“Avevamo praticamente chiuso le iscrizioni a fine dicembre 2024, quando della scuola ancora non c’era sostanzialmente nulla. Apriamo il 12 settembre, cinque giorni dopo la canonizzazione del nostro “ispiratore”, Carlo Acutis…”, che è stato un talento informatico scomparso prematuramente.
Mario Salerno, una vita passata nell’innovazione tecnologica e sociale, lei è il presidente della Fondazione Edutecne, che ha dato a Milano vita al nuovo istituto tecnico Carlo Acutis, nuova scuola che porta il nome dell’adolescente milanese proclamato santo il 7 settembre. È più emozionato o più preoccupato?
“Sono felicemente occupato…e curioso di vedere come andranno i primi giorni. Inizieremo l’anno scolastico 2025-2026 con 40 studenti, divisi su due sezioni una dedicata all’indirizzo informatico e l’altra indicata all’indirizzo grafico e comunicazione in un percorso progettato per essere quadriennale. Sarà un modo di fare scuola tutto nuovo: dalla progettazione dell’orario agli spazi e agli arredi delle aule. Faremo una didattica che permetta effettivamente agli studenti di imparare attraverso i problemi che gli vengono posti.”
Per questo motivo è grande l’incidenza delle attività di laboratorio e del rapporto col mondo delle aziende?
“Prevediamo una quantità importante di ore destinate a progetti di natura aziendale e di formazione, erogate da esperti e professionisti provenienti dal mondo delle imprese. Abbiamo strutturato un orario che prevede la presenza a scuola per cinque giorni, quattro dei quali anche al pomeriggio fino alle 16. Puntiamo a una didattica maggiormente personalizzata: ogni ora dedicata alle singole materie sarà composta da una parte di formazione frontale immediatamente seguita da una personalizzazione dei contenuti o da un lavoro in comune in aula su compiti assegnati.”
Quindi niente compiti a casa, per la gioia dei ragazzi e, in molti casi, dei genitori?
“Il lavoro a casa dovrà essere dedicato solo alla ripetizione dei contenuti e alla finalizzazione dell’apprendimento. Il nostro preside, il professor Nicola Terenzi, ci ha lavorato per un anno e ha anche messo capo all’ideazione di una nuova modalità di valutazione degli studenti.”
Tra tutte queste novità, i vostri insegnanti avranno anche un collega/competitor algoritmico: l’intelligenza artificiale generativa e conversazionale. Come intendete gestire la situazione?
“Direi che abbiamo un nuovo strumento a disposizione, mi piace pensare che sia uno “sparring partner” più che un concorrente: lavorarci insieme vuol dire lottare. Battute a parte, abbiamo davanti la generazione che per prima si formerà ed entrerà nel mondo del lavoro avendo a disposizione l’AI. Abbiamo il compito di educarli a conoscere, capire ed utilizzare con consapevolezza lo strumento. Tuttavia non desideriamo “addestrare” dei meri utilizzatori, vogliamo preparare dei protagonisti del cambiamento che stiamo vivendo, sia dal punto di vista tecnico che culturale.”
Sarà interessante vedere gli esiti di questa prospettiva. Voltiamo pagina. Mentre da diversi anni numerose scuole paritarie chiudono voi ne aprite una nuova. Quale è il vostro perché, come direbbe Simon Sinek?
“La nostra iniziativa nasce dalla lettura di alcuni bisogni specifici. Abbiamo ipotizzato che ci possa essere spazio per una formazione di eccellenza di natura tecnica – diversa da quella liceale – ma attenta all’educazione dei ragazzi e alla loro crescita personale. Questo bisogno si intreccia con quello che come adulti e professionisti vediamo nella società e nel mondo del lavoro: formare persone competenti nelle discipline tecniche ma con una capacità critica e una lettura adeguata del mondo e delle sue dinamiche. È ciò che oggi è forse più richiesto da moltissime aziende.”
Questo è un perché funzionale. Eppure, partecipando ad alcune presentazioni della nuova scuola ho percepito che c’è anche qualcosa d’altro…
“È così. Tutte le persone che hanno dato vita a questa nuova scuola erano già implicate a vario titolo con il mondo dell’educazione. Oggi più che mai credo ci sia un tema di responsabilità, della necessità di dare un contributo per capire come vivere al meglio le sfide inedite che ci pone l’era digitale e mettere in condizione i giovani di esserne protagonisti e non succubi. Lo vogliamo fare proponendo loro una visione integrale dell’uomo e della sua relazione con gli strumenti tecnologici.”
