La competizione globale per la supremazia nell’intelligenza artificiale non si combatte solo con algoritmi e potenza di calcolo, ma soprattutto con il talento umano. Gli Stati Uniti, a lungo indiscussa calamita per i migliori cervelli del pianeta, stanno oggi portando avanti una politica restrittiva verso gli stranieri, creando un’opportunità storica per l’Europa. Per la prima volta, esiste la concreta possibilità di intercettare i flussi di talento globale e invertire la cronica “fuga dei cervelli“. La partita per il futuro tecnologico ed economico si gioca oggi sulla capacità di attrarre, trattenere e valorizzare le menti più brillanti.
L’egemonia americana nell’attrarre i cervelli AI
Per decenni, il modello americano ha dimostrato un’efficacia ineguagliabile nell’attrarre capitale umano qualificato. Ecosistemi come la Silicon Valley offrono un mix quasi perfetto di ricerca d’avanguardia, capitali di rischio, cultura imprenditoriale e, soprattutto, retribuzioni irraggiungibili altrove. Questo ha alimentato un costante esodo di talenti da nazioni come l’Italia, dove le opportunità di carriera e i salari per i profili di punta non sono competitivi.
C’è poco da inorgoglirsi quando un italiano ha successo all’estero: il nostro paese (con le nostre tasse!) forma professionisti che poi contribuiscono all’innovazione e alla crescita economica di altri Paesi.
Il successo americano nell’AI è intrinsecamente legato a questa capacità di attrazione. Un’analisi della National Foundation for American Policy ha rivelato che il 65% delle più importanti aziende di intelligenza artificiale statunitensi ha almeno un fondatore immigrato. Questo dato non è casuale, ma il frutto di un sistema che ha saputo integrare le migliori menti straniere.
Anche la Cina, principale rivale strategico degli USA, ha sfruttato questo sistema. Da anni, Pechino porta avanti un piano di formazione della propria forza lavoro, che prevede anche l’invio dei suoi studenti più promettenti nelle università top americane, con l’obiettivo di rientrare in patria per alimentare l’industria tecnologica nazionale.
All’interno degli Stati Uniti, questa concentrazione di talento ha innescato una vera e propria guerra tra le grandi corporation tecnologiche. Google, Meta, Microsoft e OpenAI si contendono un numero ristretto di esperti di AI a colpi di contratti milionari, bonus alla firma e piani di stock option. Le retribuzioni per i ricercatori e gli ingegneri possono facilmente superare il milione di dollari annui, per i talenti top si parla di pacchetti da 100 milioni, creando un mercato del lavoro ineguagliabile da ogni altro paese.
La politica Trump e la finestra d’opportunità
Tuttavia, questo modello di apertura sta vacillando. Negli ultimi mesi, l’amministrazione USA ha adottato una politica migratoria sempre più restrittiva, che rischia di inceppare il motore stesso della loro leadership tecnologica. L’irrigidimento delle procedure per l’ottenimento dei visti di lavoro per personale specializzato (come gli H-1B), il clima di moral suasion “America first” verso le aziende per dare preferenza all’assunzione di cittadini americani, le crescenti difficoltà per gli studenti internazionali nel rimanere nel Paese dopo la laurea stanno creando un clima di incertezza.
A maggio 2025, Trump ha emesso un ordine esecutivo per vietare ad Harvard di accettare nuovi studenti stranieri, bloccando di fatto la concessione dei loro visti. Un giudice ha temporaneamente sospeso l’ordine, però la partita non è ancora chiusa.
Queste barriere non colpiscono solo studenti e neolaureati, ma anche dipendenti di aziende high-tech, che vedono il loro percorso professionale e di vita messo a rischio. Di fronte alla prospettiva di vedersi negare un visto o il rinnovo di un permesso di soggiorno, alcuni iniziano a cercare alternative. Una ricerca della rivista Nature questa primavera rileva che su 1.600 scienziati intervistati, il 75% stavano cercando opportunità in Europe e Canada.
Per aggirare restrizioni e lungaggini burocratiche dei visti, alcune aziende tech statunitensi stanno utilizzando il Canada come hub per assumere talenti internazionali che non riescono a far entrare negli Stati Uniti (il Canada offre un percorso facilitato per l’immigrazione di lavoratori qualificati).
A questo si aggiunge che l’amministrazione Trump sta tagliando molti fondi pubblici per la ricerca, intaccando soprattutto quelli verso le università. Sempre Harward, si è vista azzerare circa 700 milioni di dollari di fondi pubblici annuali.
