Luminosa e maestosa ma anche sobria ed essenziale. Che richiama a Dio e alla bellezza che sanno evocare e documentare gli umani quando costruiscono o costruirono chiese. Se poi a farlo fu un artista come Luigi Vanvitelli il risultato è straordinario. Si tratta della Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli opera, appunto, di Luigi Vanvitelli così come i corridoi del piano terra. Che conserva alcune tele di pregio come il San Vincenzo de’ Paoli in gloria di Francesco De Mura sull’altare maggiore. La chiesa, con sopra il grande portale d’ingresso dove è situato il vano dell’organo, in radica di noce, di manifattura napoletana del ‘700, ennesimo dono della duchessa di Sant’Elia, il cui intradosso è segnato da una grande conchiglia. ha finalmente riaperto i suoi spazi dopo un intervento infrastrutturale resosi indispensabile. La cerimonia di riapertura, tenutasi lunedì 21 luglio, ha visto coinvolti autorità civili e religiose, il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, il consigliere regionale capogruppo Carmine Mocerino ed altri esponenti di rilievo della compagine regionale. Ma anche il Vescovo emerito Beniamino Depalma assieme al Superior General de la Congregación de la Misión y de las Hijas de la Caridad, Tomaž Mavrič e al Superiore della Casa padre Salvatore Farì.
di francesco de rosa
Per iniziare dai commenti più entusiasti riportati subito dopo basterebbe leggere quello fatto dal consigliere regionale Carmine Mocerino, amico personale di vecchia data di Beniamino Depalma e così dire ciò che ieri si è vissuto al borgo dei Vergini, quartiere Sanità e cuore di Napoli. «Ce l’abbiamo fatta! – ha scritto entusiasta il consigliere Mocerino. «La meravigliosa Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, nel borgo dei Vergini, il ventre di Napoli, è stata oggi riaperta, grazie al concreto impegno del Presidente Vincenzo De Luca ed alla preziosa collaborazione dell’amica Assessora Lucia Fortini. Dopo anni di chiusura, in virtù di un sapiente lavoro di restauro e recupero, la straordinaria opera del Vanvitelli ritorna al suo originario splendore, visibile agli occhi di tutti. Un abbraccio forte al mio fraterno amico nonché autentico punto di riferimento, Padre Beniamino Depalma, Vescovo emerito di Nola, ed a Padre Salvatore Fari’, Superiore della Casa della Missione vincenziana di Napoli, per la fiducia riposta in me». E, in effetti, il “pungolo” che Carmine Mocerino ha messo in atto ha messo in moto l’iter. Lui che ama orientarsi sul fronte di una politica che predilige le concretezze, come quelle del suo Presidente Vincenzo De Luca, è riuscì così ad ottenere un risultato che la comunità religiosa dei Vincenziani aveva perseguito da diverso tempo.
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Così anche Tomaž Mavrič, Superior General de la Congregación de la Misión y de las Hijas de la Caridad non cela soddisfazione. «Oggi a Napoli – scrive Tomaž Mavrič – nella Casa della Missione per la riapertura della Chiesa San Vincenzo de’ Paoli. Grato al Visitatore Padre Valerio e al Superiore Padre Salvatore per l’invito rivoltomi. In questa Chiesa riposano le spoglie mortali del Venerabile Padre Salvatore Micalizzi. La sua intercessione per le vocazioni alla vita missionaria vincenziana». Monsignor Beniamino Depalma lo aveva sottolineato nel suo intervento. Anche lui mal celando la soddisfazioni a rivedere aperta una chiesa a lui cara sin dai primi tempi della sua vocazione quando arrivò a Napoli dalla sua Puglia prima ancora di essere nominato Superiore provinciale e poi Vescovo.
