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Ex Ilva, firmata l’intesa sulla decarbonizzazione degli impianti


È stata firmata al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit), da tutte le amministrazioni nazionali e locali, l’intesa sulla decarbonizzazione degli impianti dell’ex Ilva. È quanto si apprende da fonti del Mimit.

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A fine luglio la situazione di stallo non faceva pensare alla possibilità di passi in avanti, almeno a breve termine.

La bozza dell’intesa riporta in calce le istituzioni firmatarie: ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ministero delle Imprese e del Made in Italy, ministero della Salute, ministero dell’Interno, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto, Ilva spa in amministrazione straordinaria, Acciaierie d’Italia spa in amministrazione straordinaria, Taranto energia srl in amministrazione straordinaria, Adi Energia srl in amministrazione straordinaria, Dri d’Italia spa.

Nella bozza di accordo siglata al Mimit sull’ex Ilva non vi è ancora un’indicazione precisa sui tempi della riconversione ecologica del sito di Taranto né sull’ubicazione degli impianti Dri per la realizzazione del pre-ridotto per alimentare i nuovi forni elettrici, decisione questa rimandata a una nuova riunione del tavolo, “successiva al 15 settembre“.

Nel testo dell’intesa sulla decarbonizzazione, le parti firmatarie prendono atto dell’aggiornamento della gara internazionale (‘in via preliminare si prende atto dei contenuti della nuova lettera di procedura II nell’ambito della vendita degli asset aziendali di Ilva spa e Acciaierie d’Italia spa’), “condividono la necessità che l’acquirente” degli asset industriali presenti “nel rispetto dei tempi che saranno indicati in fase di aggiudicazione, le dovute istanze autorizzative sul versante ambientale e sanitario, che tengano conto della progressiva e completa decarbonizzazione dello stabilimento attraverso la realizzazione di forni elettrici in sostituzione degli altoforni che saranno gradualmente dismessi in un tempo certo”.

Inoltre, le parti “si impegnano a convocare una nuova riunione del tavolo in data successiva al 15 settembre – termine ultimo per la presentazione di offerte vincolanti – per esaminare le prime evidenze della procedura e valutare la possibile localizzazione degli impianti di preridotto (Dri) utili per l’approvvigionamento dei forni elettrici presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, a partire dall’impianto già previsto con il Fsc (ex Pnrr), qualora sia possibile assicurare il necessario approvvigionamento energetico”.

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Si terrà quindi a settembre una nuova riunione sull’accordo di programma che guarda soprattutto “alla necessità del territorio della provincia di Taranto e dei Comuni di Taranto e Statte, coniugando il soddisfacimento del diritto alla salute, all’ambiente, al lavoro“.

Tra i vari punti dell’accordo, anche la ricerca di nuove prospettive per le aree libere, la nomina di un commissario ad hoc, favorire “l’incremento del Fondo sanitario regionale in misura che tenga conto dei dati epidemiologici, anche in funzione preventiva e di screening sanitario” e “l’incremento delle risorse per il potenziamento del monitoraggio ambientale“.

In particolare, “saranno anche esaminate nuove prospettive per la reindustrializzazione delle aree libere, secondo gli indirizzi del ‘tavolo Taranto‘ tenendo presente il principio della valorizzazione dell’indotto, da attuarsi mediante una procedura di avviso per manifestazione di interesse agli investimenti industriali e produttivi, con la nomina di un Commissario”, secondo quanto previsto dall’ultimo decreto legge (il 92 del 2025, convertito dalla legge primo agosto 2025, n. 113), “nonché a favorire, nel rispetto delle reciproche competenze, l’incremento del Fondo sanitario regionale in misura che tenga conto dei dati epidemiologici, anche in funzione preventiva e di screening sanitario, nonché a favorire l’incremento delle risorse per il potenziamento del monitoraggio ambientale“.

Nell’accordo anche “il potenziamento delle attività di ricerca e studio attraverso ‘l’istituto di ricerche mediterraneo per lo sviluppo sostenibile’ anche a mezzo dell’integrazione con i laboratori di ricerca di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, favorendo la nascita di un polo tecnologico che possa operare in diversi ambiti industriali a supporto dello sviluppo produttivo sostenibile del territorio tarantino, salve le competenze dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale); a favorire il potenziamento delle infrastrutture, anche portuali“. Saranno altresì valutate possibili misure in favore dei proprietari degli immobili nel quartiere Tamburi, anche attraverso lo snellimento delle procedure e il rifinanziamento del fondo.

Per scongiurare o attenuare riflessi negativi sul versante occupazionale della transizione green dell’acciaieria saranno valutate misure di politica attiva e passiva del lavoro, anche a sviluppo delle interlocuzioni in corso con le associazioni sindacali.

Urso: “Prevalsa la responsabilità, svolta per incoraggiare gli investitori”

“Oggi finalmente sappiamo che c’è la squadra Italia, unita, per la prima volta nella storia di questa vicenda che dura da oltre 15 anni. Un accordo tra tutti i soggetti istituzionali – il governo nazionale, la Regione, gli enti locali – nel giocarsi la partita che è straordinariamente importante per la siderurgia nazionale e quindi per l’industria del nostro Paese”, ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il ministro sottolinea che “è prevalsa la responsabilità, la ragione, l’interesse comune. Questa è una svolta che potrà incoraggiare gli investitori a manifestarsi con i loro piani industriali per il rilancio della siderurgia, della riconversione green. L’Italia diventerà il Paese che per primo potrà fornire siderurgia green in tutta Europa“.

Urso: “Luogo impianti Dri sarà scelto con gli investitori”

Quanto alla localizzazione degli impianti Dri necessari, il ministro ha spiegato che la valutazione “sarà fatta anche sulla base delle manifestazioni di interesse degli investitori, perché nella gara che abbiamo aggiornato è previsto che lo Stato, attraverso Dri Italia, realizzerà gli impianti di preridotto e garantirà, ove richiesto dagli investitori, la materia prima necessaria per i forni elettrici. Insieme decideremo se questo sarà possibile farlo a Taranto sulla base dell’approvvigionamento energetico necessario o se sarà fatto in altra località”. Rispondendo infine a una domanda sull’assenza nel documento di una indicazione certa sui tempi della decarbonizzazione, il ministro ha spiegato che nella gara è ribadito che “sarà preferito il progetto industriale che realizzerà nel più breve tempo possibile la transizione ai forni elettrici, garantendo nel contempo i migliori livelli occupazionali“.

Sindacati: “Documento senza certezze e garanzie per i lavoratori”

L’intesa non soddisfa però i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, che lamentano l’assenza di “certezze e garanzie per i livelli occupazionali”. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, sottolinea: “Noi non abbiamo partecipato alla stesura di questo accordo. Prendiamo atto dell’accordo tra governo, Regione e Comune, ma rimangono dubbi e preoccupazioni. Non ci sono garanzie per i livelli occupazionali, non c’è un piano industriale. Finita, forse, la fase della litigiosità, rimangono i problemi e continueremo a batterci per una soluzione per i 18mila lavoratori”. Da parte sua, il segretario della Fiom Michele De Palma sottolinea che non ci sono “elementi di garanzia rispetto alle questioni che riguardano la decarbonizzazione e gli impianti Dri“. Infine per il segretario della Fim Ferdinando Uliano è imprescindibile la realizzazione a Taranto del polo Dri.

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