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Il risparmio idrico è vitale per l’agricoltura


Il risparmio idrico è strategico per l’agricoltura. La mancanza d’acqua sta diventando un disastro sistemico, non più occasionale. Sono necessari interventi strutturali, a cominciare dall’efficienza della rete idrica che soprattutto al Sud ha perdite drammatiche

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Il risparmio idrico è qualcosa di cui dovremmo preoccuparci seriamente: la mancanza d’acqua sta diventando un fenomeno strutturale, non più occasionale. È un problema globale con cui, a vario titolo, dobbiamo fare i conti.

L’acqua è una risorsa critica per l’agricoltura, in modo particolare nei mesi estivi quando le temperature salgono e aumenta l’evaporazione.

La crisi idrica è ormai un disastro sistemico

La campagna agricola 2025 ha tutte le premesse per essere drammatica.

Senza acqua le colture soffrono di stress da calore e si riducono le rese. In alcune aree del Mezzogiorno la mancanza d’acqua costringe gli agricoltori a scegliere quali colture portare avanti e quali abbandonare.

«La crisi idrica non è più una semplice emergenza, ma un disastro sistemico annunciato che rischia di divenire irreversibile per l’economia agricola della Sicilia occidentale», hanno dichiarato i rappresentanti di CNA-Trapani.

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La necessità di nuovi invasi

Il XV Rapporto Gli italiani e l’agricoltura, realizzato dalla Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi in collaborazione con Coldiretti, ANBI e Fondazione Campagna Amica ha dedicato un focus al tema “Acqua, agricoltura e crisi climatica”.

Gli intervistati mostrano consapevolezza del problema: l’85% ritiene che il cambiamento climatico sia un problema urgente, mentre per il 77% è necessario realizzare nuovi invasi e favorire interventi di efficientamento e risparmio idrico.

È sentito anche il bisogno di elaborare piani di adattamento specifici per il settore agricolo e investimenti in innovazione tecnologica.

Ultimo, ma non per importanza, il bisogno di garantire sussidi agli agricoltori che in alcune aree perdono fino al 70% dei raccolti perché l’acqua disponibile per l’irrigazione non soddisfa il fabbisogno delle imprese agricole.

Il sussidio proposto di 150 euro a ettaro è una cifra simbolica, del tutto insufficiente a coprire i costi.

Risparmio idrico e agricoltura

Il risparmio idrico è strategico per l’agricoltura: le associazioni di categoria da anni chiedono di investire nella creazione di invasi per raccogliere l’acqua da utilizzare nei periodi di siccità, ma finora non è stato realizzato granché.

Cinque anni fa Coldiretti aveva proposto un piano di invasi con sistemi di pompaggio per generare energia elettrica. Non basta più inseguire l’emergenza, serve una strategia che preveda la realizzazione di nuovi invasi, ma soprattutto serve la manutenzione delle reti idriche.

Per dare un’idea, negli ultimi tre anni il cambiamento climatico è costato all’agricoltura italiana 20 miliardi di euro: con una cifra inferiore si sarebbe risanato il sistema di distribuzione in tutta la Penisola.

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Investire nelle infrastrutture idriche è indispensabile: oggi tratteniamo appena l’11% dell’acqua piovana. L’acqua è una risorsa essenziale e, come la terra, non può essere relegata nella categoria dei rischi né essere oggetto di speculazioni: è un bene comune.

La fragilità idrica di Basilicata, Molise e Puglia: 3 casi emblematici

Legambiente in un documento ha lanciato l’allarme per Basilicata, Molise e Puglia.

La Basilicata detiene circa il 25% delle risorse idriche dell’intero Sud e trasferisce ogni anno 300 milioni di metri cubi d’acqua verso la Puglia. Tuttavia, soffre perdite di rete al 60%.

In Puglia, dove l’agricoltura assorbe due terzi dell’acqua disponibile, solo il 12% del fabbisogno idrico è coperto da pozzi locali. L’agricoltura assorbe oltre due terzi dell’acqua disponibile, le perdite di rete superano il 40% e il riuso delle acque reflue è limitato a 7 depuratori su 182.

In Molise le perdite idriche superano il 50% e i segnali di stress idrico sono in aumento. A Campobasso le perdite raggiungono il 66%: tra le cause, prelievi non autorizzati, infrastrutture obsolete, riduzione dell’innevamento invernale, scarsa cooperazione tra enti gestori.

Oltre a dare l’allarme, Legambiente ha anche proposto possibili strategie per il risparmio idrico:

  • Basilicata – riduzione dei prelievi, transizione ecologica, riqualificazione fluviale, pratiche agricole sostenibili (inclusa l’agricoltura 4.0), maggiore coordinamento interregionale.
  • Puglia – espansione del riuso (34 impianti entro il 2028), diffusione di colture meno idroesigenti, adozione di tecnologie irrigue smart, ricarica controllata delle falde, politiche tariffarie differenziate, controllo più rigoroso dei prelievi illegali.
  • Molise – potenziamento dei sistemi di telecontrollo, efficientamento energetico degli impianti di sollevamento dell’acquedotto molisano destro, uso di turbine idroelettriche nelle condotte, riduzione delle perdite, approvazione della legge regionale sulle grandi derivazioni e realizzazione di sistemi urbani di drenaggio sostenibile e serbatoi di stoccaggio per usi ambientali e civili.

