Palermo – Con 68,7 milioni di tonnellate di merci movimentate nel 2024 (+4%), i porti siciliani rappresentano il 14% della quota di mercato nazionale. Il 74% delle merci prodotte nell’Isola viaggia via mare. L’import-export vale 29,2 miliardi, di cui 11,9 miliardi importati (Medio Oriente, Nord Africa e Cina i principali fornitori) e 9,6 miliardi esportati maggiormente verso Ue a 27, Paesi europei non Ue e Nord Africa.
Sono i dati presentati a Palermo da Alessandro Panaro, Head of Maritime&Energy del centro studi Srm di Napoli collegato a Intesa Sanpaolo, intervenuto al convegno sulle prospettive dei porti siciliani organizzato da Unioncamere Sicilia, Uniontrasporti e Assonautica Sicilia. Panaro, nell’evidenziare che da qui al 2029 il traffico container crescerà del 10% in tutto il mondo, ha sottolineato alle istituzioni siciliane che l’aumento sarà notevole nel “triangolo” al cui centro si trova l’Isola: il 5% nel Mediterraneo occidentale, il 14% nel Mediterraneo orientale e Mar Nero e ben il 25% nel Nord Africa.
Dunque, è qui, secondo Panaro, che i porti siciliani possono conquistare ampie quote di mercato, purché investano in competitività dotandosi delle infrastrutture necessarie ad ampliare gli spazi di accesso e manovra per le navi più grandi e a ridurre i tempi di carico e scarico delle merci; attraggano insediamenti manifatturieri nelle aree di retroporto promuovendo ancora di più i benefici della Zes unica (a marzo scorso 1.582 interventi con il credito d’imposta, di cui 115 aziende medio-grandi, e 81 investimenti esterni per 370 milioni); adeguino terminal e banchine alle rinnovate esigenze delle flotte, compresi i rifornimenti con combustibili alternativi; creino relazioni con i distretti industriali e i poli tecnologici siciliani; puntino sullo short sea shipping, cioè sulle rotte regionali di corto e medio raggio; e monitorino l’andamento dei porti competitor del Bacino.
Laura Summa, project manager di Uniontrasporti, ha illustrato l’aggiornamento del Rapporto sulle performance e priorità infrastrutturali della Sicilia, ha rilevato come le imprese pongano i porti tra le priorità infrastrutturali, ma non fra le prime otto più urgenti, in quanto per loro è più importante “arrivare” ai porti, prima ancora che spedire le merci. L’aggiornamento del Libro bianco delle infrastrutture vede l’indice di performance (Kpi) porre la Sicilia al 16esimo posto in Italia, ma riguardo ai porti la provincia di Messina è fra le prime 10 a livello nazionale, seguita da Palermo e Catania. Summa ha poi illustrato lo stato di avanzamento dei progetti delle otto tra ferrovie e strade ritenute più urgenti dalle imprese, indicando anche le criticità riscontrate.
Il porto di Augusta è stato individuato dai governi nazionale e regionale come hub logistico Mediterraneo e come base di produzione degli impianti eolici offshore. Ma il presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale, Francesco Di Sarcina, nel relazionare sullo stato di attuazione dei cantieri in corso, ha annunciato che si sta progettando il loro ampliamento per potere attrarre le grandi navi fornendo servizi in linea con le moderne
esigenze: una banchina di 600 metri, fondali ancora più profondi e piazzali capaci di consentire il transhipment (trasbordo da una nave
all’altra) fino a mille movimenti e la gestione dei container vuoti. E si sta lavorando al nuovo Piano regolatore portuale per evitare “contaminazioni” fra l’attività logistica e quella dell’offshore.
In fatto di investimenti, Andrea Balabani, Head of Italy Sales di A.P.
Moller-Maersk, ha annunciato il ritorno del gruppo nel mercato siciliano, con l’allestimento di un terminal attrezzato e l’avvio di servizi di linea “shuttle” fra il nuovo molo della Duferco di Giammoro, l’hub di Cagliari e il network “Gemini” che apre alle imprese siciliane tutte le principali destinazioni di Nord-Africa, Mediterraneo e resto del mondo.
