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Europa in ritardo nella corsa allo Spazio- Fortune Italia


Le prove che il settore della space economy è chiamato a sostenere sono numerose e l’emergere di nuove interazioni tra pubblico e privato sembrano essere la chiave di volta per accelerare l’evoluzione di un comparto ormai divenuto strategico. Con questo obiettivo, lavorare per identificare un modello ibrido tra la visione regolata e cooperativa europea e quella privata e competitiva americana, The Exploration Company punta a costruire una nuova infrastruttura commerciale europea nello spazio, integrata ma autonoma dalle agenzie istituzionali.

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Ne abbiamo parlato con Hélène Huby , fondatrice di TEC e una delle prime donne in Europa a guidare un’azienda spaziale con capacità di volo orbitale.

 Qual è l’attuale importanza geopolitica dell’economia spaziale?

L’economia spaziale oggi è al centro dell’attenzione economica, tecnologica e geopolitica. Ogni infrastruttura moderna si basa su servizi basati sullo spazio: navigazione, previsioni meteorologiche, comunicazioni sicure, monitoraggio del clima e coordinamento della difesa.

Ciò rende lo spazio un dominio strategico, non solo per la competizione, ma anche per la collaborazione e l’equilibrio. Gli Stati si stanno muovendo rapidamente per assicurarsi un accesso indipendente allo spazio e per influenzare gli standard che ne regoleranno l’uso futuro. I Paesi di che oggi modellano lo strato orbitale intorno alla Terra saranno quelli che definiranno le norme globali di domani. L’economia spaziale non è più un settore periferico, ma un pilastro essenziale della società moderna e della proiezione di potenza.

L’Europa è in ritardo nella corsa allo spazio guidata da aziende private rispetto a Stati Uniti e Cina?

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Sì, in termini di dinamismo commerciale e capacità di scalare le imprese private, l’Europa è in netto ritardo. Negli Stati Uniti, le istituzioni pubbliche hanno creato le condizioni per il successo degli operatori privati. Le politiche di approvvigionamento sono competitive, orientate alla velocità e premiano l’innovazione.

La Cina sta investendo molto nell’industria nazionale con una visione a lungo termine e una forte integrazione verticale. L’Europa dispone di un’eccezionale competenza tecnica e di istituzioni di livello mondiale, ma non dispone di meccanismi strutturali per tradurla in capacità rapide e pronte per il mercato.

Il tempo di risposta dal finanziamento pubblico all’effettiva implementazione è troppo lento e la tolleranza al rischio è troppo bassa. L’Europa deve passare dal dominio istituzionale all’equilibrio pubblico-privato se vuole competere efficacemente nel settore.

Quali sono le difficoltà dell’Europa?

L’Europa sta affrontando tre principali sfide strutturali. In primo luogo, la frammentazione. Le competenze e il know-how in ambito spaziale sono suddivisi tra Paesi, agenzie e industrie senza una strategia unificata.

In secondo luogo, l’inerzia istituzionale. I programmi sono spesso rigidamente controllati, lenti a evolversi e progettati sulla base di sistemi preesistenti piuttosto che su nuove realtà di mercato.

Terzo, l’avversione al rischio. La cultura europea spesso penalizza i fallimenti e scoraggia l’iterazione rapida, che è essenziale in un settore in cui i test sono tutto.

Queste sfide non sono insormontabili. Leader come il direttore generale dell’Esa hanno riconosciuto apertamente la necessità di una trasformazione e stanno lavorando attivamente per far crescere l’approccio europeo.

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C’è un crescente slancio verso la collaborazione tra pubblico e privato, tempi di risposta più rapidi e una maggiore tolleranza per il rischio dell’innovazione.

Con i giusti cambiamenti strutturali, l’Europa può sfruttare tutto il suo potenziale e rimanere competitiva nell’arena globale dello spazio. I talenti e la base industriale ci sono. Ciò che serve è un reale e concreto allineamento politico e un impegno a velocizzare l’operatività

Come si posiziona l’Italia in questa nuova competizione internazionale?

