Per decenni, la produzione di cacao ha avuto un impatto sociale e ambientale rilevante, segnato da sfruttamento del lavoro minorile, deforestazione e prezzi insostenibili per i piccoli coltivatori. Concentrata principalmente in Africa Occidentale, l’industria del cacao ha favorito modelli estrattivi, privi di equità e trasparenza, dove gli agricoltori ricevevano compensi insufficienti, spesso inferiori al costo di produzione, e venivano esclusi dai processi decisionali. A livello ambientale, la continua espansione delle piantagioni ha causato una massiccia perdita di biodiversità e contribuito al cambiamento climatico. In paesi come Ghana e Costa d’Avorio, fino all’80-94% della deforestazione è legata a questo settore.Ogni anno l’industria genera circa 1.6 milioni di tonnellate di CO2.
La filiera del cacao ora punta alla responsabilità
Verso una filiera del cacao più etica e tracciabile
Negli ultimi anni, aziende virtuose del settore cioccolatiero stanno ripensando le modalità di approvvigionamento del cacao, con l’obiettivo di costruire filiere tracciabili, trasparenti e responsabili. L’approccio si basa su partnership dirette con le comunità agricole, programmi di certificazione (come Fairtrade, Rainforest Alliance e Biologico, che supportano oltre 3 milioni di agricoltori certificati in 22 Paesi) e implementazione di Codici Etici e di Condotta. Questi strumenti permettono di garantire condizioni di lavoro dignitose, il rispetto dei diritti umani e una gestione responsabile delle risorse naturali.
Il ruolo chiave dell’agricoltura rigenerativa
La transizione verso un modello sostenibile passa anche per l’adozione di pratiche agricole rigenerative. Si tratta di tecniche che proteggono il suolo, ne migliorano la fertilità e aumentano la resilienza climatica delle piantagioni. Tra queste: l’uso di fertilizzanti organici, la coltivazione in sistemi agroforestali, la gestione integrata dei parassiti e la rotazione delle colture. Queste pratiche non solo riducono l’impatto ambientale della produzione di cacao, ma aumentano anche la produttività e la qualità del raccolto, creando valore per i produttori e per l’intera filiera.
Una piantagione di cacao
L’adozione di sistemi agroforestali in Ghana, per esempio, ha portato a un aumento delle rese del 15-30% grazie a suolo più fertile. Le piantagioni agroforestali sequestrano fino a 35 tonnellate di carbonio per ettaro, riducendo la deforestazione del 15-20%. Solo circa il 20% del cacao mondiale è certificato Fairtrade, mentre solo il 10% dei produttori aderisce a standard sostenibili. Meno dell’1% della filiera è completamente tracciabile dalla piantagione al prodotto commerciale.
Empowerment delle comunità agricole
Una produzione di cacao realmente sostenibile richiede l’inclusione attiva delle comunità locali, con particolare attenzione alla valorizzazione del ruolo delle donne, spesso centrali nelle attività agricole ma escluse dai ruoli decisionali. Programmi di formazione, accesso al credito, risparmio comunitario e leadership femminile rappresentano strumenti fondamentali per promuovere sviluppo economico locale e coesione sociale.
Le coltivazioni di cacao hanno contribuito alla deforestazione
Regolamentazioni e impegni futuri
L’adozione di normative europee come il Regolamento EUDR contro la deforestazione rappresenta un passo importante verso la responsabilizzazione delle imprese e la protezione delle foreste. Oggi, le aziende che operano lungo la filiera del cacao sono chiamate a dimostrare la provenienza geolocalizzata delle materie prime e la conformità ambientale dei terreni agricoli. A questo si aggiungono investimenti in tecnologie digitali per il monitoraggio delle filiere e nella trasparenza dei dati.
L’interno del frutto della pianta di cacao
Il passaggio da una filiera del cacao fondata sullo sfruttamento a una costruita su criteri di equità, sostenibilità ambientale e responsabilità sociale è oggi non solo possibile, ma necessario. Consumatori sempre più consapevoli, normative stringenti e imprese lungimiranti stanno contribuendo a ridefinire i valori dell’industria del cacao, rendendo la qualità del prodotto indissolubilmente legata alla qualità delle condizioni in cui viene coltivato. Esistono però anche realtà virtuose in questo comparto, come Icam Professional.
Bilancio di Sostenibilità Icam 2024: verso una filiera sempre più tracciabile
Con la pubblicazione del settimo Bilancio di Sostenibilità Icam 2024, l’azienda conferma il proprio impegno verso un modello di crescita fondato su filiera tracciabile, rispetto per l’ambiente e centralità delle persone. Icam Cioccolato, realtà familiare italiana attiva in 75 Paesi, investe in una produzione etica, tecnologIcamente avanzata e responsabile.
