La Fondazione Bruno Kessler (FBK) è uno dei principali centri di ricerca europei con sede a Trento, specializzato nell’integrazione tra tecnologia, scienze umane e innovazione sociale. Con oltre 620 ricercatrici, ricercatori, tecnologi e sviluppatori, affiancati da circa 170 dottorandi, 200 visiting professor e più di 700 affiliati e studenti accreditati, FBK opera come un distretto scientifico interdisciplinare di rilievo internazionale. La Fondazione è impegnata nelle tre grandi transizioni del nostro tempo – digitale, ecologica, sociale – ponendo al centro del proprio operato un approccio di people‑centred development, ossia lo sviluppo delle comunità e delle istituzioni a partire dai bisogni e dalle competenze delle persone.
(Foto FBK)
A guidare la riflessione strategica dell’ente è Paolo Traverso, Direttore della Pianificazione Strategica e figura di riferimento europeo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. In questa intervista ci conduce all’interno di una visione che lega tecnologia, AI e People Strategy, per valorizzare capacità umane, innovare il welfare locale e rafforzare l’attrattività delle aree più fragili.
Paolo Traverso – Direttore della Pianificazione Strategica, Fondazione Bruno Kessler
Senior scientist, tra i massimi esperti europei di Intelligenza Artificiale, ha guidato per anni il centro ICT di FBK e oggi coordina le strategie dell’intera Fondazione.
Direttore Traverso, può raccontarci brevemente che cos’è la Fondazione Bruno Kessler e qual è la sua missione?
FBK è un centro di ricerca di eccellenza riconosciuto a livello europeo, con sede a Trento. La nostra missione è generare conoscenza e innovazione per affrontare le grandi transizioni del nostro tempo: quella tecnologica, quella ecologica e quella sociale. Operiamo in settori che spaziano dall’intelligenza artificiale alla sostenibilità ambientale, dalle scienze religiose alla fisica teorica, fino alle scienze sociali applicate alle politiche pubbliche. Il nostro approccio è fortemente interdisciplinare: mettiamo in dialogo scienza, tecnologia e società per generare impatto concreto nei territori e nella vita delle persone.
Lei è considerato uno dei pionieri dell’Intelligenza Artificiale in Europa. Come si sta evolvendo oggi questa disciplina, anche in chiave sociale?
L’Intelligenza Artificiale sta evolvendo rapidamente grazie a tecnologie sempre più potenti e a una crescente disponibilità di dati. I modelli predittivi sono oggi molto più accurati e l’interazione con i sistemi è diventata naturale; ciò che un tempo era sperimentazione è ora integrato in applicazioni quotidiane, dagli smartphone ai servizi sanitari. Un ruolo crescente è svolto dall’Intelligenza Artificiale generativa, che consente di creare testi, immagini e soluzioni complesse in modo autonomo, aprendo nuove opportunità ma anche nuove sfide in termini di controllo, responsabilità e uso etico.
Non è una tecnologia intrinsecamente “buona” o “cattiva”: il valore dipende dall’uso che se ne fa e dalla capacità di garantirne trasparenza e affidabilità. Dopo la stagione del deep learning, l’AI è uscita dai laboratori per affermarsi come tecnologia trasformativa. Pur non essendo priva di limiti – come il fenomeno delle cosiddette allucinazioni – rappresenta un cambio di paradigma che richiede nuove condizioni organizzative e culturali.
Oggi non si tratta più di sviluppare algoritmi, ma di costruire sistemi intelligenti, etici e integrabili nei contesti reali. In questa prospettiva, l’AI può diventare uno strumento cruciale per affrontare la transizione demografica, rafforzare i sistemi educativi, sanitari e di welfare e rendere i territori più attrattivi e resilienti.
(Foto FBK)
In che modo l’Intelligenza Artificiale può contribuire a una “People Strategy”?
