Alessandra Filippi pubblica regolarmente, dal suo osservatorio di alto profilo, articoli sulla situazione di Gaza e dello Stato Palestinese. Ma oggi c’è un argomento in più. Prendiamo spunto da quanto appena pubblicato su Strisciarossa per un aggiornamento sulla situazione. Il sito titola: Israele bombarda, Trump copre. Se un Paese alleato può essere calpestato così, cosa resta della legalità internazionale?
Sintesi dell’articolo di Alessandra Filippi
L’editoriale parte dall’evento del 9 settembre 2025, quando Israele ha bombardato Doha: dieci missili lanciati contro la delegazione di Hamas, riunita nella capitale del Qatar per trattative di pace sponsorizzate dagli Stati Uniti.
L’autrice contesta fortemente il modo in cui la Casa Bianca ha interpretato e giustificato l’attacco, in particolare attraverso dichiarazioni ufficiali che attenuano la gravità dell’atto definendolo “incidente”, “operazione mirata” o “un’opportunità per la pace”. Secondo Alessandra Filippi (nella foto) questo ribalta lo scenario: l’aggressore diventa legittimato, la vittima viene emarginata dalla narrazione. Il diritto internazionale e la sovranità dello Stato attaccato vengono calpestati, e la reazione americana … di “copertura”, ispira ulteriore sfiducia: se un alleato può essere attaccato impunemente, cosa resta delle garanzie legali internazionali?
Alessandra Filippi usa toni forti: paragona il discorso ufficiale americano (e la retorica che lo accompagna) a una neolingua orwelliana, in cui la guerra è trasformata in opportunità, il crimine in normale operazione. Anche l’Europa ha una parte di responsabilità, secondo l’articolo, per la sua reazione tardiva e debole, che rischia di essere vista come complice.
Opinioni espresse sui principali quotidiani internazionali
Analizzando le reazioni degli media esteri, si riscontra una convergenza su alcuni punti chiave: violazione della sovranità del Qatar, rischio di escalation, danno al processo di pace, messa in discussione del ruolo degli Stati Uniti come arbitri neutrali. Però emergono anche differenze di tono, interpretazione e priorità.
The Guardian (Regno Unito)
In un articolo di commentary, The Guardian definisce l’attacco come una rottura profonda dei confini diplomatici del Medio Oriente. Il commentatore sostiene che questo raid mette in luce come Israele stia usando la forza, anche contro Stati formalmente alleati o mediatori, in una politica che privilegia l’azione militare sulla negoziazione. Il pezzo lamenta la debolezza della risposta americana, che promette solidarietà verbale ma non azioni adeguate per fermare azioni del genere.
— Fonte: The Guardian, “Israel has replaced Iran as the biggest security threat to the Gulf states” The Guardian
The Washington Post (Stati Uniti)
L’editoriale del Washington Post sottolinea che l’attacco in Doha complica gravemente i negoziati per il cessate-il-fuoco a Gaza: mettendo a rischio la fiducia tra le parti coinvolte, riduce la credibilità degli Stati Uniti come mediatori e lascia il posto a instabilità regionale. Viene criticata la distanza che l’amministrazione americana prende pur sostenendo Israele, e si mette in dubbio se la retorica di “obiettivo legittimo” – eliminare Hamas – giustifichi una operazione che ha violato sovranità estera.
— Fonte: The Washington Post, “Israel’s Attack in Qatar …” e reazioni USA The Washington Post
Reuters / AP News (agenzie internazionali / quotidiani USA-internazionali)
Molte news analysis pubblicate da Reuters o AP evidenziano che l’attacco è stato condannato da numerosi Paesi, inclusi vicini del Qatar, e che l’ONU ha chiesto chiarimenti. In particolare, Reuters segnala come il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con il supporto degli Stati Uniti, abbia condannato formalmente le operazioni che minacciano la sovranità di uno Stato alleato. Viene anche sottolineato che l’azione israeliana rischia di far saltare la mediazione per la pace.
— Fonte: Reuters, “UN Security Council, with US support, condemns strikes on Qatar” Reuters; AP News, “Israeli strike in Qatar targets Hamas leaders …” AP News
The New York Times
Il NYT tende ad adoptare un approccio più equilibrato ma critico: riconosce la legittimità – secondo Israele – di colpire figure di Hamas, ma mette in evidenza che il fatto che l’attacco sia avvenuto nel territorio di un Paese mediatore e alleato mette in crisi il diritto internazionale e le convenzioni diplomatiche. Si domanda se gli Stati Uniti abbiano potuto / dovuto fare di più per impedire l’attacco (data la loro informazione precedente), e valuta l’uso del termine “incidente sfortunato” come insufficiente rispetto agli obblighi di responsabilità.
