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Fratelli d’Italia vuole più UniMol a Termoli


Potenziare la sede dell’Università del Molise con nuovi corsi di laurea e un salto di scala nell’offerta formativa. È un annuncio, certo. Ma anche un invito a scegliere se la città costiera vorrà davvero diventare un polo accademico più attrezzato, più grande e – come sostengono i proponenti – più sostenibile.

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H1 — TERMOLI VUOLE CRESCERE: COSA PREVEDE LA MOZIONE
Il documento presentato dal gruppo FdI in Consiglio comunale si muove su due binari. Il primo: l’introduzione di corsi di laurea in ambito tecnico (ingegneria meccanica, navale e chimica). Il secondo: l’apertura all’area umanistica (filosofia, lingue e psicologia). A ciò si aggiunge la richiesta di un “potenziamento definitivo” delle facoltà già esistenti con l’istituzione di corsi magistrali adeguati. La mozione impegna il sindaco e la giunta ad avviare un dialogo con l’Università del Molise (Unimol) e con la Regione per costruire le condizioni del progetto. Due i driver dichiarati. Da un lato, la necessità sociale: “Svolgere un percorso accademico a Termoli consentirebbe a molte famiglie termolesi di evitare le spese insostenibili derivate dal caro affitti nelle città universitarie più gettonate”, affermano i consiglieri di FdI. Dall’altro, l’opportunità economica: “lo sviluppo del polo universitario” come volano per il tessuto sociale cittadino, fino alla “possibilità di creare un ateneo che unisca tutte le facoltà, più attrezzato, più grande e sostenibile”.

H2 — I NUOVI CORSI RICHIESTI: TRA INDUSTRIA E UMANESIMO
C’è coerenza tra le proposte e l’identità produttiva di Termoli? L’idea di ingegneria meccanica incrocia un territorio che ha conosciuto, e conosce, una forte vocazione manifatturiera. Quella navale parla alla città-porto e alla sua filiera marittima, tra collegamenti con le Isole Tremiti, cantieristica minore e diporto: la cosiddetta blue economy. L’ingegneria chimica si aggancia a un’area con competenze tecniche diffuse e sfide aperte sull’innovazione di processo, dalla sicurezza industriale alla sostenibilità. Sul versante umanistico, filosofia, lingue e psicologia possono sembrare scelte lontane dal profilo industriale, ma non lo sono. Le lingue intercettano il turismo adriatico e l’internazionalizzazione delle imprese. La psicologia incontra bisogni trasversali – sanitari, educativi, organizzativi – e si intreccia con i servizi alla persona. La filosofia, spesso sottovalutata, è officina di pensiero critico e competenze trasversali: non produce bulloni, ma forma menti capaci di progettarli meglio.

H2 — IL NODO DELLE RISORSE: ACCREDITAMENTI, DOCENTI, SPAZI
La strada, tuttavia, non è una passerella. Ogni nuovo corso richiede l’accreditamento ministeriale, standard di qualità, nuclei adeguati di docenti di ruolo, laboratori, biblioteche, aule, servizi agli studenti. Senza dimenticare che i corsi magistrali domandano massa critica, continuità didattica e ricerca solida nei settori scientifico-disciplinari di riferimento. La mozione, dunque, è una scintilla politica; perché diventi fuoco che scalda servono combustibile e aria: investimenti, governance, partenariati. Il dialogo tra Comune, Regione e Unimol dovrà tradursi in un piano operativo con tempi, risorse e responsabilità chiare. E qui si gioca la credibilità della proposta.

H2 — CARO AFFITTI E DIRITTO ALLO STUDIO: PERCHÉ RESTARE A TERMOLI
La leva sociale evocata dai consiglieri FdI è concreta. Negli ultimi anni, il “caro affitti” ha inciso come una tassa occulta sul diritto allo studio, spingendo molti giovani a ripensare la scelta della sede universitaria. L’idea di trattenere gli studenti a Termoli – o attrarne altri dall’area adriatica – si gioca su un equilibrio semplice da dire, difficile da costruire: qualità didattica più servizi competitivi. Restare non deve significare accontentarsi, ma scegliere un’offerta che regga il confronto con i grandi atenei. Residenze, trasporto pubblico, connessioni digitali, orientamento, tutorato, stage: senza questi tasselli, l’ampliamento dei corsi rischia di restare un catalogo. Con essi, invece, diventa una porta aperta sul futuro. E ridurre la pressione sugli affitti nelle grandi città, permettendo a più famiglie di respirare, non è un dettaglio.

