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“C’è bisogno di scelte concrete, non di promesse”


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TARANTO – La firma dell’intesa sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva, sottoscritta ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), ha suscitato critiche feroci da parte dei sindacati, che vedono nel documento l’ennesima promessa destinata a rimanere vuota. Gennaro Oliva, coordinatore territoriale della UIL Taranto, non ha nascosto la sua delusione riguardo a quello che è stato presentato come un “passaggio decisivo” verso un futuro industriale più ecologico, ma che, secondo il sindacalista, non fa altro che perpetuare un ciclo di parole vuote e promesse non mantenute.

Il numero uno di piazzale Bestat ha denunciato nel suo lungo intervento come l’intesa firmata ieri non risponda alle reali necessità di Taranto, una città che da anni si trova al centro di un dibattito su ambiente e lavoro che sembra non avere mai soluzioni concrete. In particolare, la bozza di intesa firmata, pur impegnando, senza vincoli, le parti alla decarbonizzazione e successivamente all’ambientalizzazione degli impianti, non offre alcuna chiarezza sul come e quando questi obiettivi possano essere raggiunti. Le tempistiche della transizione a forni elettrici, le modalità di riconversione e le risorse economiche necessarie sono tutti aspetti rimandati senza una vera pianificazione. Inoltre, resta del tutto aperta la questione del futuro dei lavoratori, in cassa integrazione straordinaria o in amministrazione straordinaria, e di quelli che lavorano nell’indotto.

“Abbiamo sentito parlare di miliardi di euro, dieci addirittura, ma non c’è alcuna risposta chiara su come verranno utilizzati questi fondi, e soprattutto chi investirà. Le risposte che ci aspettavamo ieri sono ancora un mistero”, afferma Oliva. Una delle principali critiche riguarda proprio l’assenza di indicazioni concrete sulle modalità con cui verrà realizzata la transizione verso la decarbonizzazione. Non si sa ancora dove saranno localizzati gli impianti per la produzione di preridotto, che serviranno ad alimentare i nuovi forni elettrici, e l’assenza di risposte su questi punti cruciali non fa che alimentare le preoccupazioni per il futuro del settore.

Oliva non ha risparmiato parole dure contro la scelta di rinviare le decisioni finali al 15 settembre, quando si concluderanno le offerte vincolanti per la nuova gara. Per il coordinatore UIL, questo rinvio è inaccettabile, perché si traduce in un altro ostacolo alla definizione di un piano concreto per il futuro dell’acciaio e dei suoi lavoratori. “Non possiamo continuare a giocare con il destino di questa città e dei lavoratori. A cosa serve una firma su un verbale se non dà risposte concrete su temi vitali per la città, che ormai si trascinano da più di tredici anni?”, si chiede Oliva.

Il coordinatore della UIL di Taranto evidenzia anche come l’ex Ilva, così com’è strutturata oggi, non sia più in grado di sostenere una produzione di acciaio di sei milioni di tonnellate. Gli impianti, ormai obsoleti, non sono più in grado di garantire la capacità produttiva necessaria, e la transizione a un modello industriale a basse emissioni è un passo necessario, ma che richiede un piano chiaro e risorse adeguate. La mera sostituzione dei forni non è sufficiente a garantire la sostenibilità a lungo termine del settore siderurgico.

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“Non si può fare finta che tutto vada bene. La fabbrica, così com’è, non funziona più e non possiamo basarci su una falsa illusioni”, prosegue Oliva. E se la decarbonizzazione è senza dubbio una necessità, il sindacalista sottolinea che serve un piano industriale che includa anche una riconversione vera e propria, capace di rispondere alle esigenze del mercato globale e di ridurre realmente le emissioni di CO2. Il futuro industriale di Taranto non può essere costruito su un progetto che non affronta le reali difficoltà degli impianti e non tutela adeguatamente la salute dei lavoratori e dei cittadini.

Un altro punto fondamentale sollevato da Oliva riguarda il tema della salute e della sicurezza, che continua a essere una delle problematiche più gravi e urgenti per Taranto. La produzione di acciaio a carbone ha già causato danni enormi alla salute di operai e cittadini, e il rischio di danni a lungo termine resta un tema irrisolto. “Non possiamo dimenticare il prezzo che Taranto ha già pagato in termini di malattie e morti premature”, evidenzia Oliva, ribadendo che la salute e la sicurezza sono priorità non negoziabili.

Ma le preoccupazioni non si limitano solo all’ambito industriale. Oliva non ha dubbi sul fatto che Taranto meriti un trattamento diverso, che non sia più quello di una terra di sacrifici, dove il futuro è continuamente rinviato a causa delle promesse non mantenute da parte delle istituzioni. “Da troppo tempo Taranto è stata una terra di passaggi, di dichiarazioni politiche, ma mai di risultati concreti”, sottolinea Oliva. Per lui, la città merita un futuro che non sia più dominato da parole e proclami vuoti, ma da azioni reali che diano risposte tangibili alle necessità del territorio.

Il coordinatore della UIL conclude il suo intervento con un forte appello alla politica locale e nazionale, chiedendo che il 15 settembre il tavolo decisivo per il futuro dell’ex Ilva si tenga finalmente a Taranto. “La città ha bisogno di certezze, non di altre passerelle politiche. Non possiamo più essere trattati come una pedina in un gioco di interessi. Il Governo deve venire qui, confrontarsi con tutti gli attori locali, e prendere decisioni concrete che tutelino la salute, l’ambiente e il lavoro”, conclude Oliva.

Un appello che punta a superare le parole e a dare finalmente spazio alle azioni, chiedendo con urgenza risposte per un territorio che da troppi anni aspetta il riscatto. Il 15 settembre a Taranto non deve essere l’ennesima occasione sprecata, ma il momento in cui la città, i suoi lavoratori e le istituzioni tutte possano finalmente sedersi insieme per definire il vero futuro dell’ex Ilva, senza più rinvii e senza più promesse vuote.

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