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La politica energetica USA pro-fossili rischia di costare cara agli americani


Che impatto avrà la direzione impressa dall’Amministrazione Trump in termini di politica energetica USA sull’economia americana? Ci sono alcuni studi che hanno messo in risalto i contraccolpi conseguenti in termini economici, occupazionali e anche ambientali. Le cifre emerse sono rilevanti. Una ricerca condotta, tra gli altri, da Jesse Jenkins, professore alla Princeton University, stima che la spesa energetica di famiglie e imprese statunitensi aumenterà di 28 miliardi di dollari all’anno nel 2030 e supererà i 50 miliardi nel 2035.

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La politica energetica USA attuale è ben delineata dal One Big Beautiful Bill Act. Tale legge contiene misure che puntano a:

  • aumentare le concessioni di petrolio e gas,
  • tagliare le royalty sui combustibili fossili,
  • abrogare i crediti d’imposta per l’energia da fonti rinnovabili.

Ma non c’è solo questa legge che rischia di pesare sulle tasche dei contribuenti. Secondo un’analisi, la decisione del Dipartimento dell’Energia di mantenere operative le centrali a combustibili fossili destinate alla dismissione comporterà costi significativi. Per i contribuenti l’impatto è stimato tra oltre 3 e quasi 6 miliardi di dollari.

Politica energetica USA: pro fossili e anti rinnovabili

A partire dall’insediamento del presidente Trump, la svolta impressa alla politica energetica USA è stata netta e mirata a favorire i combustibili fossili e la loro estrazione a scapito delle fonti rinnovabili e di tutte le tecnologie riguardanti la transizione energetica.

L’eolico è il più colpito: tacciati come “mulini a vento” inutili e dispendiosi dallo stesso Trump, gli impianti eolici onshore e offshore in progetto sono stati annullati. Il Segretario ai Trasporti degli Stati Uniti, Sean P. Duffy, ha ritirato o interrotto un finanziamento totale di 679 milioni di dollari per 12 progetti eolici offshore “destinati a fallire” – ipse dixit – in tutti gli Stati Uniti. Tra le cancellazioni c’era anche il finanziamento per il progetto Humboldt Bay, che avrebbe dovuto essere il primo terminale eolico offshore sulla costa del Pacifico.

Fotovoltaico ed eolico costituiscono una percentuale crescente della produzione di energia elettrica su scala industriale negli Stati Uniti, rappresentando il 15,6% della produzione di energia elettrica statunitense nel 2024, rispetto all’8% del 2018. Con la fame di energia che c’è negli USA, alimentata anche dai data center realizzati e in corso di realizzazione, sarà dura poter rispondere adeguatamente.

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Secondo il Council of Foreign Council statunitense, “spostando i finanziamenti dalle fonti solari ed eoliche, l’amministrazione Trump sta dando priorità ai cosiddetti impianti di base, che forniscono energia elettrica in modo costante indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dall’ora del giorno. Tuttavia, questi tipi di impianti possono richiedere tempi di costruzione e integrazione più lunghi, il che potrebbe ritardare l’aggiunta di energia alla rete elettrica”.

I costi causati dallo One Big Beautiful Bill secondo la Princeton University

Atto principale della politica energetica USA è la legge One Big Beautiful Bill, firmata ufficialmente lo scorso 4 luglio dal presidente USA che ha abrogato quasi tutti i tagli fiscali emanati dall’Inflation Reduction Act per sostenere l’elettricità pulita, i carburanti, i veicoli e l’industria manifatturiera.

Quali sono gli effetti che porterà questa legge lo ha analizzato il REPEAT Project. Compilato dal Princeton ZERO Lab, fornisce una valutazione ambientale ed economica regolare, tempestiva e indipendente delle politiche federali in materia di energia e clima, man mano che vengono proposte e attuate.

Aumento della spesa energetica delle famiglie e delle imprese statunitensi a causa della politica energetica USA

Da quanto risulta, la spesa energetica delle famiglie e delle imprese statunitensi aumenterà fino a superare i 50 miliardi di dollari nel 2035. Farà lievitare i costi medi dell’energia delle famiglie statunitensi di circa 165 dollari per famiglia all’anno nel 2030 e di oltre 280 dollari per famiglia all’anno nel 2035. Questo equivale a un aumento di circa il 7,5% nel 2030 e di oltre il 13% nel 2035 rispetto alle recenti spese medie delle famiglie USA.

