Toigo sottolinea: «Ciò su cui punta la Regione è quello che chiediamo da tempo, soprattutto in tema di prevenzione nei cantieri edili, in cui le cadute dall’alto sembrano all’ordine del giorno. E’ fondamentale che accanto alla formazione dei lavoratori ci siano strumenti sempre al passo con i tempi e moderni, per evitare infortuni: possono spezzare vite e la serenità di tante famiglie. Se contiamo anche le morti in itinere, cioè andando al lavoro, le vittime sono molte di più — avverte Toigo —. Nel 2024, quando abbiamo manifestato facendo sfilare 101 bare nelle acque veneziane, si contavano».
Mortalità superiore alla media nazionale
Critica Vanessa Camani, capogruppo del Pd in Consiglio regionale: «Il piano della Regione è condivisibile, ma contrasta con l’assenza, in questi cinque anni, di interventi concreti. Il Veneto ha un’incidenza di mortalità sul lavoro a fine giugno calcolato in 16,1 vittime per milione di occupati, contro la media italiana di 15,1. Servono misure efficaci, che agiscano sull’organizzazione del lavoro, non proclami ed eterne promesse. Chiediamo un monitoraggio costante, modifiche alle modalità di affidamento degli appalti pubblici, un badge elettronico obbligatorio per chi lavora nei cantieri di appalti pubblici di valore superiore a 500mila euro».
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