7 priorità per una gestione integrata dell’acqua

Nel suo position paper, Legambiente individua 7 priorità per la gestione dell’acqua e il risparmio idrico nelle tre Regioni:

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  • Governance integrata interregionale – Superare la frammentazione decisionale con un piano di gestione congiunto tra Basilicata, Puglia e Molise, aggiornando gli Accordi di Programma e garantendo deflussi ecologici minimi.
  • Riduzione delle perdite di rete – Portare la dispersione sotto il 25% nelle 3 regioni, con interventi urgenti su reti e contatori intelligenti.
  • Riqualificazione fluviale ed ecosistemica – Restituire spazio ai fiumi, rinaturalizzare sponde e alvei, rimuovere sbarramenti obsoleti, ripristinare la connettività ecologica monte-valle. Inoltre, il mancato apporto di sedimenti fluviali causato dalla presenza di invasi contribuisce in maniera decisa all’erosione delle coste.
  • Transizione agroecologica e agricoltura 4.0 – Incentivare colture meno idroesigenti, agricoltura digitale, recupero di sostanza organica nei suoli e riduzione degli input chimici, aumentando la ritenzione idrica naturale. Irrigazione di precisione. Diventa fondamentale, utilizzando sistemi di intelligenza artificiale, una programmazione delle colture dell’anno successivo in base alla quantità di acqua a disposizione negli invasi.
  • Riuso acque reflue e ricarica controllata delle falde – Massimizzare il riutilizzo delle acque depurate, favorire la ricarica controllata per contrastare subsidenza e intrusione salina, riducendo il fabbisogno di nuovi invasi.
  • No a nuove dighe o dissalatori come soluzione strutturale – Prediligere risparmio, efficienza, recupero e rinaturazione come strategie primarie, con dissalatori solo per casi eccezionali (es. piccole isole).
  • Educazione, partecipazione e contratti di fiume – Coinvolgere cittadini e agricoltori in piani di risparmio idrico, recupero delle acque meteoriche e azioni di de-impermeabilizzazione urbana.

Il bando della Regione Sardegna

A ben vedere, questi suggerimenti sono utili e replicabili sul territorio italiano. Un altro caso emblematico è quello della Sardegna, dove la mancanza d’acqua mette a rischio la sopravvivenza delle imprese agricole.

Qui, finalmente, la Regione ha pubblicato il bando per la realizzazione di riserve idriche aziendali, bacini antincendio e opere di ricerca dell’acqua nel sottosuolo, con una dotazione finanziaria di 10,5 milioni di euro.

Il bando mette a disposizione delle aziende agricole dei contributi in conto capitale per interventi che aumentino la capacità di raccolta e utilizzo dell’acqua.

In particolare, saranno finanziabili i costi per la costruzione di riserve idriche, bacini antincendio e la ricerca di risorse idriche nel sottosuolo, come ad esempio nuovi pozzi.

L’aiuto potrà coprire fino al 60% delle spese ammissibili, per un importo massimo di 50.000 euro ad azienda.

Acqua, bene prezioso e scarso

L’acqua è un bene prezioso e scarso, che nel tempo assumerà sempre più un valore geopolitico. Per questo lavorare sul risparmio idrico è così importante.

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Anche in agricoltura si deve produrre di più usando meno acqua. Ad esempio, si riutilizza solo il 4% delle acque reflue, ma si potrebbe raggiungere il 50%.

Le tecnologie necessarie per realizzare questo obiettivo sono già disponibili e i vantaggi sarebbero significativi, sia per le fonti idriche, che sarebbero meno sotto stress, sia per l’agricoltura, che potrebbe beneficiarne nei periodi dell’anno più siccitosi.

La tecnologia per il risparmio idrico

Abbiamo visto come l’Italia sia in una situazione molto critica, eppure ha grandi capacità che non finiscono di stupirci.

Ne ha parlato Alessandro Durante, segretario generale AVR-Anima Confindustria alla presentazione del Rapporto Gli italiani e l’agricoltura: «L’Italia esprime eccellenze tecnologiche a livello mondiale nella Penisola Arabica, dove l’acqua è ritenuta vitale. Nel 2024 l’Arabia Saudita è stata il primo Paese di destinazione delle nostre produzioni, con 600 milioni di export.

La sola filiera italiana che produce tecnologie dedicate a valvole e rubinetti coinvolge oltre 30mila addetti ma è un’eccellenza che viene scarsamente utilizzata nel nostro Paese, dove vengono preferite soluzioni più economiche nell’immediato ma con un ciclo di vita assai più breve.

Il risultato sono costi più alti per gli utenti, minore efficienza per gli operatori, esiguo contributo al Pil nazionale».



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