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«Basta attese, Zes anche da noi»


L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge per l’estensione della ZES unica (Zona Economica Speciale) alle regioni Marche e Umbria riaccende il dibattito sull’esclusione delle province del basso Lazio.
Una Zona Economica Speciale (ZES) è un’area geografica delimitata dove è applicata una normativa economica e amministrativa diversa rispetto al resto del Paese, finalizzata ad attrarre investimenti e favorire lo sviluppo produttivo. In Italia, la “ZES Unica per il Mezzogiorno”, istituita con il decreto-legge n.124 del 2023 e operativa dal 1 gennaio 2024, comprende le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Recentemente, alle ZES sono state aggiunte anche Marche e Umbria. Il Lazio è rimasto fuori in quanto gli indici economici per rientrare in questa zona non vengono raggiunti, in particolare per la presenza di Roma che alza di molto la media. Contrariamente se si prendono solo le province del Lazio, i parametri sono più che rispettati. Dopo l’annuncio dell’ingresso in Zes di Umbria e Marche, il dibattito nel Lazio sud in particolare si è riacceso con veemenza.

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Fazzone e Durigon spronano il Governo

Due esponenti di primo piano del centrodestra, il senatore di Forza Italia Claudio Fazzone e il vicesegretario della Lega Claudio Durigon, chiedono con forza l’estensione delle stesse agevolazioni della Zes anche a Latina, Frosinone e Rieti. «Si tratta di un atto importante per quei territori – ha dichiarato Fazzone – tuttavia ritengo che nello stesso provvedimento debbano essere incluse nella Zes Unica anche le province di Latina, Frosinone e Rieti». Il senatore di Forza Italia ha annunciato la presentazione di emendamenti mirati al Ddl per garantire anche al basso Lazio gli stessi strumenti di rilancio economico: «Incentivi, agevolazioni, semplificazioni amministrative e investimenti per le aziende esistenti e per l’insediamento di nuove realtà industriali». Fazzone ha puntato il dito contro l’ingiustizia subita dai territori esclusi, evidenziando come le province pontina e ciociara confinino con aree campane già beneficiarie della ZES: «Napoli e Caserta potranno contare su contributi finanziari, velocizzazione delle procedure, benefici fiscali e occupazionali. Senza interventi analoghi, i nostri territori saranno penalizzati in termini di competitività». Il quadro delineato dal senatore è allarmante: «L’occupazione è ai minimi storici, le imprese stentano a sopravvivere. Eppure parliamo di territori che possiedono ancora una ricchezza, una potenzialità che si sta disperdendo per l’assenza di sostegni.

Il Lazio ha bisogno, al pari delle altre regioni del centro-sud, di misure concrete, strutturali e durature».
A fargli eco è stato il vicesegretario della Lega Claudio Durigon, intervenuto a margine di una conferenza stampa del partito a Roma. «Io vengo dal Lazio – ha ricordato – dove ci sono le aree di crisi di Latina, Frosinone e Rieti: chiederemo che possano rientrare nella ZES. Avevamo già presentato degli emendamenti nella scorsa finanziaria». Per Durigon, la ZES deve servire a dare risposte reali alle aree colpite da crisi strutturali, con particolare riferimento al comparto dell’automotive. «Penso che la ZES debba essere utilizzata per rispondere a tutte le aree di crisi e alle categorie dei settori più in difficoltà», ha affermato il sottosegretario al Lavoro. Non manca, da parte del vicesegretario leghista, un commento alle polemiche sollevate sul tempismo del provvedimento governativo, approvato in prossimità del voto nelle Marche. «Se le campagne elettorali servissero a creare cose positive, ben vengano», ha tagliato corto Durigon. Dalle parole dei due parlamentari emerge un messaggio chiaro al governo: non ci possono essere territori di serie A e di serie B nel rilancio economico del Paese. «Il nostro impegno – ha concluso Fazzone – resta massimo affinchè siano date pari opportunità, dignità e sviluppo ai nostri territori».