Una People Strategy oggi deve confrontarsi con due sfide centrali: la scarsità di persone – in particolare giovani, professionisti e caregivers – e la crescente complessità delle scelte individuali e collettive. In questo quadro, l’Intelligenza Artificiale può rappresentare un alleato prezioso: aiuta a leggere i bisogni, a personalizzare le risposte, a ottimizzare l’uso delle risorse esistenti. Pensiamo all’organizzazione dei servizi di prossimità, alla gestione della mobilità intelligente o all’analisi predittiva dei fabbisogni educativi e sanitari.
Ma il potenziale va oltre: l’AI può supportare i decisori pubblici nello sviluppo di politiche più mirate e valutabili, e allo stesso tempo favorire la comunicazione e la condivisione della People Strategy con cittadini e comunità. In questa prospettiva, l’AI non sostituisce le persone, ma le valorizza, creando spazi di coinvolgimento attivo. Grazie agli strumenti di analisi avanzata è possibile simulare scenari complessi – ad esempio l’impatto dei coworking sulla qualità della vita o i rischi legati all’overtourism – e comprendere come certe scelte possano generare benessere. Inoltre, l’AI diventa anche un mezzo di partecipazione: attraverso la citizen science può coinvolgere non solo ricercatori e policy maker, ma anche cittadini, creativi e comunità locali, che diventano protagonisti dei processi di trasformazione urbana, sociale e ambientale.
Può farci qualche esempio di progetti concreti che FBK sta sviluppando in questa direzione?
Abbiamo avviato diversi progetti che integrano tecnologia e impatto sociale. Uno dei più rilevanti riguarda la pianificazione personalizzata dei servizi di welfare territoriale, dove l’Intelligenza Artificiale consente di costruire scenari, simulare impatti e definire priorità di intervento. Un secondo ambito è la mobilità intelligente nei piccoli centri, con modelli predittivi in grado di ottimizzare gli spostamenti delle persone fragili, ridurre i tempi di attesa e migliorare l’accessibilità ai servizi. Collaboriamo inoltre con Comuni e reti intercomunali allo sviluppo di cruscotti di monitoraggio territoriale, che integrano dati socio-demografici, economici e ambientali a supporto delle decisioni strategiche locali. In campo turistico, stiamo sperimentando strumenti di what if analysis per valutare l’impatto di diverse scelte infrastrutturali (ad esempio l’apertura di nuove tangenziali) e potenziare la comunicazione dei servizi di trasporto disponibili. Un ulteriore esempio è quello della protezione civile: attraverso modelli di simulazione è possibile stimare in tempi rapidi i danni potenziali derivanti da eventi estremi, riducendo la necessità di inviare squadre sul territorio nella fase iniziale dell’emergenza.
La clean room di FBK è considerata una delle più avanzate d’Europa. Qual è il suo ruolo nel rafforzare l’attrattività scientifica e industriale del territorio?
La nostra clean room è un’infrastruttura strategica per l’innovazione tecnologica e la sovranità scientifica. È uno dei pochi ambienti in Europa in grado di realizzare dispositivi altamente specializzati – dai sensori per l’astrofisica alle tecnologie per la salute – con standard di purezza e precisione elevatissimi. Recentemente abbiamo avviato un piano di ampliamento che porterà la superficie utile a 2.000 m², consentendoci di partecipare a grandi progetti europei, come IPCEI, e di attrarre investimenti industriali di altissimo livello. La clean room non è solo un laboratorio: è un volano di sviluppo per l’intero ecosistema territoriale, perché crea occupazione qualificata, genera brevetti e abilita collaborazioni tra ricerca pubblica e imprese private.
(Foto FBK)
FBK è l’unico centro di ricerca in Italia a disporre di una clean room capace di gestire l’intero processo di realizzazione di un chip, mettendo a disposizione di accademia, centri di ricerca e grandi imprese un’infrastruttura unica per sperimentare nuove soluzioni. Non si tratta di una produzione su larga scala, come quella delle grandi aziende, ma di sistemi estremamente specializzati, applicabili in settori avanzati quali l’aerospazio o la fisica delle alte energie (ad esempio al CERN di Ginevra). Questa caratteristica rende la clean room un polo di forte attrattività sia per i ricercatori sia per le imprese interessate a sviluppare e testare tecnologie di frontiera.
