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L’Italia corre veloce verso l’IA, ma…


 

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L’intelligenza artificiale in Italia: un mercato che vale 1,2 miliardi e cresce del 58%
L’Italia corre veloce verso l’intelligenza artificiale, ma non tutti sono pronti al grande salto. Qualcuno accelera, qualcun altro arranca. Questa, in sintesi, la fotografia del nostro Paese dopo due anni in cui l’AI ha fatto parlare di sé in ogni ambito del business e non solo.
Il 2024 ha segnato una tappa importante, infatti il mercato nazionale dell’intelligenza artificiale ha toccato gli 1,2 miliardi di euro, crescendo del 58% rispetto al 2023. Numeri che fanno una certa impressione, anche se dietro le cifre si nasconde un panorama variegato: da una parte abbiamo aziende che hanno intrapreso con convinzione la strada dell’innovazione, mentre dall’altra abbiamo realtà che faticano a stare al passo, in particolare le pmi.
L’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano (dati di febbraio 2025) ci racconta qual è il trend più interessante: l’approccio “ibrido”. Le aziende non stanno facendo piazza pulita dei vecchi sistemi per passare alla nuova AI generativa, ma stanno cercando di mettere insieme il meglio dei due mondi, facendo dialogare vecchio e nuovo. D’altra parte lo sappiamo che siamo un Paese di conservatori. La Generative AI, quella resa celebre da ChatGPT e simili (Claude, Perplexity, Gemini, Copilot) rappresenta oggi il 43% del valore del nostro mercato tech. Non male per una tecnologia che fino a poco fa sembrava pura fantascienza.

Chi investe di più: la geografia del denaro
Non tutti i settori, però, si muovono alla stessa velocità e questo non sorprende. Se guardiamo alla spesa media per azienda, troviamo in pole position Telecomunicazioni e Media, tallonati dal settore Insurance. Energy, Resource & Utility insieme a Banking & Finance completano il podio: d’altra parte, sono settori che da sempre hanno fiuto per le tecnologie che promettono efficienza.
La manifattura merita un discorso a parte: è terza per quota complessiva di mercato — merito del gran numero di aziende coinvolte — ma mantiene ticket medi contenuti. Segno che l’adozione procede, sì, ma con passo misurato. GDO e Retail, invece, stanno premendo l’acceleratore. La ragione? Probabilmente la crescente esigenza di personalizzazione da parte dei clienti.

Dove finiscono i soldi: l’AI all’opera
Ma come viene davvero utilizzata l’intelligenza artificiale nel nostro Paese? Se leggiamo i numeri, vediamo che il 34% dei budget se ne va in sistemi di esplorazione dati, previsione e ottimizzazione, che sono strumenti fondamentali per chi ha bisogno di numeri e dati su cui basare le proprie decisioni e non affidarsi solo all’istinto. La vera sorpresa del 2024 è stata la crescita dirompente dei sistemi di analisi testuale e conversazione, che ora pesano per il 32% del mercato, con una crescita dell’86% in dodici mesi. Merito soprattutto delle tecnologie RAG (Retrieval-Augmented Generation), che permettono di consultare normative complesse e documenti aziendali parlando in linguaggio naturale. Una boccata d’ossigeno per chi ogni giorno deve destreggiarsi tra regole e procedure: professionisti e manager ne sanno qualcosa.
I sistemi di raccomandazione, infine, si prendono il 17% del mercato, aiutando le aziende a proporre prodotti, servizi o contenuti tagliati su misura per ogni singolo cliente. Il tailor made e la personalizzazione sono i trend del futuro per ogni tipologia di prodotto e servizio.
Italia delle grandi aziende: in ritardo rispetto all’Europa
Ed eccoci giunti ad un dato che mostra una delle contraddizioni del nostro Paese: tra le grandi imprese, l’81% ha almeno considerato un progetto di AI e il 59% ne ha già uno attivo o in fase di test. Dati che suonano incoraggianti, se presi in assoluto, ma che nel confronto con altri sette Paesi europei fa scivolare l’Italia in fondo alla classifica europea.
Da noi, il 53% delle grandi aziende ha acquistato licenze di strumenti già pronti, come ChatGPT, Copilot e simili, e il 39% ha toccato con mano risultati concreti in termini di produttività. Quando però si parla di governance, le cose si complicano, infatti solo il 28% ha messo in piedi misure di etica e conformità, mentre il 52% sta ancora lottando per adeguarsi alle nuove regole europee sull’intelligenza artificiale (AI ACT).
Per le PMI la musica cambia, ma non in meglio. L’interesse c’è (il 58% si dice interessato), ma nei fatti solo il 7% delle piccole imprese e il 15% delle medie ha davvero avviato progetti. Ancora meno (8%) ha comprato licenze di AI generativa. Le ragioni sono da rintracciare nei soliti punti deboli del settore: dati poco organizzati e carenza di personale specializzato.