Da destra a sinistra: una battaglia comune

Il dibattito è acceso e i punti di vista sono molteplici. Tra i primi ad alzare la voce c’è Enrico Tiero, viceportavoce regionale di FdI e presidente della commissione Sviluppo economico del Lazio: «Abbiamo chiesto da tempo alla Regione una mozione per far accedere il basso Lazio alla ZES. Ora serve un confronto urgente con il presidente Rocca e la vicepresidente Angelilli. Siamo circondati da aree che godono di benefici competitivi, mentre le nostre aziende arrancano». Anche Andrea Amata, della Lega Frosinone, parla di «occasione mancata» e di «scelta squilibrata» che penalizza «province fragili come Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo, esposte al rischio di desertificazione industriale». Ma se nella maggioranza regna il malcontento, le opposizioni attaccano a testa bassa. Da Forza Italia, l’europarlamentare Salvatore De Meo spiega: «Sono pienamente favorevole all’inclusione di Marche e Umbria perché significherà attrarre nuovi investimenti, semplificare le procedure amministrative e introdurre una fiscalità di vantaggio, creando un contesto favorevole per le imprese e valorizzando le eccellenze produttive, artigianali e culturali. Ma proprio alla luce di questa estensione, ritengo indispensabile che il Governo valuti l’inserimento anche delle tre province laziali, che presentano criticità analoghe, se non più gravi, avendo già scontato per decenni l’esclusione dalle ZES a favore delle contigue regioni del Sud, con conseguenti fenomeni di delocalizzazione industriale».

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Il segretario provinciale del Pd di Latina Omar Sarubbo parla di «ennesima esclusione grave. Le province di Latina e Frosinone hanno tutte le caratteristiche per rientrare nella ZES: una crisi industriale profonda, alta disoccupazione giovanile e carenze infrastrutturali. Eppure la destra al governo ha ignorato anche le mozioni del Pd e gli emendamenti presentati in Parlamento». Il segretario comunale di Latina del Pd Cepollaro aggiunge: «Il Lazio meridionale non ha chiesto favoritismi, ma pari dignità. La battaglia per l’inserimento nella ZES è stata sostenuta con forza non solo da amministratori locali e associazioni di categoria, ma anche da soggetti come la CISL Lazio e persino da esponenti della stessa maggioranza di governo. Eppure, la risposta è stata sempre la stessa: “non si può fare”. Fino a quando non si è potuto. Ma per altri».
Più netto ancora l’eurodeputato Nicola Zingaretti, che denuncia: «Una scelta politica dettata dalla campagna elettorale nelle Marche. Il Lazio resta fuori dai benefici, pur avendo identiche esigenze. È inaccettabile». Accuse che trovano sponda anche in altre forze di opposizione. Claudio Marotta (SCE) denuncia «una marchetta elettorale che umilia i nostri territori», mentre la capogruppo di Italia Viva in Regione Marietta Tidei parla di «spot preconfezionato per il presidente Acquaroli. La Regione Lazio, invece, resta spettatrice inerte, incapace di difendere le aree più fragili come Cassino, il frusinate e il sud pontino». Anche Azione, attraverso i suoi referenti provinciali, condanna duramente la decisione. Il segretario di Frosinone parla di «una politica miope, che ci costringe a combattere a mani nude con le regioni confinanti». Il pontino Arcangelo Palmacci, anche lui di Azione, definisce la scelta «uno schiaffo» .

La sensazione comune è che il Lazio meridionale sia vittima di una “concorrenza sleale di Stato”, come denunciato da più fronti. Il consigliere regionale del Pd Daniele Leodori avverte: «non basta l’intenzione. Ora il Governo deve passare dalle parole ai fatti: rivedere le sue decisioni e includere il Lazio nelle Zes. Non servono altri annunci, servono misure immediate e concrete. Il Lazio non può più aspettare». Destra Sociale Frosinone e Patto tricolore / Reti civiche in movimento Latina incalzano: «Perché Frosinone e Latina ne restano fuori? Sono territori che, come e più di altri, conoscono le difficoltà del mondo produttivo. Sono terre con aree industriali in crisi, Pmi che arrancano, imprese che chiudono, giovani che emigrano e imprenditori che resistono. Territori che non chiedono elemosina, ma pari dignità e attenzione strategica. Eppure, mentre la presidente Meloni annuncia con entusiasmo l’inserimento delle Marche (dove a breve si vota per le regionali), le province di Frosinone e Latina vengono ignorate».



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