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trasferire ricchezza (e competenze) a chi ci è caro … senza aspettare troppo « LMF Lamiafinanza


In Europa la “grande transizione patrimoniale” è in corso. Ma il vero lascito è la capacità di prendere decisioni finanziarie: è qui che le istituzioni Ue spingono su educazione, tutela e inclusione. 

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Trasferire ricchezza non è solo una questione di conti correnti e testamenti. Sempre più famiglie scelgono donazioni e aiuti in vita, perché consentono di vedere subito l’impatto: pagare una retta universitaria, versare l’anticipo della casa, avviare un progetto o una startup. Non solo si ottiene di di rafforzare le relazioni interpesonali, ma si ridurranno stress e conflitti quando, un domani, il patrimonio passerà formalmente di mano. Accanto al denaro, molti genitori mettono in campo supporti non finanziari: presentano ai figli consulenti di fiducia, condividono regole di base per l’investimento e incoraggiano piani coerenti con orizzonte, rischio e obiettivi personali. È una trasmissione di capitale, sì, ma soprattutto di cultura finanziaria.

Il contesto europeo rende questo passaggio più urgente. Secondo stime internazionali, nel 2024 sono stati ereditati 2–3 mila miliardi di dollari a livello globale; la quota crescerà con l’avanzare dell’età dei baby boomer. In Europa, documenti del Parlamento europeo ricordano che tra il 50% e il 60% della ricchezza complessiva deriva da eredità: un fenomeno che amplifica le disuguaglianze se non accompagnato da politiche e competenze adeguate.

Educazione finanziaria e tutela dei risparmiatori

Nel frattempo, la Banca centrale europea ha introdotto nuove statistiche sulla distribuzione della ricchezza: tra il 2016 e il secondo trimestre 2023 la ricchezza mediana delle famiglie dell’area euro è aumentata di circa il 40%, mentre il top 5% detiene ancora oltre il 43% della ricchezza netta. Questi numeri spiegano perché educazione finanziaria e tutela dei risparmiatori siano sempre più centrali per l’Unione europea.

La Commissione europea, infatti, ha messo la financial literacy tra le priorità della Capital Markets Union e nel 2024 ha rilanciato l’agenda con una conferenza di alto livello su alfabetizzazione, resilienza e inclusione. Nei suoi materiali la Commissione cita un Eurobarometro: solo il 18% dei cittadini Ue ha un alto livello di alfabetizzazione finanziaria; il 16% non ha alcun risparmio d’emergenza e un altro 18% riuscirebbe a coprire le spese solo per 3–6 mesi in caso di perdita del reddito. Tradotto: senza competenze e cuscinetti, anche il patrimonio ereditato rischia di essere gestito male.

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Per dare una base comune, Bruxelles e OCSE hanno pubblicato due quadri di competenze: uno per gli adulti e uno per bambini e giovani. Sono strumenti operativi che gli Stati membri possono usare per programmi scolastici, iniziative pubbliche e materiali didattici. Non si tratta solo di “sapere cos’è un ETF”, ma di abilità trasversali: pianificazione, gestione del rischio, uso consapevole degli strumenti digitali, comprensione dei costi e dei conflitti d’interesse.

Anche le autorità europee di vigilanza legano l’educazione alla tutela: ESMA, per esempio, nel 2025 ha avviato una call for evidence sul percorso dell’investitore retail per capire barriere e lacune informative lungo tutta l’esperienza d’investimento; già nel 2024 aveva segnalato i rischi d’uso improprio dell’AI nei servizi finanziari, richiamando gli intermediari alle responsabilità verso i clienti. EIOPA sottolinea che la digitalizzazione di assicurazioni e pensioni crea opportunità ma anche rischi di esclusione: serve un’informazione più chiara e personalizzata. Tutto questo tocca da vicino il trasferimento di ricchezza, perché l’“erede” di oggi è il risparmiatore retail di domani.

Perché aiutare adesso (e non solo “dopo”)

La conversazione e le tematiche sulla ricchezza stanno cambiando: meno “che cosa lascerò?” e più “come posso aiutare adesso mentre vedo la differenza?”. Donazioni in vita, prestiti infragruppo familiare ben regolati, patti di famiglia quando ci sono aziende: strumenti diversi con un filo rosso comune, accompagnare chi riceve denaro con esperienze condivise e regole chiare. L’aiuto “non finanziario” – introdurre a un consulente indipendente, fare insieme un budget, spiegare perché diversificare – vale quanto un bonifico, perché costruisce autonomia decisionale e riduce l’ansia legata al denaro. Le ricerche confermano che senza un passaggio ordinato di competenze il patrimonio tende a disperdersi nel giro di una o due generazioni.

E’ importante per tutti, non solo per chi possiede grandi patrimoni

Non serve prevedere un’eredità milionaria per agire. Le stesse regole – sviluppare capacità finanziarie, stabilire obiettivi, gestire rischio e orizzonte – valgono per chi intende lasciare poco o nulla in denaro ma tanto in saper fare: c’è chi affianca amici, associazioni o giovani del quartiere con mentorship su risparmio e investimenti di base. In un mercato dove prodotti e canali digitali si moltiplicano, decisioni informate sono essenziali per evitare errori costosi o truffe: è il messaggio che arriva con forza dalle istituzioni Ue.

Tre piste operative (con l’Europa sullo sfondo)

Primo: parlate presto. Portare i beneficiari al tavolo quando i bisogni emergono – l’università, l’ingresso nel lavoro, l’acquisto della casa – permette di condividere criteri prima che arrivino grandi somme. La Commissione, nei suoi documenti, invita a integrare l’educazione finanziaria fin dall’età scolare e lungo tutto l’arco della vita, coerentemente con i due framework Ue/OCSE.

Secondo: legate il denaro a obiettivi e regole. Budget, cuscinetto d’emergenza, orizzonte e rischio dichiarati, verifica periodica; se servono prodotti, pretendete informazioni comparabili e consulenza in migliore interesse (best interest advice): si intende un tipo di consulenza finanziaria in cui l’intermediario ha l’obbligo di agire nell’interesse del cliente e non del proprio, Su questo tema le autorità Ue stanno alzando l’asticella, anche in relazione all’uso dell’AI nella distribuzione.

Terzo: misurate l’impatto emotivo. Gli aiuti funzionano meglio quando riducono stress e conflitti: tenere traccia (anche con semplici lettere d’intenti) di donazioni, aspettative e responsabilità evita “buchi neri” nella memoria familiare. Così il lascito diventa fiducia e buone abitudini, non solo capitale.

La posta in gioco

Se l’Europa vuole mercati dei capitali più inclusivi, il trasferimento di ricchezza deve andare di pari passo con competenze diffuse e tutele efficaci. La ricchezza che cambia mani può essere un acceleratore di mobilità sociale,  oppure cristallizzare divari. Dipende da come accompagniamo il passaggio: con trasparenza, formazione e scelte consapevoli, oggi, mentre chi dona può ancora vedere e indirizzare i risultati.

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