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Agroalimentare Italiano: +7,5% di export e 75 miliardi di valore nel 2024. Leader Ue per qualità, sostenibilità e innovazione


Nel 2024, l’Italia si afferma come leader europeo nell’agroalimentare, raggiungendo un valore di 75 miliardi di euro e un incremento del 7,5% nell’export. 

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75 miliardi di valore

Sempre più strategico per l’economia italiana, il settore ha generato, secondo il nuovo report “Il Futuro del settore food Made in Italy” di Rome Business School, un valore complessivo di **75 miliardi di euro**, inclusi agriturismo ed energie rinnovabili, e ha raggiunto 70 miliardi di export (+7,5%), pari all’**11%** del totale nazionale. A trainare la crescita sono l’espansione del biologico, che coinvolge oltre 92.000 aziende e il 18,7% della superficie agricola nazionale, investimenti record nell’AgriFoodTech (oltre 350 milioni di euro nel 2024**), e 887 prodotti certificati Dop, Igp e Stg, di cui oltre il 60% destinati all’export, veri ambasciatori della qualità Made in Italy nel mondo.

Un motore per l’economia

Il settore agroalimentare si conferma la prima filiera economica italiana, con un valore che supera di 2,3 volte quello della moda, 4,4 volte quello dell’arredo e design e addirittura 4,5 volte quello dell’automotive (The European House, 2024). Nel 2024 ha registrato una crescita del +3,5% in volume rispetto all’anno precedente, trainata soprattutto dai comparti della frutta (+5,4%), degli ortaggi freschi (+3,8%) e del vino (+3,5%). Considerando l’intera filiera estesa, dalla produzione agricola primaria fino all’agriturismo e alle agroenergie, il valore complessivo del comparto raggiunge i 75 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Riparte l’Italia.

Italia primo paese Ue per valore aggiunto agricolo

L’Italia è quindi il primo Paese dell’Ue per valore aggiunto agricolo, con una quota pari al 18,2% del totale stimato di 233,6 miliardi di euro. Pur classificandosi terza per volume di produzione (74,6 miliardi di euro), preceduta da Francia (89,4 miliardi) e Germania (75,5 miliardi), il nostro Paese si distingue per efficienza e redditività, anche grazie a una contrazione dei costi intermedi del -4,5%. L’agricoltura italiana è inoltre la meno sussidiata tra i grandi produttori europei, con un rapporto tra sussidi pubblici e valore aggiunto fermo al 12,3%, contro il 24,5% della Francia, il 21,9% della Germania e una media UE del 21,7%.

Tecnologie avanzate per la filiera

Nel 2024, la spinta all’innovazione è stata rafforzata da oltre 350 milioni di euro di fondi del Pnrr e del piano Transizione 4.0, che hanno favorito l’adozione diffusa di tecnologie avanzate nella filiera: sensori IoT per il monitoraggio ambientale e l’irrigazione intelligente, blockchain per la tracciabilità certificata, automazione di precisione e piattaforme digitali per la gestione aziendale. Con più di 1.600 imprese specializzate nella lavorazione e conservazione di frutta e verdura, l’Italia si conferma leader europeo nel comparto agroindustriale, grazie a un ecosistema solido che integra grandi gruppi, PMI, startup, distretti produttivi e poli della ricerca. Un sistema che non solo genera valore, ma rappresenta anche un motore di coesione territoriale, transizione ecologica e competitività internazionale.

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Export agroalimentare, un 2024 da primato per i prodotti italiani

Nel 2024 l’agroalimentare italiano ha toccato un nuovo massimo storico, con oltre 70 miliardi di euro di esportazioni, in crescita del +7,5% e pari all’11% dell’export nazionale. I distretti agroalimentari hanno generato 28 miliardi di euro, con un incremento del +7,1%, superiore alla media manifatturiera. L’Italia si conferma uno dei principali player globali dell’agribusiness, grazie a un sistema che unisce qualità e tracciabilità.

Tra i protagonisti della crescita: vini spumanti (+10% in valore), formaggi stagionati come Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+10,1%), olio extravergine (+50%), pasta, prodotti da forno, caffè e ortofrutta, che ha superato i 10 miliardi di euro in export. La bilancia commerciale dell’olio è tornata in attivo, grazie all’aumento di volumi e valore.

Secondo Fondazione Edison, per 41 prodotti agricoli l’Italia è tra i primi tre produttori UE, ed è prima per 16, tra cui carciofi, cime di rapa, kiwi e grano duro. Tra le regioni trainanti: Puglia, Sicilia, Toscana e Campania. Questa varietà è alla base del successo di molte filiere: olio toscano +43,5% verso Usa, pasta e dolci di Alba +16,5%, mele dell’Alto Adige +18,9%, salumi del modenese +5,2%, con punte del +31,7% verso gli Stati Uniti.

I mercati emergenti hanno rappresentato il 20% dell’export complessivo, con aumenti a doppia cifra in Polonia (+15,3%), Romania (+15,2%) e Cina (+9,7%).

Transizione ecologica

Nell’ultimo anno l’Italia ha raggiunto il 18,7% di superficie agricola in biologico, pari a 2,3 milioni di ettari, con oltre 92.000 aziende attive. I consumi interni hanno superato i 4,1 miliardi di euro, mentre il settore continua a migliorare le proprie performance ambientali.

L’agricoltura è responsabile di appena l’8,7% delle emissioni di gas serra in Italia, al di sotto della media UE, e ha ridotto del 7,8% le emissioni per unità di output (Ispra, 2023). Resta però il principale responsabile delle emissioni di ammoniaca (90%), legate in gran parte al comparto zootecnico.

Gli allevamenti sono fortemente concentrati al Nord: il 66% dei bovini e l’88% dei suini si trovano tra Lombardia, Emilia e Veneto, in particolare nelle province di Lodi, Cremona e Brescia. Questa concentrazione rende l’impatto ambientale particolarmente critico in alcune aree del Nord, dove la transizione richiede interventi mirati.

Proprio per questo, nel 2024, grazie al Pnrr, sono stati investiti oltre 350 milioni di euro in soluzioni digitali e sostenibili. Ma in questo scenario, le politiche europee impongono obiettivi ambiziosi: il Green Deal e il piano Fit for 55 puntano a ridurre del 55% le emissioni entro il 2030, mentre il Regolamento Effort Sharing assegna all’Italia un target specifico del -43,7% nelle emissioni agricole entro lo stesso anno.

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