Quali sono le condizioni per far sì che l’AI diventi davvero un motore di innovazione territoriale?
Servono visione politica, capacità di sperimentazione, partnership solide e un’infrastruttura dati ben strutturata. Ma soprattutto serve un nuovo paradigma culturale: passare da una logica prestazionale a una logica relazionale. L’Intelligenza Artificiale va concepita come leva di empowerment, non come strumento di controllo. Per questo nei nostri progetti adottiamo sempre un approccio di co-progettazione, che coinvolge amministrazioni pubbliche, comunità locali, servizi educativi e realtà del terzo settore. Non esiste innovazione sostenibile senza partecipazione. Le condizioni per uno sviluppo efficace dipendono oggi non tanto dalla disponibilità della tecnologia, quanto dalla capacità di saperla utilizzare e tradurre in delivery concreta. Ciò richiede conoscenze diffuse non solo tra i tecnici, ma anche tra dirigenti e decisori pubblici. L’AI evolve con una rapidità senza precedenti: neppure Internet ha conosciuto una velocità di sviluppo simile. Per questo pubbliche amministrazioni e imprese devono uscire dalla logica di considerarla una tecnologia “pronta per l’uso (off-the-shelf)”, in cui basta scegliere la tecnologia, il sistema più adatto e installarlo, perché’ è una tecnologia in continua e rapidissima evoluzione. Occorre invece entrare in un ciclo continuo di comprensione, sperimentazione, applicazione e ricerca, che modifichi i processi organizzativi e decisionali. In questo percorso i centri di ricerca hanno un ruolo cruciale.
FBK è anche capofila del progetto TreC, che punta a creare un hub avanzato di ricerca e innovazione in Trentino. Qual è la visione strategica dietro questa iniziativa, anche in relazione alla gestione dei dati e alla comunicazione tra cittadini e servizi?
TreC è una delle principali iniziative per costruire un ecosistema territoriale della conoscenza, integrando ricerca, innovazione e governance pubblica. Il progetto ha portato allo sviluppo di un ambiente digitale federato per la gestione sicura dei dati sensibili in sanità, welfare ed educazione, accessibile tramite TreC+, l’app ufficiale della salute digitale provinciale. Oggi la piattaforma è utilizzata da oltre 170.000 cittadini e conta più di 62.000 download attivi, offrendo moduli dedicati a referti clinici, fascicolo sanitario elettronico, prescrizioni e inclusione sociale. Il sistema, modulare e interoperabile, consente di integrare nuove funzionalità senza duplicazioni e garantendo protezione dei dati. TreC supera la frammentazione dei servizi digitali, crea un’interazione continua tra persone e istituzioni e si configura come infrastruttura abilitante per una People Strategy data-driven, capace di anticipare bisogni, supportare il policy making e generare valore pubblico attraverso innovazione responsabile.
In un mondo in cui l’AI è già tra noi, come può FBK aiutare i territori a immaginare il futuro?
FBK può essere un laboratorio di innovazione per il Paese: dispone di competenze scientifiche, reti internazionali ed esperienza di collaborazione con i territori. L’obiettivo è contribuire a costruire un ecosistema di innovazione pubblica, dove ricerca e politiche si incontrano. Lo stiamo già facendo con Comuni, Regioni, fondazioni e università, e riteniamo che questo modello sia replicabile. Se vogliamo territori attrattivi, resilienti e abitabili, dobbiamo puntare non solo su infrastrutture materiali, ma anche su infrastrutture di conoscenza, relazioni e senso. La ricerca può essere il fattore abilitante di questo processo. È fondamentale che il settore pubblico assuma un ruolo di sistema, costruendo una filiera condivisa con il privato: non bastano sperimentazioni isolate, serve il passaggio a soluzioni scalabili e a un nuovo modello di produzione dell’innovazione. L’AI non appartiene al domani ma all’oggi: è già parte delle nostre vite, e la vera innovazione è imparare a usarla con responsabilità e visione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link