Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Berkshire Hathaway: 3 motivi per cui è meglio di un fondo


Berkshire Hathaway, conglomerato finanziario controllato e gestito (in questo secondo caso fino al 31 dicembre 2025) dal leggendario investitore Warren Buffett, è stato nel corso degli anni un punto di riferimento per gli investitori di ogni genere in tutto il mondo. Anche quando il mercato in generale precipitava o era sotto pressione, la società finanziaria con sede a Omaha mostrava segni di resilienza impareggiabili.

 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Da quando è stata acquisita da Buffett negli anni ’60 da azienda tessile prossima al fallimento e trasformata in holding finanziaria, Berkshire Hathaway ha realizzato una performance annuale media circa del 20%, sovraperformando l’indice S&P 500 che annualmente ha guadagnato in media poco più di 10 punti percentuali. Nella tabella seguente è possibile vedere il guadagno a confronto anno per anno, partendo dal 1965. 

 

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

































































Anno

Berkshire Hathaway

Microcredito

per le aziende

 

S&P 500

 

Contabilità

Buste paga

 

 

 

1965

49,50%

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

10,00%

1966

Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

-3,40%

-11,70%

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

1967

13,30%

30,90%

1968

77,80%

11%

1969

19,40%

-8,40%

1970

-4,60%

3,90%

1971

80,50%

14,60%

1972

8,10%

18,90%

1973

-2,50%

-14,80%

1974

-48,70%

-26,40%

1975

2,50%

37,20%

1976

129,30%

23,60%

1977

46,80%

-7,40%

1978

14,50%

6,40%

1979

102,50%

18,20%

1980

32,80%

32,30%

1981

31,80%

-5%

1982

38,40%

21,40%

1983

69%

22,40%

1984

-2,70%

6,10%

1985

93,70%

31,60%

1986

14,20%

18,60%

1987

4,60%

5,10%

1988

59,30%

16,60%

1989

84,60%

31,70%

1990

-23,10%

-3,10%

1991

35,60%

30,50%

1992

29,80%

7,60%

1993

38,90%

10,10%

1994

25%

1,30%

1995

57,40%

37,60%

1996

6,20%

23%

1997

34,90%

33,40%

1998

52,20%

28,60%

1999

-19,90%

21%

2000

26,60%

-9,10%

2001

6,50%

-11,90%

2002

-3,80%

-22,10%

2003

15,80%

28,70%

2004

4,30%

10,90%

2005

0,80%

4,90%

2006

24,10%

15,80%

2007

28,70%

5,50%

2008

-31,80%

-37%

2009

2,70%

26,50%

2010

21,40%

15,10%

2011

-4,70%

2,10%

2012

16,80%

16%

2013

32,70%

32,40%

2014

27%

13,70%

2015

-12,50%

1,40%

2016

23,40%

12%

2017

21,90%

21,80%

2018

2,80%

-4,40%

2019

11%

31,50%

2020

2,40%

18,40%

2021

29,60%

28,70%

2022

4%

-18,10%

2023

15,80%

26,30%

2024

25,50%

25%

 

 

 

Guadagno annuo composto

19,90%

10,40%

 

 

Fare meglio dell’indice S&P 500 per un periodo così lungo è un’impresa molto rara. Solo pochi eletti ci sono riusciti. Su questo punto, proprio Buffett ha da sempre insistito, affermando che la stragrande maggioranza dei gestori dei fondi non è in grado di superare il mercato in un arco temporale elevato.

 

Ciò avviene essenzialmente per due motivi, secondo l’oracolo di Omaha. Innanzitutto i gestori attivi operano con troppa frequenza e quindi perdono spesso gran parte del rally delle azioni. In secondo luogo, applicano commissioni elevate che vanno a minare le performance del fondo.

 

Quindi, meglio investire in un fondo indicizzato a basso costo che riproduca l’S&P 500 e tenerlo per molti anni. Grazie alla potenza dell’interesse composto, i rendimenti potrebbe essere davvero elevati dopo un certo numero di anni.