L’Italia ha un notevole tessuto industriale e un forte coinvolgimento storico nello spazio. Ospita alcuni degli impianti di produzione spaziale più avanzati d’Europa e ha costruito componenti per la Stazione Spaziale Internazionale, lanciatori e satelliti.

Dal punto di vista politico, l’Italia ha preso provvedimenti per dare impulso alla sua economia spaziale nazionale con finanziamenti dedicati e infrastrutture. Parallelamente, dal punto di vista tecnologico, il Paese è in grado di svolgere un ruolo di primo piano, in particolare nei sistemi a pilotaggio umano e nell’osservazione della Terra.

Ciò di cui l’Italia ha bisogno ora è di spingere ulteriormente sulla commercializzazione. Sostenendo le sue start-up e facilitando le partnership internazionali, l’Italia può essere uno dei motori principali della competitività dell’Europa nella prossima fase dell’economia spaziale globale.

Qual è il futuro dell’esplorazione spaziale?

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L’esplorazione spaziale si sta spostando dalle missioni simboliche allo sviluppo di infrastrutture a lungo termine. Il futuro è rappresentato dalle piattaforme orbitali, dalla presenza sostenibile sulla Luna e dai sistemi logistici scalabili. Sarà guidato da tre forze: la cooperazione internazionale, le capacità commerciali e le tecnologie riutilizzabili.

Le agenzie si concentreranno sulla scienza e sulla diplomazia a lungo termine; le aziende forniranno il trasporto, il rifornimento e le tecnologie riutilizzabili.

Emergeranno nuovi attori dall’Africa, dall’America Latina e dal Sud-Est asiatico, rendendo l’esplorazione spaziale più diversificata. Stiamo costruendo le basi per una presenza umana permanente oltre la Terra, non si tratta più di fantascienza. Si tratta di un progetto industriale del XXI secolo con una chiara tabella di marcia e crescenti investimenti privati.

Qual è la visione alla base del modello proposto dalla vostra azienda?

La Exploration Company sta costruendo un nuovo paradigma per il trasporto spaziale, basato sulla cooperazione come priorità assoluta. Il nostro veicolo spaziale, Nyx, è riutilizzabile, modulare e progettato per un’interoperabilità aperta. Questo garantisce che possa essere lanciato da qualsiasi continente e che possa integrarsi con un’ampia gamma di sistemi.

Lo stiamo costruendo per trasportare carichi ora e, eventualmente, esseri umani. Fin dall’inizio, Nyx è stato progettato per soddisfare elevati standard di tolleranza e di certificazione per l’equipaggio. La nostra missione è rendere l’accesso allo spazio più flessibile, economico e trasparente.

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Come può l’esplorazione spaziale diventare democratica?

Rendere democratica l’esplorazione spaziale significa eliminare le barriere che concentrano l’accesso nelle mani di pochi. Il primo passo è ridurre i costi e aumentare la trasparenza.

I nostri veicoli spaziali avranno un’interfaccia aperta che consentirà alle università, alle start-up e ai Paesi emergenti di sviluppare carichi utili compatibili. Solo attraverso l’apertura e la concorrenza l’esplorazione spaziale può servire una gamma più ampia di attori e promuovere l’innovazione su scala.

Bio

Hélène Huby ha fondato The Exploration Company nel 2021, e in meno di due anni ha progettato, finanziato e realizzato la prima capsula europea privata pronta al volo.

La capsula Nyx è progettata per essere rifornibile, riutilizzabile e lanciabile da più vettori. Huby, oltre ad aver lavorato nei ministeri e nei grandi gruppi industriali (Airbus Defence & Space, ArianeGroup), ha raccolto oltre 230 milioni di euro da fondi privati europei, coordina per l’Esa il programma per una capsula riutilizzabile e collabora con le stazioni spaziali private americane.



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