H2 — UNA STRATEGIA TERRITORIALE: PORTO, INDUSTRIA E ADRIATICO
Termoli, città di mare e di manifattura, potrebbe trovare nell’asse meccanica–navale–chimica un triangolo virtuoso. La prospettiva di riconversioni industriali verso la mobilità sostenibile e l’energia pulita, già al centro del dibattito locale e nazionale, rende appetibili profili ingegneristici capaci di dialogare con filiere in trasformazione. L’ingegneria navale, in particolare, aprirebbe a competenze su progettazione, materiali, propulsioni ibride, sicurezza e logistica portuale: un ecosistema che il basso Adriatico conosce e può valorizzare. Sul lato umanistico, lingue e psicologia possono costituire il “ponte” tra università, scuola e impresa: dall’accoglienza turistica alla mediazione culturale, dai servizi sociali al benessere organizzativo, dal marketing territoriale alla comunicazione internazionale.

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## H3 — UN ATENEO «PIÙ GRANDE E SOSTENIBILE»?
La sostenibilità evocata nella mozione non è solo una parola d’ordine ambientale. Campus efficienti, laboratori condivisi, didattica ibrida dove ha senso, mobilità dolce per gli studenti, riuso di spazi urbani: un’espansione intelligente può diventare un laboratorio di città universitaria “compatta”, connessa e inclusiva. È la differenza tra alzare muri e costruire reti.

H2 — IL RUOLO DEL COMUNE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA REGIONE
La mozione impegna il sindaco e la giunta a “iniziare il dialogo” con Unimol e Regione Molise. È un passaggio chiave. L’università dovrà valutare sostenibilità accademica e impatto strategico; la Regione potrà orientare fondi, politiche di diritto allo studio e infrastrutture; il Comune dovrà fare la sua parte su urbanistica, servizi, trasporti, residenze. Senza un patto istituzionale, con obiettivi misurabili e scadenze, il progetto rischia di perdersi nei corridoi del palazzo.

### H4 — IL RISCHIO DELL’ANNUNCIO SENZA SEGUITO
In Italia non mancano esempi di corsi avviati e poi ridimensionati per carenza di risorse o immatricolati. Evitare questo esito significa scegliere priorità chiare, partire per gradi, garantire qualità e occupabilità, ascoltare i settori produttivi e le comunità professionali. Meglio pochi corsi solidi subito, che molti sulla carta e pochi in aula.

H2 — COSA CHIEDONO GLI STUDENTI: LABORATORI, SERVIZI, OPPORTUNITÀ
Una domanda guida ogni scelta: se fossi uno studente, perché sceglierei Termoli? La risposta non può limitarsi alla prossimità geografica. Servono laboratori attrezzati, docenti motivati e presenti, percorsi di tirocinio firmati con aziende del territorio e oltre, programmi di scambio internazionale, un calendario accademico efficiente, sportelli di ascolto e supporto psicologico – soprattutto se si immaginano corsi in psicologia. La partita dell’attrattività si vince sulla qualità della vita universitaria, non solo sui programmi.

H2 — DAL SEGNALE POLITICO ALLA ROTTA OPERATIVA
La mozione di Fratelli d’Italia è un segnale politico: mette l’università al centro dell’agenda cittadina, chiama a raccolta attori istituzionali e sociali, prova a disegnare una rotta. Ora, però, serve la carta nautica: una road map con tappe, investimenti e responsabilità. Perché la differenza tra uno slogan e un progetto sta tutta in ciò che accade il giorno dopo l’approvazione. Termoli ha una chance: fare dell’università un moltiplicatore di competenze e coesione. La domanda, allora, torna alla città: vogliamo un polo che sommi corsi o un campus che moltiplichi prospettive? La risposta, come spesso accade, non dipenderà da un singolo annuncio, ma dalla capacità di tessere, con pazienza e visione, quell’alleanza tra sapere e territorio che trasforma le idee in futuro.





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