Mauro Nicosia, presidente di Confetra Sicilia, ha aperto una nuova prospettiva per l’Isola. La Cina, ha riferito Nicosia, ha realizzato grandi insediamenti industriali nell’area subsahariana a servizio dei mercati europei e sta costruendo una strada attraverso il deserto per collegarli ai porti nordafricani: questo sarà un nuovo movimento di merci che i porti siciliani dovranno essere in grado di attirare.
I segretari regionali di Filt-Cgil, Alessandro Grasso, Fit-Cisl, Dionisio Giordano, e il segretario della Uiltrasporti Messina, Antonino Di Mento, hanno posto sostanzialmente quattro questioni: usare al meglio e subito tutti i fondi per le infrastrutture, non solo i 20 miliardi del “Pnrr”, puntando anche sullo sviluppo dei poli intermodali (e per questo scopo hanno proposto l’istituzione di un osservatorio regionale); privilegiare il merito e le competenze manageriali, perché non si può affidare un porto a chi non ha esperienza; applicare i contratti di lavoro, le clausole sociali negli appalti di servizi e le regole antidumping contrattuale (proposta anche una “port agency” per riqualificare il personale portuale); semplificare le operazioni portuali e le autorizzazioni, soprattutto in caso di insabbiamenti e dragaggi.
Ampio spazio alla nautica da diporto, con Andrea Ciulla, vicepresidente nazionale di Assonautica, che ha anticipato alcuni dati del Rapporto Sicilia che sarà presentato il 16 ottobre al Seacily di Castellammare del Golfo. Il settore dei porti turistici e del turismo nautico nell’Isola è stabile nel numero di imprese e di addetti, ma, mentre nel campo delle nuove costruzioni si registra una lieve flessione, si assiste ad un notevole incremento nel comparto delle riparazioni, manutenzioni e refitting, con un +7% di nuove imprese e +6% di addetti.
Inoltre, a luglio il Comitato interministeriale delle Politiche del mare ha rilevato un fabbisogno di 50mila nuovi posti barca in Italia. E se per Calogero Marino, delegato per la Sicilia di Assonat, in Sicilia c’è fame di posti barca, Vasco De Cet, consulente tecnico di Assomarinas, prima di realizzare nuovi porti turistici occorre adeguare quelli esistenti agli effetti dei cambiamenti climatici e ad un naviglio che è sempre più piccolo a causa della ridotta capacità economica dei proprietari e della loro età sempre più elevata. Gaetano Fortunato, consigliere di Confindustria Nautica, per ottimizzare gli spazi e i costi di gestione, ha proposto di investire sui “porti a secco” e sugli scivoli per consentire a qualsiasi proprietario di mettere a mare da solo la barca.
L’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha annunciato di avere avviato un coordinamento con l’assessora regionale all’Ambiente, Giusi Savarino, per realizzare una programmazione siciliana dei posti barca che individui i fabbisogni, migliori la qualità delle strutture esistenti anche a costo di riprogettarle, riconosca corsie preferenziali a quei soggetti che intendano investire seriamente sui porti turistici in Sicilia con progetti esecutivi e project financing.
Concludendo, il presidente della Camera di commercio Palermo Enna, Alessandro Albanese, ha ribadito che in Sicilia l’Alta velocità ferroviaria non ha senso se non si fa anche il Ponte sullo Stretto di Messina; mentre il presidente di Uniontrasporti, Ivo Blandina, nell’annunciare una prossima presentazione del documento finale con i dati del Programma Infrastrutture, ha invitato a programmare la realizzazione di nuove opere valutando prima i fabbisogni, la domanda di mercato e le strategie della concorrenza, per evitare di costruire cattedrali nel deserto.
L’impegno di Unioncamere Sicilia, assicura il presidente Giuseppe Pace, per stimolare lo sviluppo delle infrastrutture nell’Isola proseguirà nell’ambito del protocollo siglato con l’assessore Aricò e sarà volto a raccogliere le istanze delle imprese e a trasmetterle alle istituzioni competenti.
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