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Dopo l’accordo al 15% siglato in Scozia, Bruxelles non esclude “ulteriori negoziati”. Trump: “Buon affare per tutti”. I testi diffusi da Usa e Ue hanno divergenze e fino al 1° agosto tutto può succedere. Il premier francese Bayrou parla di “giorno buio per l’Europa che si è sottomessa a Trump”. Il commissario Ue al Commercio Sefcovic: “È il migliore accordo possibile”. Il cancelliere Merz paventa “danni considerevoli” per economia tedesca. Parigi e 10 Paesi: riportare importazioni acciaio a livelli del 2012

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Il patto di Turnberry siglato da Stati Uniti e Unione europea lo scorso 27 luglio non ha ancora chiuso la lunga partita sui dazi. Si moltiplicano, infatti, i distinguo dopo l’accordo al 15% raggiunto in Scozia con una stretta di mano tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. Il testo congiunto stenta a prendere forma e fino al primo agosto, teoricamente, tutto può succedere. I due testi diffusi da Washington e Bruxelles presentano alcune, significative, divergenze. E c’è un’appendice, sottolineata non a caso da Palazzo Berlaymont: l’accordo siglato domenica “non è giuridicamente vincolante. L’Ue e gli Usa negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne, per attuare pienamente l’accordo politico”. “Penso che abbiano fatto un buon affare. Abbiamo fatto tutti un buon affare. Perché sentite dire diversamente?”, ha commentato Trump. A Bruxelles hanno spiegato che ogni giorno, da qui a venerdì, può essere quello buono per formalizzare l’intesa. “Arriverà presto”, ha assicurato un portavoce della Commissione. Ma l’Ue non ha fretta. L’obiettivo prioritario è evitare trappole sui paragrafi ancora aperti, come quello dei farmaci e dei chip. C’è poi da delineare in maniera definitiva i beni sui quali scattano le esenzioni alla tariffa del 15%. Si tratta a oltranza.

Le divergenze

L’Ue ha pubblicato una nota informativa sull’accordo dove emergono differenze su alcuni punti rispetto alla scheda diffusa ieri dalla Casa Bianca. Tra le voci non concordanti tra i due testi ci sono i dazi su chip e farmaci che secondo l’esecutivo comunitario al momento non sono tassati. Nella nota Ue inoltre non compare alcun impegno sulla digital tax mentre ad essere confermate sono le percentuali e i punti diffusi in precedenza. “Non cambiamo le nostre regole e il nostro diritto di regolamentare autonomamente nello spazio digitale”, ha affermato il portavoce della Commissione europea per il Commercio. Bruxelles ha ribadito nella nota che l’accordo “non è giuridicamente vincolante”. “Oltre a intraprendere le azioni immediate impegnate, l’Ue e gli Usa negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne per attuare pienamente l’accordo politico”, fa sapere la Commissione che definisce tuttavia l’accordo in linea “con gli interessi economici fondamentali dell’Ue” e con la prospettiva di “relazioni stabili con gli Usa”. “Allo stesso tempo, l’accordo rispetta pienamente la sovranità normativa dell’Ue e protegge i settori sensibili dell’agricoltura europea, come la carne bovina o il pollame”, si legge.

Dazi, insoddisfazione di Parigi e Berlino

Crescono intanto i malumori tra gli Stati membri. In Francia, il premier François Bayrou ha bollato l’intesa sui dazi come “un giorno buio per l’Europa” definita “sottomessa” al leader Usa. A Parigi ha replicato il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic che ricorda come la trattativa “fosse partita dal 30%”. “È la migliore intesa possibile, abbiamo evitato il baratro”, ha aggiunto lodando la capacità negoziale di Von der Leyen. Tiepido è anche il commento della Germania del cancelliere Friedrich Merz che paventa l’impatto negativo sulla “locomotiva” tedesca. “’Non sono soddisfatto ma penso che non fosse possibile ottenere di più. Certamente l’economia subirà un danno considerevole”, ha affermato il cancelliere. 