Col cacao di realizzano i dolci più gustosi
Nel 2024, il 74% del cacao acquistato proviene da filiere dirette o integrate, garanzia di qualità e trasparenza. Oltre 27.000 appezzamenti agricoli nei Paesi d’Origine sono stati mappati in linea con il Regolamento europeo contro la deforestazione (EUDR), e il 95% è già conforme ai criteri “deforestation-free“.
Cacao sostenibile e responsabilità sociale nella filiera
Il modello Icam si basa su partnership etiche con cooperative e coltivatori, regolamentate da un Codice Etico e un Codice di Condotta. Oltre il 64% del cacao è certificato Fairtrade, Rainforest Alliance o Biologico, a garanzia del rispetto di standard ambientali e sociali elevati. Grazie a questa strategia, i produttori ricevono un compenso equo e strumenti per aumentare qualità e produttività, favorendo anche la resilienza climatica delle comunità agricole. Icam promuove attivamente sistemi di tracciabilità e formazione, rafforzando la sostenibilità a ogni livello della catena del valore.
Sara Agostoni, Chief Sustainability Officer di Icam Cioccolato
«Il Bilancio di Sostenibilità riflette la continuità del nostro impegno, caratterizzato dalla consapevolezza di una responsabilità attuale e intergenerazionale che implica la collaborazione a tutti i livelli e la cultura, intesa come competenza e come condivisione di valori» dichiara Sara Agostoni, Chief Sustainability Officer di Icam Cioccolato. «Il 2024 è stato per Icam un anno caratterizzato da crescita e consolidamento, abbiamo implementato attività di governance trasformativa, rafforzando la presenza della sostenibilità nelle decisioni aziendali, e continuato a portare avanti iniziative che non solo tutelano l’ambiente, ma promuovono anche il benessere delle persone lungo tutta la filiera 175».
Il progetto Sustainable Farming in Uganda
Nel 2024, Icam ha proseguito il progetto Sustainable Farming in Uganda, coinvolgendo 600 famiglie nella gestione di 310 ettari di piantagioni in 31 villaggi. L’obiettivo è creare un modello agricolo resiliente, che migliori qualità del cacao, autonomia economica e coesione sociale. A due anni dall’avvio, i risultati sono significativi: l’86% dei coltivatori ha adottato fertilizzazione organica, il 66% una corretta spaziatura tra le piante e il 70% tecniche di potatura. Le pratiche sostenibili hanno ridotto le infestazioni del 21% e favorito biodiversità e reddito agricolo.
Inclusione, leadership femminile e impatto sociale
Nel distretto di Bundibugyo, Icam ha puntato sul coinvolgimento attivo delle donne coltivatrici, che rappresentano oltre il 70% della forza lavoro agricola. Grazie al metodo Gender Action Learning System, si promuove la parità di genere nelle famiglie e nella governance delle comunità.
Oltre il 98% dei partecipanti è iscritto ai gruppi VSLA (Village Savings and Loan Association), uno strumento che migliora accesso al credito, autonomia finanziaria e capacità di investimento in istruzione, salute e attività agricole.
L’impegno per il lavoro equo in Italia e in Uganda
Icam impiega oggi 183 persone in Uganda e 422 nella sede di Orsenigo, dove nel 2024 ha erogato oltre 20.380 ore di formazione interna, con focus su sicurezza, competenze trasversali, sostenibilità e tecnologia. La centralità delle risorse umane si traduce in politiche concrete per il work-life balance, la crescita professionale e il benessere organizzativo. L’azienda ha inoltre donato oltre 1,1 milioni di euro in alimenti ad associazioni del terzo settore.
Transizione ambientale e efficienza energetica
Lo stabilimento Icam di Orsenigo è un esempio di efficienza energetica, grazie a un impianto di trigenerazione che nel 2024 ha coperto il 77% del fabbisogno energetico. Il restante è stato acquistato da fonti rinnovabili certificate. Rispetto al 2020, Icam ha ridotto del 30% le emissioni Scope 1 e 2, grazie a investimenti in tecnologie 4.0, sistemi di monitoraggio dei consumi e ottimizzazione dei processi produttivi.
Lo stabilimento Icam di Orsenigo (Co)
Nel 2024, il 93% del packaging primario è risultato riciclabile o compostabile, pari a 1.039 tonnellate. L’uso di materiali compostabili certificati è aumentato del 38%, riducendo di 73 tonnellate l’impiego di plastica tradizionale. In parallelo, Icam ha potenziato il sistema di recupero degli scarti industriali e la mappatura dei punti critici, in linea con gli obiettivi di eco-design e sostenibilità dei materiali.
Una doppia transizione per un futuro responsabile
La doppia transizione ambientale e digitale è al centro della strategia Icam. Ogni scelta produttiva è orientata a generare impatto positivo, sia in termini ambientali sia di qualità del prodotto e valore sociale. Dal supporto alle comunità agricole alla digitalizzazione dei processi, Icam costruisce un modello di impresa coerente con i principi di sostenibilità integrata, puntando su responsabilità condivisa e crescita inclusiva.
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