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Bolzano dice addio a Sandro Angelucci: fu economista, politico e sindacalista


di
Silvia M. C. Senette

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Studiò alla Bocconi, realizzò il sistema dei Fondi europei. Poi la presidenza della Fondazione Carispa

Una valigia piena di soldi, una mazzetta per convincere un sindacalista a sospendere uno sciopero. Sandro Angelucci l’aveva vissuta da giovane, quell’offerta, ed era bastata per convincerlo che quella non era la sua strada. Si era licenziato e se n’era andato, senza rimpianti. Un aneddoto che da solo basterebbe a raccontare chi era l’economista, politico e sindacalista scomparso giovedì sera a 87 anni: un uomo dall’onestà incrollabile e dal carattere mite ma determinato che ha vissuto mille vite, sempre fedele ai suoi valori. Un percorso arricchente, per lui e per gli altri, che lo ha visto prima studente militante, poi consulente giramondo e infine figura di spicco della sua Bolzano.

I primi anni

Nato nel 1938, cresciuto tra i banchi del liceo classico Carducci, Angelucci si era distinto fin da ragazzo per il suo spirito battagliero e contestatore. Studente modello alla Bocconi di Milano, dove si era laureato in Economia, aveva affiancato lo studio all’impegno politico, arrivando a essere arrestato per una protesta contro la dittatura franchista sotto il consolato spagnolo.
Dopo la laurea, il giovane economista aveva lasciato l’Italia per esplorare il mondo. Prima assistente del direttore della Sip, quindi consulente per l’Eni in Algeria, in Angola e Mozambico, Paesi alle prese con la decolonizzazione: parlava il portoghese e il francese e usava le sue competenze per aiutare i neonati governi socialisti a definire i loro piani di sviluppo economico. Infine è stata la volta della Palestina, dove portava aiuti umanitari e raccoglieva prove degli orrori della guerra per diffonderle in Occidente. In una delle sue tante tappe aveva incontrato la sua prima moglie, Elisa Pavone: era tornato a Bolzano a metà degli anni Sessanta diventando poi padre dell’amato figlio Marco, oggi caposervizio del Corriere dell’Alto Adige.




















































La sua terza vita a Bolzano

A Bolzano era iniziata la sua terza vita. Insegnante di geografia economica all’Istituto per il Commercio del capoluogo, fondò poi una sua società e fu tra i primi a lavorare con i fondi europei, costruendo il sistema Fse in Alto Adige assieme a Barbara Repetto. Si candidò due volte come consigliere comunale a Bolzano, prima per il Pdup — il Partito di Unità Proletaria per il Comunismo — e poi, negli anni Novanta, con il Pci. Era un uomo politicamente e ideologicamente schierato ma critico e lungimirante, che non aveva paura di prendere posizioni scomode: negli ultimi anni non aveva mancato di esprimere profondo dispiacere per il fatto che la sinistra avesse perso i suoi valori per abbracciare l’elettorato di centro, e si era ricandidato con i Verdi.

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Il secondo matrimonio

Negli anni Ottanta il matrimonio con la sua seconda moglie. E proprio quando pensava di aver ormai trovato il suo posto nel mondo, la vita gli ha riservato un’altra parentesi inattesa quando, nel 1999, fu nominato vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio. Sandro Angelucci si ritrovò al centro di una fase delicatissima: in seguito alla legge Tremonti, le fondazioni dovettero trasformarsi in soggetti privati non profit per scopi di utilità sociale e sviluppo economico e cedere il controllo delle banche. Fu suo il merito, all’epoca tutt’altro che riconosciuto, dell’accordo per cedere il 20% delle quote alla Banca Popolare di Lodi. Un’operazione contestata, soprattutto dall’allora Landeshauptmann Durnwalder, ma che, a posteriori, si sarebbe rivelata decisiva per salvare l’istituto e garantire la ripresa del controllo da parte della Fondazione. Nel 2023, anche in virtù di quell’impresa, la Fondazione Cassa di Risparmio gli aveva conferito l’onorificenza «per meriti particolari»: riconoscimento di cui andava particolarmente orgoglioso.

La famiglia

Angelucci era un uomo pubblico ma anche un padre, un nonno, un marito e un amico sempre presente, con una rete sterminata di relazioni umane. Il salotto di casa sua era «un porto di mare», ricorda oggi il figlio Marco, frequentato da politici, imprenditori e intellettuali. Sandro era legato profondamente anche al fratello Nicola, ingegnere e a lungo presidente di Italia Nostra, venuto a mancare dieci anni fa. Non ha mai smesso di viaggiare fino all’ultimo e, attraverso racconti e aneddoti, ha saputo trasmettere il suo amore per la vita anche ai nipoti Oliver e Yann.

Gli ultimi anni 

Anche negli ultimi anni segnati dalla malattia, non aveva perso l’interesse per la politica e il senso critico. Non era più lucido quando avrebbe forse voluto contestare l’avvento della destra in Comune a Bolzano, ma l’apparentamento della Svp con la Lega nel 2018 e, cinque anni dopo, con Fratelli d’Italia non gli erano rimasti indifferenti. Sebbene gli fosse faticoso accettare le limitazioni imposte dalle sue recenti condizioni di salute, non mancava di dimostrare gratitudine per la signora Olexandra che lo ha accompagnato e assistito fino all’ultimo con il team delle Cure palliative domiciliari. Sandro Angelucci se n’è andato serenamente, a casa sua, circondato dall’affetto dei suoi cari. In un lungo e toccante messaggio, il figlio Marco si è accomiatato pubblicamente da lui ricordandolo così: «Hai vissuto mille vite, tutte straordinarie. Buon viaggio. Mi mancherai, papà». Le esequie saranno celebrate lunedì alle 14.30 nella chiesa dei Domenicani.

30 agosto 2025 ( modifica il 30 agosto 2025 | 17:40)

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