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Nuova Pac: «Il Fondo unico non è una cattiva idea»


Corrado Martinangelo

Il presidente di Agrocepi Corrado Martinangelo difende il Fondo unico Pac e fa una serie di proposte per il rilancio dell’agricoltura italiana ed europea

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«L’Europa che nacque con la Pac non esiste più e con essa si è profondamente trasformata fin qui anche la Pac stessa.  Abbiamo due scelte o voltarci indietro o guardare avanti. I prossimi 24 mesi saranno decisivi per l’agroalimentare in Italia e in Europa. Molte cose sono cambiate in questi anni, ed è giusto e ragionevole che anche le politiche comunitarie – e di conseguenza quelle nazionali – si adeguino velocemente, offrendo al nostro settore opportunità di sviluppo e di innovazione». Così il presidente di Agrocepi Corrado Martinangelo interviene nel dibattito in corso sulla proposta per la nuova Pac 2028-2034.

«Una guerra si combatte ai confini dell’Unione, una sfida commerciale ci vede impegnati con al questione dei dazi con il nostro principale alleato e partner economico – continua Martinangelo –. La proposta di riforma della Pac per il periodo 2028-2034 avanzata dalla Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen e di cui l’onorevole Raffaele Fitto è vicepresidente esecutivo, ha suscitato critiche severe nel nostro Paese».

Accrescere il reddito degli agricoltori

«Agrocepi, Acli Terra e Fenapi si battono per costruire politiche di innovazione, puntando sul metodo della condivisione: crediamo nell’associazionismo, nelle alleanze tra produttori, nella valorizzazione dei nostri prodotti di qualità – puntualizza Martinangelo –. L’obiettivo per noi è accrescere il reddito dei lavoratori del settore, a cominciare da chi cura la terra, migliorando le loro condizioni di vita e di lavoro. Oggi ci sono grandi opportunità ma tutto può accadere solo se le istituzioni europee avranno chiaro il percorso da intraprendere. Cose che solo in Italia possono accadere, dove chi governa ambisce spesso a voler occupare anche i posti dell’opposizione».

Taglio alle risorse inaccettabile

«La proposta della Commissione presenta in effetti diversi motivi di riflessione, a cominciare da un inaccettabile taglio del 20% delle risorse per l’agricoltura a vantaggio di un bilancio che prevede consistenti risorse aggiuntive soprattutto per la Difesa e l’acquisto di armamenti – sottolinea il presidente di Agrocepi –. Va detto che una guerra è in corso ai nostri confini ormai da anni e che gli americani ci hanno comunicato che non sono più disposti a pagarci le spese militari».

Sistema clientelare da scardinare

Quello che invece secondo Martinangelo rappresenta un’innovazione importante è l’accorpamento delle risorse destinate allo sviluppo nel “fondo unico” destinato alle politiche di coesione. «Questa scelta ha il pregio di imporre una riforma dei meccanismi di spesa, che hanno visto in questi anni accrescere le incrostazioni di un sistema obsoleto, farraginoso, a volte clientelare – afferma senza mezzi termini – e dove è cresciuto negli anni il ruolo improprio di alcune organizzazioni sindacali e di categoria, che hanno assunto la veste di soggetti gestori delle risorse pubbliche».

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Secondo l’ex assessore all’Agricoltura della Provincia di Salerno «le politiche di sviluppo dell’agroalimentare devono necessariamente coordinarsi con quelle generali di sviluppo e coesione, a cominciare dal ruolo delle filiere e dai rapporti positivi da costruire tra agricoltura e industria, tra coloro che si occupano delle produzioni primarie e chi invece presiede la distribuzione commerciale. Ogni resistenza su questo fronte ha solo il sapore di una mera conservazione dell’esistente – tuona Martinangelo – che poco ha a che vedere con il protrarsi di uno stato complessivo di crisi, segnalato dal numero crescente degli abbandoni nelle campagne, l’assenza di politiche serie per promuovere il ricambio generazionale e l’utilizzo di terre incolte, la carenza cronica nel saper utilizzare appieno i pur notevoli risultati ottenuti dalla ricerca scientifica».

 

«Il mondo dell’agricoltura non è la retroguardia d’Europa, non è il serbatoio di ogni protesta e di ogni opposizione ai cambiamenti imposti dalle sfide dei prossimi anni – precisa Martinangelo –. Proprio per questo Fenapi, Agrocepi e Acli Terra intendono spingere ancora più avanti la sfida, provando a mettere sul tavolo politiche nuove che al di là della mera conservazione dell’esistente, cerca di individuare gli obiettivi essenziali per garantire un futuro a un settore strategico per tutta l’Europa».

Tre proposte alle istituzioni

  • Esigenza di superare inutili nazionalismi e lavorare per la tutela collettiva di un “Made in Europe”. Siamo oltre la pur giusta battaglia per la difesa del “Made in Italy”. Gran parte delle nostre produzioni sono il frutto di una sempre più forte collaborazione e interconnessione tra imprese provenienti da diversi paesi europei. Produzioni di qualità, che ormai corrispondono a standard altissimi, e che non solo trovano mercato in Europa ma possono ampliare l’area di presenza sul mercato globale;
  • A fronte dei crescenti pericoli rappresentati da un’economia mondiale sempre più aggressiva ed imprevedibile – i dazi sono solo una faccia di questo problema – è arrivato il momento di comportarsi non solo come mercato comune ma come una vera e propria potenza organizzata. Gli “Stati Uniti d’Europa” sono l’unica risposta credibile al bisogno di rafforzare il mercato interno e organizzare politiche di penetrazione commerciali comuni;
  • Sulla tavola degli europei oggi ci sono prodotti di alto livello di qualità, simbolo di un cibo buono e salutare, riferimento unitario di quella “piramide alimentare” che caratterizza la dieta europea, in gran parte responsabile dell’innalzamento dell’età media e che ha migliorato di molto la qualità della vita. Vivere più a lungo richiede una maggiore prevenzione e una cura della salute dei cittadini che ha ricadute importanti sulle spese per l’assistenza e il welfare. Tutto ciò è sinonimo di uno standard di civiltà, la “nostra civiltà”, che vogliamo difendere e che tutto il mondo ci invidia. Gli stili di vita e la cultura del rispetto dell’ambiente hanno fatto dei cittadini europei consumatori consapevoli. Lo sanno bene i produttori europei, e non c’è competizione in grado di modificare questi trend nei consumi e nei mercati. In questo senso la qualità della produzione alimentare europea non è negoziabile;
  • L’Europa deve farsi protagonista di una politica speciale per la formazione e l’avvicinamento dei giovani all’agricoltura. Proponiamo un Erasmus per la campagna. Con l’obiettivo non solo di spingere i giovani a guardare all’agricoltura come ad un lavoro in grado di dare soddisfazioni economiche e di salvaguardare una vita salutare e spesa a difesa dell’ambiente. Ma anche come forma di condivisione di un mondo che ormai fa dell’Europa la regione guida per l’alimentazione e la salute dei cittadini come cooperazione e sviluppo di ogni angolo della terra.

In questo senso Acli Terra, Fenapi e Agrocepi intendono condividere questo programma con le altre forze a livello europeo, non solo come occasione di confronto tra le forze coerentemente europeiste ma per costruire le condizioni di una svolta negli interessi dei giovani e del mondo agroalimentare.





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