Pubblica Amministrazione: ancora piccola, ma vivace
La PA rappresenta il 6% del mercato italiano dell’AI. Può sembrare una goccia nel mare, ma il dato che conta è il ritmo di crescita che presenta: oltre il 100% nel 2024. Si parte da una base ridotta, d’accordo, ma il segnale è inequivocabile e anche il settore pubblico che si sta svegliando può fare la differenza.
Questa crescita dell’AI si inserisce in un contesto digitale più ampio: il settore ha raggiunto nel 2024 gli 81,6 miliardi di euro (+3,7% annuo), spinto proprio dall’intelligenza artificiale insieme a cybersecurity e cloud, secondo il rapporto Anitec-Assinform presentato il 2 luglio 2025.

Una questione di numeri: perché le cifre ballano
Chi tiene d’occhio questo mercato si sarà accorto che le stime cambiano parecchio a seconda di chi le fa. NetConsulting cube, per esempio, calcola il mercato 2024 a circa 950 milioni di euro (+45%). Non è che qualcuno sbagli: semplicemente le metodologie e i parametri di rilevazione sono diversi. Alcuni includono le licenze software, altri solo i progetti realizzati con fornitori italiani. Per questo articolo abbiamo seguito la serie storica degli Osservatori del Politecnico di Milano, che è una tra le più utilizzate nel settore, ma è bene sapere che esiste sempre un margine di oscillazione nelle stime.

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Cosa ci aspetta nel 2025-2026: tre tendenze da tenere d’occhio
Guardando ai prossimi anni, emergono tre tendenze chiare, vediamole:

Saranno sempre più diffusi i progetti “ibridi”, in cui l’AI generativa non sostituisce i sistemi basati sui dati, ma li potenzia, in base a una scelta specifica, orientata a risultati pratici senza voler apportare rivoluzioni radicali.
I budget si sposteranno dalle sperimentazioni alla produzione vera e propria, per cui i settori già attivi (Telco, Insurance, Energy, Banking) passeranno alla scala industriale, mentre il Retail cercherà di recuperare terreno.
Governance e controllo dei costi saranno sempre più centrali, dal momento che molte aziende stanno imparando quanto sia complicato prevedere le spese dell’IA generativa e adottare politiche di controllo coerenti con il nuovo AI Act europeo.
Insomma, l’intelligenza artificiale in Italia sta crescendo e continuerà a farlo nei prossimi anni, ma il vero obiettivo a cui puntare non è solo l’adozione della tecnologia, bensì il saperla utilizzare in modo efficace e sicuro. La formazione sarà fondamentale per trasmettere una cultura del digitale solida, basata non solo su competenze tecniche, ma anche su aspetti etici e sul rispetto delle regole di compliance a tutela dei diritti fondamentali della persona, come privacy e data protection.

* Fonti: Osservatori Politecnico Milano, Innovation Post, Anitec-Assinform, Key4biz, AI4Business, la Repubblica, TechCompany360, NetConsulting cube.



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