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L’ultimo lascito di Armani (nello Statuto): «La sede del gruppo resti in Italia»


di
Mario Gerevini

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Nei conti della società un’eredità da due miliardi. Le alleanze per il futuro e l’interesse degli investitori

Il dopo Armani è già cominciato. Con un mercato del lusso in crisi (e senza la figura carismatica di Giorgio) non sarà una transizione facile. Ma il fondatore ha disegnato nel dettaglio la strada con alcuni “precetti”, contenuti nello statuto della futura Giorgio Armani spa, che vanno letti parola per parola. E ha lasciato anche una “riserva” di liquidità da 2 miliardi di euro.

Il testamento

A chi andrà il gruppo lo vedremo dopo l’apertura del testamento, presumibilmente dal notaio di fiducia Elena Terrenghi. Dove andrà è un salto nel futuro più lontano ma già si addensano voci, ipotesi, analisi, congetture. In Borsa? Verso l’Exor degli Elkann, magari in una combinazione con Ferrari? O addirittura in un merger che coinvolga anche Hermès oltre a Ferrari? Nel radar di Richemont che avrebbe una notevole disponibilità per acquisizioni? Potrebbe finire in portafoglio a qualche grande fondo di private equity britannico o americano?




















































Il marchio

Il grande appeal del marchio favorisce ogni tipo di speculazione. Ma chiunque prenderà in mano la Giorgio Armani spa dovrà fare i conti con il “Dna” della sua storia, i «principi fondanti» che il fondatore ha scritto e trasferito nelle norme dello statuto. Non sono indirizzi strategici ma norme “costituzionali”.

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Le priorità

Tra queste la «priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome Armani»; «ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato con attenzione al dettaglio e vestibilità»; «cauto approccio ad acquisizioni …»; «mantenimento di un adeguato livello di investimenti per il continuo sviluppo dei marchi»; «…limitato ricorso a indebitamento finanziario»; «adeguato reinvestimento degli utili nella società volto a favorire la generazione di liquidità nel tempo».

L’eredità

E su quest’ultimo passaggio arriviamo all’“eredità” da quasi due miliardi lasciata dallo stilista nella contabilità della Armani spa. Sono esattamente 1,987 miliardi di utili accumulati negli anni (e decenni) e «portati a nuovo». Cioè non distribuiti al socio ma tenuti in azienda. Liquidità che potenzialmente può diventare dividendo. Ma siccome cadere in tentazione è possibile quando c’è una tale cifra a disposizione, Giorgio Armani ha stabilito che, nell’eventualità, non basterà la maggioranza dei soci a deliberare «la distribuzione di riserve» ma ci vorrà il 75%. 

Il bilancio

L’ultimo bilancio del gruppo e l’ultimo firmato dallo stilista è stato un po’ sofferto per le difficoltà del mercato del lusso (ricavi a 2,3 miliardi contro 2,4 del 2023 e l’utile netto a 51 milioni contro 163) ma esemplare delle scelte sempre adottate dal fondatore: investire sul futuro. Con il conto economico non certo degli anni migliori sono raddoppiati gli investimenti da 168 a 332 milioni.

L’articolo 2

C’è un altro «principio», forse passato inosservato, che Armani ha voluto scolpire sulla pietra del nuovo statuto (che entrerà in vigore con l’apertura della successione). È l’articolo 2 quello della sede. Dice: «La società ha sede in Milano. L’organo amministrativo ha la facoltà di trasferire la sede della società nel territorio nazionale …». Messaggio chiaro: non sognatevi di portare la Giorgio Armani all’estero. Sarà fuori moda nell’epoca della gettonatissima Olanda, o del Lussemburgo, ma lo stile resta, la moda passa. E comunque per modificare questa come tutte le norme dello statuto serve, anche qui, una maggioranza del 75%.

La governance

Qualsiasi scenario futuro, ovvero Borsa, alleanza, cessione di quote, fusione deve fare i conti con una blindatissima governance nella quale si collocheranno i possessori di sei categorie di azioni, più due senza diritto di voto. Non tutte con gli stessi diritti/poteri. Si vedrà dunque a chi l’imprenditore scomparso ha assegnato il suo 99,9%. Intanto tra manager della moda, banchieri e professionisti vari è partito il gioco del «lo so io che cosa farà la Armani». Teorie, congetture. Meno gettonata l’opzione Borsa (comunque tra minimo 5 anni) rispetto a quella di un’alleanza.

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6 settembre 2025 ( modifica il 6 settembre 2025 | 10:33)

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