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Sfida tra Jindal e Bedrock per l’ex Ilva di Taranto


TARANTO – La competizione per l’acquisizione di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, si sta intensificando, con due contendenti principali rimasti in lizza dopo il recente ritiro di un concorrente. I candidati in corsa, la Jindal Steel & Power dall’India e la Bedrock Industries dagli Stati Uniti, portano sul tavolo due strategie fondamentalmente diverse, che riflettono la loro natura di operatore industriale e di fondo di investimento. Il destino del più grande polo siderurgico d’Europa, con le sue complesse problematiche ambientali e finanziarie, è appeso a una decisione governativa che dovrà soppesare attentamente queste due visioni contrastanti.

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Il ritiro di Baku Steel Company, l’azienda azera precedentemente in gara, ha ristretto il campo. Nonostante un’interpretazione iniziale suggerisse che il ritiro fosse legato alla ferma opposizione del Comune di Taranto all’installazione di una nave rigassificatrice, il sindaco della città, Piero Bitetti, ha categoricamente smentito tale ipotesi, senza però fornire ulteriori dettagli. L’assenza di un rigassificatore, tuttavia, è un fattore rilevante e stringente nel processo di decarbonizzazione, un aspetto cruciale sottolineato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso. La scadenza per la presentazione delle offerte è stata prorogata (manca solo l’ufficialità, ma tutto sembra indicare questa soluzione) dal 15 al 26 settembre, un’azione voluta dal ministero per dare ai candidati il tempo necessario per adeguare la documentazione alle rigorose condizioni di decarbonizzazione imposte dal governo.

Parallelamente, il sindaco Bitetti ha accennato alla possibilità di presentare ricorso contro l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), un’azione sostenuta dai Verdi all’interno della sua maggioranza. Sebbene la decisione dipenda dalla solidità legale del ricorso, l’obiettivo dichiarato è accelerare la dismissione degli impianti a carbone, riducendo l’impatto inquinante e contribuendo al risanamento ambientale. La complessità della situazione legale e ambientale aggiunge un ulteriore strato di sfida per chiunque si aggiudicherà l’azienda.

L’offerta di Jindal Steel & Power è l’espressione di una visione orientata all’integrazione e alla competenza industriale. In quanto azienda siderurgica di rilievo globale, Jindal vanta una profonda esperienza nel settore, che intende sfruttare per assorbire lo stabilimento di Taranto nel suo ecosistema produttivo internazionale. Questo approccio si fonda su una conoscenza tecnologica e un know-how specifico acquisiti attraverso la gestione di complessi progetti industriali.

La strategia di Jindal per Acciaierie d’Italia prevede la conversione degli impianti esistenti in ottica di sostenibilità. L’azienda indiana ha già investito con successo in tecnologie di decarbonizzazione, come l’idrogeno verde e la riduzione diretta del ferro (DRI), e si propone di replicare questo modello a Taranto. La gestione dello stabilimento sarebbe diretta e operativa, concentrata sull’efficienza produttiva, la logistica e la gestione del personale. Dal punto di vista finanziario, Jindal potrebbe attingere a risorse interne e all’esperienza maturata nella gestione di progetti industriali complessi, integrando tali fondi con capitali esterni per sostenere gli ingenti investimenti necessari alla riconversione. La proposta si presenta quindi come una soluzione che unisce l’esperienza tecnica a una solida base economica.

Bedrock Industries, in qualità di fondo di investimento specializzato nel settore dei metalli, propone un’alternativa strategica. Il suo interesse primario non risiede nella gestione operativa quotidiana, ma nella ristrutturazione finanziaria e nella valorizzazione degli asset. L’obiettivo è acquisire un’azienda in difficoltà per risanarla, renderla redditizia e, potenzialmente, rivenderla in futuro con un profitto. Questo modello di investimento, sebbene orientato a una riorganizzazione strutturale, si distingue dall’approccio di un operatore industriale.

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A differenza di Jindal, Bedrock non possiede l’esperienza diretta nella gestione di un impianto siderurgico. Pertanto, la sua strategia si baserebbe sulla nomina di un management dedicato o sulla creazione di partnership per attuare il piano industriale, mantenendo un ruolo di supervisione e controllo finanziario. Per finanziare il percorso di decarbonizzazione, Bedrock si affiderebbe in gran parte a capitali esterni, prestiti bancari e fondi pubblici. La capacità di attuare la riconversione degli impianti sarebbe quindi strettamente legata alla disponibilità di tali finanziamenti, con una gestione del rischio più focalizzata sull’analisi dei costi-benefici che sulla creazione di un polo industriale integrato e a lungo termine.

Non può essere esclusa la “soluzione a spezzatino”. Sebbene sia Jindal che Bedrock siano formalmente in corsa per l’acquisizione dell’intero gruppo, le loro proposte potrebbero evolvere in offerte per singole parti dell’azienda. Questo approccio permetterebbe a diversi gruppi di acquisire settori specifici di Acciaierie d’Italia, con l’obiettivo di renderli funzionali e sostenibili a sé stanti. Se si realizzasse, questa frammentazione dell’azienda cambierebbe radicalmente il suo futuro, potenzialmente accelerando la conversione degli impianti più inquinanti, però rischiando di compromettere la coerenza e l’integrazione del polo siderurgico nel suo complesso.

La scelta tra le due offerte e la possibile frammentazione riflette una decisione fondamentale per il governo italiano. Da un lato, la Jindal propone una soluzione basata sulla gestione diretta e sulla competenza industriale, che potrebbe garantire una continuità produttiva a lungo termine e un’integrazione in un contesto siderurgico globale già consolidato. Dall’altro, l’approccio di Bedrock offre una soluzione di risanamento finanziario, che mira a rendere l’azienda redditizia attraverso la ristrutturazione, ma con un rischio legato alla dipendenza da capitali esterni e a un potenziale disimpegno in futuro. La decisione finale determinerà non solo il futuro di Acciaierie d’Italia, ma anche il percorso che l’intera industria siderurgica italiana intraprenderà nei prossimi anni. La scelta, pertanto, non riguarda solo l’acquirente, ma la visione stessa del futuro industriale e ambientale del Paese.





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