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Innovazione tecnologica, cambiamento culturale e nuovi modelli organizzativi nel sistema sanitario


C’è una visione – più vivida di altre – che oggi racconta la sanità italiana: è il racconto di una crescita, alimentata dagli investimenti senza precedenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il risultato? Un’accelerazione sulle principali direttrici dell’innovazione: telemedicina, cybersecurity, centralità dei percorsi di cura. Un’assistenza sanitaria resiliente, connessa e intelligente.

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Ma quali scelte strutturali e organizzative servono davvero per ‘innovare’ la sanità, tenendo insieme esigenze di sostenibilità ambientale, qualità dei dati sanitari e resilienza dei sistemi informatici? Ne parliamo a FORUM Sanità il 22 e 23 ottobre prossimi a Roma, allo ZEST HUB di Termini. Un evento che interroga l’innovazione: come può essere sostenibile, equa, efficace?

Occorre ripensare modelli, ruoli, competenze, spazi. Ed è proprio attorno a queste domande che si articola il programma delle due giornate, guidato da tre parole chiave: prevenire, connettere, innovare. In questo articolo ci concentriamo su quest’ultima – innovare – raccogliendo le riflessioni di due relatori dei talk tematici: Massimiliano Maisano, Dirigente Responsabile del Servizio Gestione degli investimenti, Assessorato della Salute della Regione Siciliana, e Cosimo Elefante, Direttore del Dipartimento per la Transizione Digitale e Responsabile della Transizione al Digitale della Regione Puglia.

Gli ospedali del futuro, tra innovazione e sostenibilità

Innovare in sanità è solo questione di tecnologia e sicurezza? O, piuttosto, si tratta di ripensare i luoghi stessi della cura? Massimiliano Maisano ci invita a cambiare prospettiva. “Ad oggi, quello che generalmente bisogna implementare e sviluppare sono progetti che, già nella fase di idea progettuale, devono tenere conto non tanto della definizione di aree per intensità di cura, bensì dei percorsi di cura. Restano comunque validi alcuni requisiti e indicazioni di carattere generale, come ad esempio la differenziazione dei percorsi di accesso fra adulti e pazienti in età pediatrica; ma il punto chiave è che dobbiamo già pensare di programmare all’origine tutte quelle aree necessarie per sviluppare un’infrastruttura dedicata all’erogazione dei servizi anche in modalità digitale”.

Per Maisano la chiave di lettura è che, già nel momento in cui si progetta l’opera, si devono prevedere le aree per ospitare le centrali operative di controllo, la parte relativa, ad esempio, all’infrastruttura hardware che dovrà supportare questi servizi. Inoltre, è importante che già in una fase iniziale – che si tratti di un dialogo competitivo o di un concorso di progettazione –si presti attenzione a coinvolgere, ad esempio, le associazioni dei pazienti, così da poter già destinare, nella realizzazione della struttura ospedaliera, spazi specifici per attività connesse al percorso di cura, quali aree per attività ludiche, incontri con psicologi, supporto psicologico anche ai familiari e sportelli multiservizio. Spesso, infatti, i pazienti o i caregiver sono costretti a fare un vero e proprio pellegrinaggio tra i vari uffici dei Comuni o dell’INPS per usufruire di agevolazioni e diritti, con un inevitabile spreco di risorse. Anche queste soluzioni devono essere considerate già al momento in cui si decide di realizzare un’opera pubblica di tale importanza.

Inoltre, occorre porre una notevole attenzione alla viabilità, non tanto esterna quanto interna alla struttura. Perché? “Le indicazioni, per avere una struttura ospedaliera funzionale e con un bassissimo impatto energetico, sono quelle di sviluppare monoblocchi con due o tre elevazioni, non più di queste, che si estendono in orizzontale e presentano quindi un’impronta – un footprint – molto più estesa rispetto a quelli che sono i grandi ospedali che conosciamo. Lo studio dei percorsi interni diventa un punto chiave nell’ottica di ottimizzare i tempi di trasporto interni e, conseguentemente, di utilizzare al meglio le risorse destinate, ad esempio, ai trasporti delle provette, degli esami ematochimici o di altre tipologie di esami. Anche questo, quindi, una accurata e attenta distribuzione delle aree interne, determina un impatto notevole sui consumi energetici, sull’impiego delle risorse e, conseguentemente, sulla qualità dei servizi che vengono erogati”.

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L’innovazione tecnologica può essere effettivamente integrata nei nuovi progetti di edilizia sanitaria al fine di migliorare la qualità dell’assistenza, anche in previsione di una futura evoluzione dei modelli organizzativi? “Non va vista come una soluzione in sé, altrimenti falliamo – sottolinea Maisano –. La digitalizzazione, le cartelle cliniche, l’elettronica, la telemedicina, tutte queste implementazioni sono degli strumenti, permettono di erogare dei servizi di carattere sanitario con una nuova modalità: agevolano il lavoro dei professionisti, rendendolo più efficace, più sicuro e meglio tracciato”.

