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perché quando guadagniamo di più spendiamo diversamente


La legge di Engel prende il nome dall’ economista e statistico tedesco Ernst Engel che, nel 1857, si è reso conto di un fenomeno sorprendente ma costante: all’aumentare del reddito di una famiglia, la percentuale di spesa destinata al cibo diminuisce, anche se il valore in termini assoluti può crescere. Questa semplice osservazione è diventata un principio fondamentale dell’economia dei consumi che spiega come il reddito influenzi le scelte di acquisto.

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Nel tempo, questa teoria si è rivelata incredibilmente valida in contesti e culture diverse, diventando uno strumento chiave per analizzare il comportamento dei consumatori e l’evoluzione socioeconomica. Ma vediamo che cosa dice in maniera più approfondita e cosa determina.

Cos’è la legge di Engel

La legge di Engel afferma che “la quota del reddito destinata ai beni alimentari diminuisce con l’incremento del reddito familiare, anche se la spesa assoluta per il cibo può aumentare”. In sostanza, se una famiglia guadagna di più, non aumenterà la spesa in cibo, ma piuttosto inizierà a destinare una parte maggiore del reddito ad altri beni o servizi come l’educazione, il tempo libero, i viaggi, la tecnologia e la salute.

Un esempio concreto potrebbe vedere una famiglia che guadagna mille euro al mese, che ne destina 400 € al cibo: pari, quindi, il 40% del reddito. Un altro nucleo, invece, che guadagna quattromila euro al mese, potrebbe spenderne solo 800 per in beni alimentari: pari, dunque, a soltanto  cibo il 20%.

Engel ha notato anche che, aumentando il reddito, le famiglie tendono a incrementare la spesa per servizi culturali, educativi, ricreativi; spendere di più per beni di lusso; dedicare più risorse a investimenti, risparmi, salute e benessere. Ma perché si verifica tutto questo, qual è lo schema ricorrente?

Perché è stato possibile teorizzare la legge di Engel

Sostanzialmente perché cambiano le abitudini di spesa. Si tratta di una matrice psicologica, economica e culturale. I bisogni umani seguono una gerarchia e quando quelli primari, come può esserlo l’alimentazione, sono soddisfatti ci si concentra su quelli secondari.

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In ordine, statisticamente, al secondo posto – dopo il cibo, l’acqua e un riparo – ci sono le necessità legate alla sicurezza: la salute e la stabilità finanziaria. Subito dopo ci sono i bisogni sociali come l’istruzione, l’appartenenza e le relazioni. In ultimo, si trova tutto quello che concerne l’autorealizzazione: la cultura, i viaggi e le esperienze di vita in generale.

Questa scala, simile alla piramide di Maslow, mostra come i consumi riflettano il livello di benessere raggiunto: con più reddito, si compra meno per sopravvivere e più per migliorare la qualità della vita. Ecco quindi che la legge di Engel non implica solo un cambio di quantità, ma anche di varietà nei consumi. Con il cibo si passa da beni base – come il pane e la pasta – a prodotti gourmet, biologici o esperienziali come i ristoranti, il vino e la cucina etnica. L’abbigliamento non è fatto solo di capi funzionali, ma anche alla moda, di design e di marca.

Anche per quanto riguarda prodotti tecnologici, si passa da strumenti essenziali a gadget, domotica ed esperienze digitali. Cambia anche la zona in cui si sceglie di vivere, si cercano più servizi e una maggiore efficienza energetica. Si dedica più tempo anche agli hobby e al benessere in generale, con una somma da destinare ai viaggi, allo sport, alla cultura.

In definitiva, Engel ha dimostrato come il reddito plasmi il modo in cui viviamo, scegliamo e ci definiamo. I consumi diventano anche espressione di identità. Dicono molto di quello che siamo, desideriamo e cerchiamo di trasformare in realtà con un miglioramento della posizione lavorativa.

Famiglie in base al reddito

Secondo la legge di Engel, le famiglie a basso reddito devono coprire prima di tutto bisogni primari. Il cibo rappresenta una parte sostanziale del bilancio. Il resto va a spese fisse – come l’affitto e le utenze – con poco margine per lo svago o la cultura. I nuclei che hanno un reddito medio, soddisfatti i bisogni di base, possono scegliere alimenti di qualità, fare vacanze, investire nella scuola dei figli, comprare device tecnologici oppure auto migliori. Chi ha un reddito alto, destina soltanto una piccola parte alla sopravvivenza. Il consumo si sposta su esperienze esclusive, servizi personalizzati, arte, wellness e sostenibilità.

Le implicazioni economiche e sociali della legge di Engel

Grazie alla legge teorizzata da Engel è possibile misurare il benessere: la percentuale di spesa per il cibo, infatti, è spesso usata per stimare la povertà. Più è alta, minore è il reddito disponibile. Si tratta di un indicatore dello sviluppo economico: nei paesi in crescita, la domanda si sposta dal cibo verso beni durevoli e servizi, cambiando il sistema produttivo.

Inoltre è possibile fare previsioni di mercato. Le aziende analizzano come i consumatori ridistribuiscano il reddito per adattare l’offerta. Non sono di secondaria importanza le ripercussioni che si hanno in termini di politiche pubbliche. Aiutare le famiglie a basso reddito significa liberare risorse da spese primarie per migliorare l’educazione, la salute e la mobilità sociale.

Limiti e sfide di questa teoria

Per quanto si tratti di una teoria molto valida, ha alcuni punti deboli. Prima di tutto muta nel tempo, con l’evoluzione dei consumi e della cultura. Oggi si spende molto in delivery, cibi pronti, ristoranti, anche con redditi modesti; in passato le abitudini erano differenti e chissà come cambieranno in futuro.

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Bisogna considerare l’effetto status. Alcuni beni alimentari diventano status symbol: ne sono un esempio il vino pregiato e la cucina giapponese, invertendo la logica classica. Incidono anche aspetti demografici come l’età, la composizione familiare, la cultura e il luogo. Poi è fondamentale il rapporto fra debito e credito. Oggi molte famiglie spendono più di quanto potrebbero permettersi, distorcendo il rapporto tra guadagno e consumo. Nonostante questo, però, la legge resta uno strumento utile per comprendere dinamiche economiche profonde.

Le applicazioni ai big data e all’AI

Attualmente, con l’utilizzo dei big data, la Legge di Engel può essere analizzata su scala globale  e in tempo reale. Aziende e istituzioni tracciano le abitudini di spesa in base al reddito stimato, la geolocalizzazione, l’età e la professione, il comportamento online.

Con l’intelligenza artificiale predittiva è possibile anticipare come cambieranno i consumi in base alla crescita del reddito, personalizzare le offerte commerciali, costruire modelli economici più precisi. In conclusione, la legge di Engel insegna una lezione fondamentale: i consumi non crescono in modo proporzionale al reddito, ma evolvono in base a ciò che le persone considerano importante in ogni fase della propria vita. Quando i bisogni primari sono soddisfatti, emergono desideri più complessi, legati alla cultura, all’identità, alla qualità della vita.

Comprendere questa dinamica è essenziale per chi si occupa di economia, marketing, politiche sociali o semplicemente vuole capire come il denaro cambi i comportamenti. Questa teoria, a più di 150 anni dalla sua formulazione, resta attualissima: ci ricorda che dietro ogni spesa c’è una scelta e dietro ogni scelta un valore.



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