11 Paesi Ue: “Serve scudo commerciale per l’acciaio”

Su iniziativa della Francia, una decina di Paesi Ue, tra cui l’Italia, hanno firmato un documento con la richiesta a Bruxelles di un piano a difesa dell’acciaio nel Vecchio Continente. “Chiediamo alla Commissione di presentare al più presto una proposta per un nuovo quadro di protezione commerciale contro la sovraccapacità siderurgica, operativo dal 1 gennaio 2026”, si legge nel non-paper di Parigi sottoscritto da 11 Stati membri. Stando al documento, scopo primario del nuovo quadro di protezione dell’industria siderurgia è quello di “riportare la quota delle importazioni agli stessi livelli del 2012-2013 per ogni segmento di prodotto: 15% per l’acciaio piatto, 5% per l’acciaio lungo e 15% per l’acciaio inossidabile” rispetto alla domanda in Ue. Tra le altre cose, i firmatari chiedono che il futuro quadro sia applicabile a tutti i paesi terzi, equo e flessibile, con contingenti variabili a seconda della domanda europea. Alla Commissione europea è richiesta inoltre un’analisi d’impatto e l’estensione dell’ambito a prodotti oggi esclusi come tubi e profili in ghisa, lamiere elettriche a grani orientati, fili trafilati in acciaio inossidabile, barre forgiate e altri semilavorati.

Fmi rialza le stime ma avverte: “Dai dazi shock significativo”

Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi)  ha alzato le stime di crescita globale. Il Pil globale per il 2025 viene previsto in crescita del 3%, due decimali più rispetto ad aprile grazie alla spinta sugli accordi commerciali tra i Paesi prima dell’entrata in vigore dei dazi Usa. “La resilienza dell’economia globale è positiva, ma anche fragile. Sebbene lo shock commerciale possa rivelarsi meno grave di quanto inizialmente temuto, resta comunque significativo e si moltiplicano le evidenze del suo impatto negativo sull’economia globale”, sottolinea Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del Fmi, che ha poi aggiunto come la crescita mondiale “resti deludente, al di sotto della media pre-Covid”.

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Istituita task force sui dazi alla Farnesina 

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato l’istituzione di una task force permanente sui dazi, alla Farnesina, per dare sostegno alle imprese. I negoziati con le controparti statunitensi andranno avanti nei prossimi giorni per meglio definire i dettagli in alcuni settori, tra cui alcuni di specifico interesse per l’Italia, come quello viti-vinicolo.

Foti: “Sui dazi quadro poco chiaro”

Il ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di coesione Tommaso Foti ha detto che “per quanto riguarda l’ipotesi di utilizzare le risorse del Pnrr per compensare le aziende colpite dai dazi, non c è un quadro sufficientemente chiaro, atteso che il tema chiaramente è quello di verificare gli impatti delle esenzioni, concesse o meno”. Dunque “non è possibile avanzare alcuna valutazione fino a quel momento e tantomeno prospettare una rimodulazione coerente del Pnrr. A tacer del fatto che questo ultimo verrà rappresentato e discusso in Parlamento e non sui media, essendo quello l’organo deputato a decidere”.

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Stellantis: “Impatto dei dazi 1,5 miliardi nel 2025”

Nella giornata di ieri le borse europee hanno chiuso in calo. Dopo un avvio positivo, i listini hanno virato in negativo trascinate dai timori per l’impatto delle tariffe sull’economia del Vecchio Continente. Francoforte maglia nera, in calo di oltre un punto percentuale. Scivola anche l’euro, scambiato oggi a 1,1578 dollari. Stellantis intanto ha aggiornato le stime dell’impatto dei dazi per quest’anno a circa 1,5 miliardi di euro. Di questi 300 milioni sono stati “bruciati” nel primo trimestre. L’azienda fa sapere di mantenere “un forte e costante dialogo con i legislatori di riferimento, portando avanti nel contempo una pianificazione degli scenari a lungo termine”. “Stiamo aggiornando il nostro piano strategico a lungo termine, che presenteremo in occasione del Capital Markets Day a inizio 2026”, ha detto l’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, agli analisti finanziari.




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