Crescita delle bollette energetiche a causa della politica energetica USA di Trump
Crescita dei costi relativi alle bollette energetiche

Ripercussioni sugli investimenti

La legge ha effetti anche sugli investimenti di capitale cumulativi nella produzione di elettricità e combustibili puliti negli Stati Uniti, riducendoli di 500 miliardi di dollari dal 2025 al 2035.

In termini di produzione mancata di energia, secondo l’analisi mette in risalto che la legge porta alla riduzione di produzione di elettricità da FER nel 2035 di oltre 820 TWh, “più dell’intero contributo del nucleare o del carbone alla nostra fornitura di elettricità oggi”.

Inoltre ridurrà le nuove aggiunte cumulative di capacità fotovoltaica di circa 29 GW dal 2025 al 2030, e di circa 140 GW fino al 2035. Per quanto riguarda il calo atteso di capacità eolica si leggono 43 GW dal 2025 al 2030 e di circa 160 GW fino al 2035.

Ad aumentare saranno le emissioni di gas serra degli Stati Uniti: la stima è di circa 190 milioni di tonnellate all’anno nel 2030 e di 470 milioni di tonnellate all’anno nel 2035, ovvero circa il 2% delle emissioni del 2005 nel 2030 e il 7% nel 2035.

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La politica energetica USA e il taglio degli investimenti

Costi e perdite di posti di lavoro: l’analisi di Energy Innovation

Un’altra analisi, condotta dal think tank Energy Innovation, specializzato in politiche energetiche e climatiche, concorda sulle pesanti conseguenze che avrà One Big Beautiful Bill Act, in termini di politica energetica USA.

Secondo gli analisti, la capacità di generazione energetica diminuirà di 340 GW entro il 2035, “aumentando i costi per soddisfare la crescente domanda e danneggiando la competitività industriale”. A questo va aggiunto l’incremento del 25% entro il 2030 e del 74% entro il 2035 dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità; le tariffe elettriche pagate dai consumatori saliranno tra il 9% e il 18% entro il 2035. Sempre entro quell’anno i costi energetici delle famiglie aumenteranno di 170 dollari all’anno.

“L’America perde 980 miliardi di dollari di PIL cumulativo”. Alle perdite economiche vanno aggiunte anche quelle occupazionali: da qui alla fine del decennio si perderanno 760mila posti di lavoro.

In base alla classifica media che combina l’aumento dei costi energetici per le famiglie e le perdite di posti di lavoro rapportate alla popolazione, emergono alcuni Stati particolarmente penalizzati. Tra i cinque più colpiti figurano Carolina del Sud, Florida e Texas, governati da repubblicani, insieme a Kentucky e Carolina del Nord, guidati invece da democratici.

Mantenere attive le centrali a carbone a fine vita presenta costi elevati

Anche la decisione del Dipartimento dell’Energia di mantenere in attività le centrali elettriche a carbone e a gas in dismissione rischia di pesare sulle bollette degli americani.

Secondo l’analisi condotta da Grid Strategies per conto di Earthjustice, del Fondo per la Difesa Ambientale, del Consiglio per la Difesa delle Risorse Naturali e di Sierra Club, potrebbero costare ai consumatori di elettricità statunitensi tra i 3,1 e i 5,9 miliardi di dollari all’anno, a seconda del numero di centrali che saranno mantenute aperte.

La decisione determinerà un aumento dei costi dell’elettricità di decine, se non centinaia di milioni di dollari all’anno nella maggior parte degli stati. Attualmente, il DoE ha emesso due ordinanze che impongono il mantenimento di due centrali a carbone. Sulla base dell’andamento attuale e delle indicazioni che emergono, lo stesso Dipartimento ha contattato i proprietari di molte centrali elettriche a combustibili fossili in dismissione per imporre il loro potenziale mantenimento. Esso, quindi, potrebbe tentare di imporre il mantenimento di quasi tutte le grandi centrali elettriche a combustibili fossili la cui dismissione è prevista entro la fine del 2028.

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“Le centrali elettriche sono state destinate alla dismissione perché i loro proprietari e gli enti regolatori statali hanno stabilito che non sono più economiche o necessarie. Gli obblighi del DOE prevalgono su queste decisioni ponderate, gonfiando le bollette elettriche per proprietari di case e aziende e minando la competitività delle fabbriche e dei data center statunitensi”, riporta Grid Strategies nelle sue conclusioni.



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