È proprio in questa crepa del sistema americano che si inserisce la grande occasione per l’Europa. Il talento globale, frustrato dalla burocrazia e dall’incertezza statunitense, sta iniziando a guardarsi intorno. Per la prima volta da decenni, l’Europa può proporsi come una destinazione credibile, sicura e attraente.
Cervelli AI: le contromosse europee
L’Unione Europea sta lavorando su due fronti, per diventare un polo di attrazione dei talenti:
- semplificare le procedure di immigrazione per i lavoratori qualificati
- potenziare i finanziamenti e le opportunità per la ricerca e l’innovazione.
Carta Blu UE, EU Talent Pool, Blue Carpet Initiative
Sul primo fronte, quello burocratico, lo strumento di base è la “Carta Blu UE“, il permesso di soggiorno e lavoro per i cittadini di Paesi extra Europei altamente qualificati (un titolo di studio universitario o, in settori specifici come l’ICT, un’esperienza professionale equivalente).
Questo però è un sistema comunque lungo, che richiede PRIMA di trovare un lavoro e POI di chiedere il visto! Se vogliamo davvero trattenere i talenti stranieri, perché non iniziare a dare il visto in automatico a tutti i ragazzi non europei che si laureano nelle nostre università?
Per facilitare la vita ai talenti straniei, a inizio 2025 è stato approvato il lancio dell’EU Talent Pool, una piattaforma online progettata per far incontrare i datori di lavoro dell’Unione Europea con i candidati qualificati residenti all’estero.
Nel 2025 il Parlamento Europeo ha poi approvato la Blue Carpet Initiative, un programma rivolto specificamente a founder di startup, imprenditori in settori altamente innovativi, talenti tech. Le misure concrete (da finalizzare) includeranno: percorsi di visto più rapidi per i fondatori di startup extra-UE, misure fiscali di favore per le stock option, semplificazione della burocrazia per i lavoratori transfrontalieri e per le startup che operano in più Paesi UE.
I finanziamenti
Sul secondo fronte, quello dei finanziamenti, opera Horizon Europe, il programma quadro di ricerca e innovazione, con un budget di oltre 95 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.
La sua architettura si fonda su tre pilastri:
- “Excellent Science” finanzia ricerca di frontiera, ricercatori e infrastrutture di ricerca Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) e le azioni Marie Skłodowska-Curie.
- “Global Challenges and European Industrial Competitiveness” affronta le grandi sfide globali (salute, clima, digitale) per rafforzare le capacità tecnologiche industriali.
- “Innovative Europe” supporta il technology transfer dalla ricerca all’impresa e la creazione di startup.
La dotazione di Horizon, finanziato da risorse pubbliche provenienti dai 27 stati membri, è nettamente inferiore agli investimenti in innovazione fatti dagli Stati Uniti. Come indicato dal Rapporto Draghi, Horizon ora dovrebbe essere affiancato dall’ingaggio di risorse private, spingendo soprattutto i fondi ad investire in venture capital.
Molti paesi europei hanno poi lanciato iniziative nazionali per attrarre ricercatori e professionisti dagli USA. Anche l’Italia si sta muovendo, con programmi a base di incentivi fiscali per favorire il “rientro dei cervelli” italiani emigrati.
La nazione europea più attiva per attrarre e trattenere talenti AI è sicuramente la Francia e l’esempio perfetto è la startup Mistral, che oggi propone il principale LLM europeo. Fondata da 3 ricercatori francesi, che hanno studiato nelle università francesi e che, dopo esperienze in DeepMind Google e Meta AI Research in USA, sono tornati in Francia per creare un concorrente diretto proprio a quelle aziende, anche sfruttando fondi pubblici di Bpifrance, la banca pubblica di sviluppo francese.
Conclusione
Per essere davvero attrattiva e competitiva per i talenti AI, l’offerta europea deve costruire un ecosistema completo, mix di norme e fondi. Servono investimenti mirati in infrastrutture di ricerca, una maggiore sinergia tra università e industria, un mercato del venture capital più maturo (vedi unione dei capitali) e una cultura burocratica che semplifichi, anziché ostacolare, la creazione di startup innovative (vedi 28° regime).
La vera partita si gioca sulla capacità di offrire non solo un visto, ma un progetto di carriera e di vita gratificante.
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