In conclusione, il passaggio importante è duplice. Da un lato, nella realizzazione dell’opera pubblica dell’ospedale, gli spazi per la sala server o per la centrale operativa di controllo della telemedicina devono essere progettati fin dall’inizio e non ricavati successivamente, anche perché sono sistemi che richiedono un elevato consumo energetico. Dall’altro lato, occorre lavorare sulla cultura: i nuovi medici, quelli che si stanno specializzando, devono già aver acquisito che le soluzioni nel tempo mutano, migliorano, cambiano, si aggiornano. “La telemedicina, ad esempio, non è un progetto pilota, non è una semplice sperimentazione né un capriccio, ma una modalità per erogare i livelli essenziali di assistenza (LEA), che prima venivano offerti con modalità classiche e che oggi possono dirsi moderne, innovative”.

Infrastrutture in sanità: gestione integrata e cybersicurezza

Se oggi ‘innovare’ in sanità significa anche e soprattutto tutelare le infrastrutture fisiche e digitali, la sfida è complessa. “La vera svolta nasce dalla gestione integrata e dalla collaborazione strutturata tra gli attori del sistema sanitario”, ci spiega Cosimo Elefante.

Disporre di una rete formalizzata, come la rete RTD Sanità della Regione Puglia, consente agli enti di superare i ‘silos’ informativi, tecnologici e formativi tra le varie strutture, di condividere conoscenze ed esperienze e di adottare una reale visione unitaria, soprattutto in materia di cyber-sicurezza. Il risultato? Una Regione che si fa guida per la standardizzazione dei processi e la condivisione delle politiche di sicurezza.

“Nel pratico, nella gestione della NIS2, si può pensare alla standardizzazione di tutte le scelte, ad esempio creando una cabina di regia che coordini l’adeguamento all’interno della rete degli RTD in ambito sanitario, oppure condividendo le valutazioni del rischio, o ancora definendo e implementando insieme le politiche di sicurezza. Quando, ad esempio, si verificano attacchi, è importante capire come gestire la situazione: tutto quello che riguarda processi trasversali, soprattutto in relazione all’adeguamento alla direttiva NIS2, potrebbe essere affrontato in modo comune e condiviso tra tutti”.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi e operativi, le tre leve principali – l’adozione di logiche Command & Control, il monitoraggio in tempo reale e la formazione del personale – rappresentano sicuramente il valore aggiunto per innalzare il livello di sicurezza. “Lato Command & Control – sottolinea Elefante – l’approccio che stiamo utilizzando è proprio questo: aver individuato e riconosciuto, anche attraverso una Delibera della Giunta Regionale, il ruolo centrale della Regione”.

Gli enti sanitari riconoscono alla Regione Puglia questo ruolo, e la Regione si sta prodigando per centralizzare molti servizi. “Stiamo realizzando – continua Elefante – un hyper SOC unico regionale, insieme a un ClinicalSOC unico regionale, e stiamo fornendo linee di indirizzo sulla gestione della sicurezza a livello regionale per tutte le aziende sanitarie. Allo stesso modo, per quanto riguarda il monitoraggio in tempo reale, l’utilizzo di un unico hyper SOC regionale e di un unico ClinicalSOC regionale fa sì che i sistemi di allerta siano sempre più rapidi nell’individuazione delle minacce: se uno degli enti sanitari viene attaccato, anche gli altri, sono in grado di sapere immediatamente cosa sta succedendo e possono trovare subito le contromisure”.

Ultimo aspetto, ma non meno importante, è la formazione. La Regione Puglia ha già attivato un percorso di formazione trasversale rivolto a tutti gli enti sanitari, ma è fondamentale proseguire su questa strada: “non basta formare i tecnici; è il management sanitario a dover essere pienamente consapevole dell’importanza della sicurezza digitale”.

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In conclusione, ‘comando e controllo, monitoraggio in tempo reale, formazione continua’: sono queste, secondo Elefante, le leve su cui agire per rafforzare la cyber-sicurezza e garantire la continuità dei servizi.

Persone, ruoli e competenze per la sanità del domani

L’innovazione, tanto in campo tecnologico quanto nei modelli organizzativi, sta determinando una trasformazione profonda all’interno delle professioni sanitarie. Non di minore importanza è il ruolo della formazione continua e dell’aggiornamento costante dei profili professionali, elementi che si rivelano decisivi nell’assicurare la qualità del servizio, l’efficienza dei processi e, soprattutto, la centralità del paziente.
A FORUM Sanità affronteremo anche il tema dell’emergere di nuove professionalità, spesso di natura ibrida, le cui competenze rappresentano la chiave di volta per affrontare le sfide poste dalla trasformazione digitale.
Sarà questa, dunque, l’occasione per discutere – e trovare insieme risposte – a domande come: quali sono le azioni più efficaci per promuovere una cultura del cambiamento tra gli operatori sanitari e superare eventuali resistenze all’introduzione delle tecnologie digitali? E ancora: quali nuove figure professionali, o profili ibridi, stanno emergendo nell’ambito della sanità digitale e quali competenze dovranno essere sviluppate con priorità nei prossimi anni?

Di tutto questo e di altro ancora parleremo nella mattinata di lavoro dedicata all’innovazione del sistema sanitario, messo alla prova dalle nuove trasformazioni tecnologiche, culturali e organizzative.



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