 

Al riguardo, Buffett lanciò una scommessa nel 2006 da 1 milione di dollari che nessun gestore di fondi sarebbe mai riuscito a battere nell’arco di un decennio il fondo indicizzato da lui descritto. La scommessa fu accettata da un certo Ted Seides, con il suo hedge fund Protégé Partners, che andò incontro a un’umiliante sconfitta. 

 

 

Berkshire Hathaway: perché fa meglio di un fondo

Prima di acquistare la Berkshire Hathaway, Buffett ha gestito fondi e quindi conosce a fondo la differenza tra le due entità. Durante quella gestione, il suo profilo commissionale era diverso da quello applicato dagli altri gestori.

 

Questi si attenevano alla regola 2/20, ovvero il 2% di commissioni di gestione annuali e il 20% sulla performance conseguita. Fermo restando che all’inizio di ogni anno si ripartiva da zero. Quindi se l’anno precedente erano conseguite perdite, non venivano poi conteggiate nel risultato del nuovo anno, in questo modo penalizzando gravemente l’investitore.

 

Buffett invece non prevedeva alcuna commissione di gestione annuale e già questo era un grosso risparmio per chi decideva di affidargli i suoi soldi. In secondo luogo, riscuoteva una commissione di performance del 25% su tutti i profitti superiori al 6%.

 

Il principio era il seguente: se i suoi fondi guadagnavano meno di sei punti percentuali, Buffett non percepiva un centesimo, ma oltre doveva essere ampiamente ricompensato.

 

La Berkshire Hathaway è un’altra cosa, ha un capitale suo che utilizza per acquistare azioni e gli investitori possono partecipare alle sorti dell’azienda diventando azionisti. Questi possono liquidare la propria azione in qualsiasi momento vendendola sul mercato.

 

Chiaramente la stessa cosa possono fare con la quota del fondo di investimento, nel senso che possono chiedere il riscatto. Ma c’è una differenza molto importante. Quando un investitore -soprattutto se grosso – decide di riscattare la quota di un fondo, può essere un problema per il fondo stesso.

 

Questo perché questi deve vendere le azioni sul mercato per liquidare l’investitore. Il fatto è che molto spesso accade che gli investitori vogliono uscire dal fondo quando sono in preda al panico, ad esempio durante una crisi finanziaria.

 

Giocoforza, il fondo si trova a vendere a prezzi bassi compromettendo la performance finale. Berkshire non ha questi problemi. Se un investitore decide di vendere le azioni della società perché non è soddisfatto dall’andamento del mercato, l’azienda non è costretta a cedere alcuna sua azione che detiene in portafoglio.

 

In altri termini, Berkshire ha il vantaggio strutturale di essere una società pubblica e non un fondo, per cui investe un capitale permanente che nessun azionista in preda alle sue paure potrà scegliere di ritirare. 

 

Il secondo grande vantaggio, che si riallaccia al primo, sta nella scelta di Buffett di avere una pila di contanti che permette all’azienda di resistere a ogni tempesta finanziaria. Un esempio emblematico è stata la pandemia.

 

Quando nel marzo del 2020 i mercati finanziari affondarono a causa dell’avvento del Covid-19 che mise in ginocchio l’economia mondiale, Berkshire disponeva di una liquidità di 137 miliardi di dollari. Ciò la mise al riparo da qualsiasi pressione per vendere le azioni.

 

A parte il fatto che vendere in preda al panico esula completamente dalla filosofia di investimento di Warren Buffett. La liquidità di Berkshire non ha fatto altro che crescere negli anni.

 

In terzo luogo, la struttura economica di Berkshire si regge su alcuni pilastri, soprattutto sulle assicurazioni. Le attività assicurative sono fortemente sovracapitalizzate e in grado di far fronte a catastrofi che spazzerebbero via le aziende più deboli.

 

Inoltre, la scelta degli investimenti di Buffett si basa sempre su aziende di alta qualità, a differenza di molti fondi che spesso seguono le mode del momento o si fanno catturare da società tecnologiche che sono nient’altro che una promessa.

 

 





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