— Fonte: articolo AP/New York Times basato su Reuters/AP News, “Israel’s attack in Doha …” Council on Foreign Relations
Media del Golfo e arabi
I quotidiani nei Paesi del Golfo, così come le testate arabe internazionali, sono unanimi nel denunciare l’attacco come una violazione grave della sovranità del Qatar, chiamano in causa il diritto internazionale, definiscono il bombardamento “aggressione” o “terrorismo di Stato”. Si mette in evidenza il rischio che questo atto spinga i Paesi del Golfo a ridefinire le proprie alleanze, a essere più cauti nei rapporti con gli USA se non vedono protezione reale, e a enfatizzare l’indipendenza diplomatica.
Posizione del Governo italiano
Condanna dell’attacco. Il governo italiano ha condannato con fermezza il bombardamento israeliano su Doha. Il Premier Giorgia Meloni ha definito l’accaduto come un atto che viola la sovranità di uno Stato “amico” e ha espresso “vicinanza” all’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani.
Richiesta di no ad escalation. Roma ha dichiarato che si oppone “a ogni forma di escalation che possa aggravare ulteriormente la crisi in Medio Oriente”. Si invita al contenimento, alla moderazione e al dialogo diplomatico come strade prioritarie.
Solidarietà al Qatar e sostegno ai mediatori. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inviato un messaggio di solidarietà al governo qatariota, affermando che il Qatar stava svolgendo un ruolo di mediazione nella crisi di Gaza e che questi attacchi ne ostacolano il lavoro. L’Italia ribadisce il suo appoggio agli sforzi diplomatici e negoziali per arrivare a un cessate-il-fuoco definitivo.
Richiamo al dialogo e alla diplomazia. Il governo sottolinea che la via maestra per superare il conflitto resta la diplomazia, non l’uso della forza. Le dichiarazioni indicano che l’Italia ritiene necessario negoziare, trovare una tregua permanente e impegnarsi per una soluzione giusta che garantisca sicurezza per entrambe le comunità (israeliana e palestinese).
Rilevanza del principio di sovranità. Il discorso ufficiale evidenzia che l’attacco ha “leso la sovranità di un Paese amico” che opera per la pace. Questo punto serve a sottolineare la gravità delle azioni militari su territorio estero, anche quando l’obiettivo è un gruppo non statale.
Convergenze e divergenze rispetto all’articolo di Alessandra Filippi
La denuncia dell’aggressione e della violazione della sovranità del Qatar è condivisa: sia Filippi che i commentatori internazionali la presentano come fato centrale, non come dettaglio.
Il tema del “diritto internazionale calpestato” è anch’esso ricorrente: l’attacco su territorio di uno Stato mediatore è visto come un atto che mina regole fondamentali di sovranità, integrità territoriale, protezione diplomatica.
Divergono invece le modalità del rimprovero agli USA: Filippi lo fa con tono fortemente critico, quasi morale, sostenendo che Washington copre sistematicamente azioni simili. I media internazionali, pur criticando, spesso enfatizzano l’imbarazzo diplomatico, i rischi politici, la perdita di credibilità, ma meno la componente retorica o morale estrema (terrorismo, tradimento dei cittadini) che emerge nell’articolo italiano.
Anche sull’Europa: l’articolo accusa Bruxelles di complicità; i commenti internazionali tendono a focalizzare su dichiarazioni ufficiali, magari sanzioni o richieste di chiarimento, ma riconoscono che la risposta europea è finora debole o simbolica.
In sintesi, l’articolo di Alessandra Filippi si inserisce in una linea di critica che molti media internazionali condividono: quella per cui la legalità internazionale, anzitutto la sovranità degli Stati e le regole di ingaggio bellico, sembra sempre più subordinata agli interessi geopolitici, alle alleanze, e alla retorica di “sicurezza”.
C’è forte preoccupazione che questo episodio segni un punto di non ritorno nel modo in cui gli attacchi militari su suolo straniero vengono giustificati; molti analisti vedono un danno reputazionale per gli USA come mediatore, specie se percepiti come complici; il Qatar e altre nazioni del Golfo stanno riflettendo su quanto possano fidarsi degli Stati Uniti come garante della loro sicurezza; c’è il timore che il conflitto si allarghi, che la guerra e le sue conseguenze diplomatiche si estendano al di là di Gaza.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link