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Nasce il super-cluster subacqueo per la Blue Economy italiana


In un momento in cui la subacquea italiana si prepara a guadagnare terreno su scala globale, tre protagonisti della Blue Economy hanno stretto un patto strategico per accelerarne sviluppo e conoscenza condivisa. L’accordo tra Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, Unioncamere e Assonautica Italiana promette di tradurre dati e competenze in nuove opportunità economiche.

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Una dimensione in espansione

La fotografia più recente scattata da PwC parla chiaro: entro il 2030 il mercato italiano legato alle attività subacquee potrebbe sfiorare i 204 milioni di euro, registrando una progressione del 15,1 per cento rispetto ai valori attuali. La dinamica di crescita appare strettamente associata all’efficacia dei bandi varati dal Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, che in meno di due anni hanno messo in relazione 190 tra imprese, centri di ricerca, università e start-up. Il risultato più visibile è un ecosistema che si rafforza di trimestre in trimestre, capace di coniugare innovazione tecnologica e competitività internazionale.

La Blue Economy, in questa prospettiva, non è più un segmento di nicchia ma un volano sistemico. Le filiere che spaziano dalla cantieristica alle telecomunicazioni sottomarine scoprono nella dimensione underwater un terreno fertilissimo per sperimentare tecnologie a basso impatto ambientale e generare valore aggiunto. Unioncamere e Assonautica Italiana lo sostengono da tempo: condividere conoscenze, tracciati di ricerca e metriche economiche consente di superare la logica dei compartimenti stagni. Alla base c’è la convinzione che l’innovazione, quando diventa bene comune, moltiplichi le occasioni di lavoro qualificato e attragga capitali privati.

Le origini del Polo e la visione strategica

Nato su impulso del Ministro della Difesa Guido Crosetto e inaugurato il 12 dicembre 2023, il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea è stato concepito come snodo centrale di un cluster che raccoglie eccellenze pubbliche e private. Al suo interno dialogano Forze Armate, grandi gruppi industriali, piccole aziende innovative e atenei, accomunati dall’obiettivo di difendere la sovranità tecnologica del Paese sotto la superficie del mare. L’idea è semplice quanto ambiziosa: trasformare la ricerca in prodotti, servizi e competenze che restino in Italia, rendendo il tessuto produttivo meno dipendente da tecnologie importate.

La struttura organizzativa del Polo si fonda su comitati di indirizzo che individuano priorità di investimento, su laboratori dove testare prototipi e su una piattaforma digitale che mette in rete know-how proveniente da discipline diverse, dall’intelligenza artificiale alla robotica subacquea. A dirigere questo percorso c’è l’Ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, convinto che la collaborazione interistituzionale sia l’unica strada per estrarre valore dal mare in modo sicuro e sostenibile. Il Polo, dunque, non si limita a finanziare progetti: funge da cerniera tra chi produce idee e chi le trasforma in soluzioni operative.

Il contributo del sistema camerale

Unioncamere, attraverso la propria rete territoriale, ha inserito l’economia del mare fra le sue direttrici strategiche, riconoscendone il potenziale di ricchezza e nuova occupazione. Il braccio operativo rappresentato da Assonautica Italiana si muove sul campo per tradurre questa visione in iniziative concrete, promuovendo la cultura dell’innovazione presso le imprese del comparto marittimo. In questo scenario, la subacquea non è vista solamente come settore tecnologico, ma come un bacino di competenze che possono contagiare positivamente turismo, pesca avanzata e tutela ambientale.

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La potenza analytica del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – Ossermare completa il quadro. Grazie a serie storiche, indicatori socio-economici e strumenti di business intelligence, il sistema camerale offre alla comunità underwater un patrimonio informativo in grado di orientare decisioni pubbliche e private. Rendere visibile, e soprattutto misurabile, l’impatto economico delle attività subacquee significa favorire politiche mirate, attrarre investimenti e garantire un posizionamento competitivo nei confronti dei più agguerriti player internazionali.

L’intesa romana: contenuti e protagonisti

L’accordo, siglato a Roma, porta la firma dell’Ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto per il Polo Nazionale, del Presidente Andrea Prete per Unioncamere e del Presidente Giovanni Acampora per Assonautica Italiana; testimone istituzionale, il Capo di Gabinetto per le Politiche del Mare, Riccardo Rigillo. La cornice non è rituale: l’incontro mette insieme il mondo della difesa, quello delle imprese e le rappresentanze camerali, legando così filoni di competenza che raramente dialogano con questa intensità. La scelta di presentare il patto nella Capitale riflette la volontà di attribuirgli immediata visibilità nazionale.

Cuore dell’intesa è la condivisione di dati non classificati, misurazioni e risultati di ricerca, nel pieno rispetto delle normative vigenti. Tali informazioni confluiranno in un Osservatorio dedicato, destinato a diventare il primo punto di riferimento per chi, in Italia, studia o opera nella subacquea. «L’underwater – ha ricordato l’Ammiraglio – rappresenta l’asse portante della Blue Economy», sottolineando la natura operativa del protocollo. La banca dati centralizzata non sarà un semplice archivio, ma una piattaforma viva, capace di generare analisi predittive e scenari di sviluppo.

Impatto su imprese e territorio

Andrea Prete ha evidenziato come la frontiera subacquea stia assumendo un peso crescente tanto sotto il profilo tecnologico quanto sotto quello economico. Grazie all’accordo, le imprese e le start-up innovative avranno un accesso facilitato ai bandi del Polo e potranno contare su un accompagnamento mirato per trasformare idee in progetti finanziabili. In pratica, il sistema camerale funziona da cinghia di trasmissione fra le opportunità offerte dal PNS e l’energia creativa degli imprenditori, con ricadute positive sul tessuto occupazionale delle aree costiere.

Giovanni Acampora ha rilanciato proponendo l’organizzazione di un primo Forum nazionale dedicato proprio alla dimensione subacquea, convinto che i tempi siano maturi per un confronto ad ampio raggio. Le ricadute attese toccano settori eterogenei: sicurezza, ricerca, telecomunicazioni, turismo, acquacoltura, protezione ambientale. Un impegno corale, ha ricordato il Presidente, che può spalancare nuovi spazi di crescita alle industrie italiane, colmando il divario tra potenziale e fatturato reale e collocando il Paese al centro delle rotte dell’innovazione marina, dando slancio ai territori interni e favorendo interconnessioni con i mercati internazionali.



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