Per questo motivo avete scelto di intitolare la scuola a San Carlo Acutis?
“Tanti di noi che siamo stati all’origine di questa iniziativa hanno incontrato la figura e la storia di questo ragazzo. Nelle scuole che partecipano a questa avventura, la sua esperienza viene raccontata agli studenti perché rappresenta un esempio: era completamente appassionato delle sue attitudini e capacità, ma aveva anche incontrato un orizzonte ideale che ha plasmato le sue scelte. Ha adoperato quello che sapeva fare – in particolare le sue riconosciute capacità informatiche – per far conoscere la bellezza della vita cristiana. Pensiamo che un ragazzo immerso nelle sue passioni e che le ha messe al servizio di un ideale più grande, possa essere un punto di riferimento per i nostri studenti.”
Ha fatto riferimento a “scuole che partecipano a questa avventura”. Chi sono i promotori della vostra scuola?
“L’Istituto Tecnico Carlo Acutis nasce dall’iniziativa di alcune scuole paritarie milanesi: la Fondazione Grossman, la cooperativa sociale La Zolla, la Fondazione Mandelli Rodari. Dal 2021 chi le guida ha iniziato a interrogarsi sulla possibilità e necessità di nuove iniziative educative. La svolta è stato l’incontro con Aslam Cooperativa, che da molti anni si occupa di formazione professionale e ha avviato due fondazioni ITS.”
Una scuola fatta da scuole, quindi?
“Non solo. A questi soggetti educativi si sono unite come soci fondatori due aziende: Beta 80, importante azienda informatica milanese, e MR Digital, azienda di Legnano che opera su tutto il territorio nazionale, uno tra i più importanti player nel settore delle tecnologie per l’educazione.”
Inoltre ho visto che avete attivato diverse partnership con altre aziende…
“Il primo partner è Gi Group, agenzia multinazionale per il lavoro, che ha dato avvio al Training Hub in via Amoretti a Milano, dove ha sede l’Istituto. Abbiamo inoltre accordi con Samsung, Google, Lenovo, Intel. Fondazione Deloitte ha messo a disposizione risorse economiche destinate a borse di studio per contrastare la dispersione scolastica.”
Che cosa unifica tutte queste realtà, che sono eterogenee tra loro?
“Il desiderio di costruire una scuola nuova e adeguata ai tempi, interessante per i ragazzi e per le loro famiglie. Una scuola dove studentesse e studenti possano fare un’esperienza di valore dal punto di vista formativo e di crescita umana e professionale.”
Una collaborazione così stretta tra scuola e imprese può far pensare a uno schiacciamento della proposta formativa sui desiderata delle aziende sostenitrici…
“Stringere partnership con aziende molto importanti crediamo sia essenziale per una scuola come la nostra. Non possiamo pensare che fare formazione tecnica oggi prescinda dal rapporto con il mondo del lavoro e con le aziende. La formazione spesso fallisce nei suoi obiettivi perché non è capace di intercettare le esigenze reali e i talenti degli studenti.”
Siamo partiti nel nostro dialogo dalla importante adesione di famiglie e ragazzi. Tuttavia avrete e avete sicuramente di fronte difficoltà da superare…
“Ci sono due ordini di difficoltà. Il primo è di natura economica: un’avventura nuova richiede risorse per essere implementata. Ringrazio i soci della fondazione per il contributo importante che stanno dando, ma continuiamo a cercare partner che vedano nella formazione tecnica e personale di questi ragazzi un’opportunità da sostenere.”
L’altra la Indovino da solo. La burocrazia…
“Non siamo contrari alle regole nella formazione, anzi. Il rigore è necessario, ma è difficile non constatare che l’imprenditorialità scolastica non è favorita dai moltissimi vincoli, soprattutto per chi vuole iniziare da zero. Si tratta di un sistema sostanzialmente chiuso, dove la nascita di nuovi attori richiede uno sforzo estremamente grande. Probabilmente sarebbe più facile affrontare le nuove sfide nella formazione attraverso la nascita anche di attori nuovi, che guardano la realtà con occhi differenti rispetto al passato.”
In chiusura, come possiamo sintetizzare la promessa del Carlo Acutis?
“Offrire alle studentesse e agli studenti un percorso realmente adeguato, appassionante, funzionale e realmente efficace alle esigenze loro e di tutta la società.”
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