Struttura settecentesca ricca di testimonianze archeologiche, spirituali, architettoniche e storiche, si è sviluppata nell’ antica area sacra delle sepolture greco-romane. Il Complesso Monumentale Vincenziano (detto anche Casa/Chiesa della Missione o dei Vergini) è Casa dei Padri Missionari Vincenziani. Identificato e chiamato da alcuni Convento o Monastero dei Padri Vincenziani, attribuzione errata vista la grande differenza che esiste tra gli ordini religiosi conventuali e mendicanti e quelli di vita attiva come i Vincenziani la cui formula è una società di vita apostolica. I visitatori oggi possono tornare contemplare le sue bellezze nel cuore pulsante del Borgo Vergini di Napoli, tappa suggestiva dell’antica Neapolis fuori le mura, ricca di testimonianze archeologiche, spirituali, architettoniche e storiche.
La nota dimora religiosa sorse nel 1669, nell’antico Borgo Vergini di Napoli, appunto, sui resti del convento trecentesco dei Padri Crociferi, ordine ospedaliero di origine medievale, le cui vestigia sono ancora riconoscibili nell’antica cripta. Il primo missionario vincenziano ad arrivare a Napoli nel 1668 fu Cosimo Galilei, nipote diretto di Galileo Galilei. Cosimo, primo superiore della nuova Casa Missionaria, era custode delle carte e dei manoscritti del “Galileo”. Facoltose donazioni della nobiltà napoletana, lungo il 1700, permisero ai Missionari Vincenziani di usufruire delle maestranze migliori e di architetti di spicco come Michelangelo Giustiniani e Luigi Vanvitelli. Per conseguire la propria missione di evangelizzazione, i Padri arricchirono il proprio patrimonio spirituale con molteplici reliquie di martiri, realizzando una Cappella apposita per la loro custodia.
Nel grande Refettorio, la grande tela “La Cena di Gesù dal ricco fariseo”, del pittore napoletano Gerolamo Cenatiempo (1741), accompagna i pasti degli ospiti, ammonendo sulla necessità di lasciarsi raggiungere dagli esclusi.
La Cappella delle Reliquie, di architettura vanvitelliana, è stata aperta al pubblico, per la prima volta, il 25 settembre 2016. In quell’occasione è stata resa nota e visibile un’altra ampolla con il sangue di San Gennaro, patrono della città partenopea. L’ampolla è la terza ufficialmente certificata, infatti al momento del suo ritrovamento era corredata di un documento d’epoca, un’autentica del Vescovo di Ferentino datata 1793, in cui viene specificata la donazione ai Padri della Congregazione della Missione di Napoli. Al suo interno reperti dal forte valore spirituale: reliquie di Santi martiri, conservate in ostensori di legno intagliato e dorato, usate dai Padri lungo il corso dei secoli durante le missioni al popolo e gli esercizi spirituali; il misterioso Quadro dell’anima dannata, giunto da Firenze nel 1700; reliquie di Santi vincenziani, passati per la Casa della Missione; accessori liturgici e paramenti sacri di fattura ottocentesca napoletana. Oltre alla Cappella delle Reliquie, fanno parte del Complesso Monumentale Vincenziano anche la Cripta medievale (dove sono visibili le murature medievali del convento dei Crociferi) sotto la chiesa di San Vincenzo de’ Paoli.
Nella Sala dell’Assunta si impone una luminosa tela di Santolo Cirillo con l’ Assunzione della Vergine (1733), attualmente viene utilizzata anche per concerti, convegni ed eventi. Nel grande Refettorio, la grande tela La Cena di Gesù dal ricco fariseo, del pittore napoletano Gerolamo Cenatiempo (1741), accompagna i pasti degli ospiti, ammonendo sulla necessità di lasciarsi raggiungere dagli esclusi.
Nel Complesso Monumentale Vincenziano è possibile effettuare sopralluoghi previo appuntamento per organizzare visite, eventi, convegni, concerti e manifestazioni in linea con il decoro della casa. Lungo il percorso di visita, curato dall’Associazione Getta la rete, è possibile visitare la Cripta medievale, la Sala dell’Assunta, il Refettorio settecentesco, la Chiesa vanvitelliana e i suoi corridoi, oltre alla suggestiva Cappella delle Reliquie che, insieme a numerose reliquie di Santi martiri e vincenziani, custodisce il misterioso Quadro dell’anima dannata e una inedita ampolla del sangue di san Gennaro, patrono della città partenopea. È Casa dei Padri Missionari Vincenziani.
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