Un ritorno al passato di oltre 30 anni
La proposta di riforma della PAC presentata dalla Commissione UE prevede un budget di 300 miliardi con un taglio del 20%, resta un programma comune autonomo per i pagamenti diretti e gestione del rischio, ma una nazionalizzazione dello sviluppo rurale, una flessibilità “senza vincoli” che elimina impegni obbligatori per il clima e l’ambiente. In definitiva una futura PAC destinata a ridurre la produzione agroalimentare sostenibile.
Un ritorno al passato di oltre 30 anni che ignora le crisi ambientali che penalizzano proprio l’agricoltura e premia la produzione che inquina suolo, acqua, aria e causa una riduzione irreversibile della biodiversità naturale.
Senza benefici per i cittadini le risorse pubbliche destinate all’agricoltura sono giustificabili solo come pagamento per un consenso politico corporativo.
Dopo mesi di speculazioni, la Commissione europea ha presentato la sua proposta per la Politica Agricola Comune (PAC) post-2027 che include alcuni timidi miglioramenti per rendere più equa la distribuzione dei fondi europei destinati agli agricoltori, come il tetto massimo al sostegno finanziario basato sugli ettari a favore delle piccole aziende agricole. Tuttavia, la proposta rischia seriamente di minare gli sforzi per promuovere le pratiche agroecologiche più sostenibili, concedendo agli Stati membri una ampia flessibilità nella definizione dei livelli di protezione ambientale e attenuando gli impegni per le azioni agroambientali e climatiche che saranno solo volontarie.
WWF: la Commissione Ue ha dimenticato le crisi ambientali
Per il WWF Italia la Commissione europea sembra aver dimenticato le crisi climatiche e della biodiversità che stanno già causando vittime e costando milioni di euro, colpendo in particolare proprio l’agricoltura. Queste crisi sono aggravate dal modello dominante di agricoltura intensiva, che inquina le acque e l’aria, riduce la fertilità dei suoli e causa una crescente perdita di biodiversità. Se gli Stati membri otterranno il pieno controllo sulla distribuzione del denaro pubblico destinato all’agricoltura, senza vincoli di spesa per le misure ambientali, gli incentivi per la protezione della natura rischiano di ridursi notevolmente se non azzerarsi del tutto. Senza regole chiare sulla spesa e sui risultati, i governi potrebbero semplicemente soccombere alle pressioni delle corporazioni agricole e destinare i fondi essenzialmente a favore di sistemi agricoli ad elevato impatto ambientale.
Ecco alcuni punti salienti della proposta della Commissione UE:
● Nessun finanziamento obbligatorio dedicato ai pagamenti ambientali: la Commissione concede agli Stati membri piena flessibilità nella definizione degli obiettivi di spesa per i pagamenti ambientali. Senza una chiara indicazione della spesa minima obbligatoria, le azioni agroambientali e climatiche saranno solo volontarie e diventeranno ancora più marginali e meno attraenti per gli agricoltori, che daranno priorità ai sistemi di produzione più dannosi per l’ambiente al fine di massimizzare le produzioni a breve termine.
● Nessuna richiesta di rendicontazione dei risultati: la maggiore flessibilità e autonomia concessa agli Stati membri non sarà accompagnata da un sistema di rendicontazione dei risultati raggiunti e linee guida chiare e vincolanti. Non esisteranno obiettivi concreti e misurabili per la tutela del clima e della natura. Gli Stati membri continueranno probabilmente a tergiversare sulla legislazione ambientale nel settore agricolo e non daranno priorità agli investimenti per la natura. Con questo livello di flessibilità e nessun reale impegno vincolante, anche i pochi risultati positivi raggiunti negli ultimi decenni per la tutela dell’ambiente rischiano di essere cancellati in nome della massima produttività e competitività.
● Limite massimo dei pagamenti diretti e degressività in base alla superficie agricola utilizzata: unica novità positiva della proposta della Commissione UE riguarda una più equa ripartizione dei pagamenti diretti. La riforma intende limitare i pagamenti diretti basati sugli ettari, che fino ad oggi hanno premiato principalmente le grandi aziende agricole destinando l’80% delle risorse al 20% delle aziende. Maggiori fondi dovrebbero essere così destinati agli agricoltori che ne hanno più bisogno, come i giovani agricoltori e le piccole aziende agricole. Gli effetti di queste nuove regole dipenderanno però dalla discrezionalità lasciata agli Stati membri, anche la PAC attuale 2023-2027 prevedeva la possibilità di fissare un tetto massimo per i pagamenti diretti che non è stato però previsto dai Piani strategici nazionali.
● Pagamenti accoppiati alla produzione: la proposta della Commissione UE prevede l’aumento dal 13% al 20% delle risorse destinate ai pagamenti accoppiati, in particolare per la zootecnia e le colture proteiche destinate ai mangimi, con la possibilità per gli Stati membri di aumentare questi pagamenti diretti accoppiati alla produzione fino al 25% del budget. L’ennesimo regalo alla zootecnia intensiva non essendo previsti obiettivi di riduzione degli animali allevati o una maggiore sostenibilità.
● Condizionalità: la Commissione UE ha da tempo affermato che la futura PAC post 2027 sarebbe stata “meno incentrata sugli obblighi e più sugli incentivi” e le recenti semplificazioni della PAC 2023-2027 hanno già attuato questo principio riducendo essenzialmente gli impegni ambientali della condizionalità. Il nuovo “sistema di gestione responsabile” degli agricoltori prevede una drastica riduzione degli obblighi ambientali della condizionalità senza la garanzia di maggiori incentivi. Gli Stati membri saranno responsabili, senza vincoli, delle decisioni su quali impegni e sistemi di protezione ambientale attuare.
I pagamenti diretti e la gestione del rischio mantengono la loro autonomia rispetto agli altri fondi europei ma tornano ad essere così essenzialmente sussidi a fondo perduto per il solo sostegno al reddito degli agricoltori, rispolverando anche gli aiuti accoppiati ad alcune produzioni, come accadeva prima della riforma della PAC del 2000, con un ritorno al passato di 25 anni ignorando completamente le attuali crisi ambientali, climatica e perdita di biodiversità.
Impegni ambientali dimenticati
Giustificare l’abolizione degli impegni ambientali obbligatori in favore degli incentivi per impegni volontari è solo “greenwashing” al fine di giustificare l’impegno dei fondi pubblici europei destinati all’agricoltura. Gli Stati membri continueranno infatti a ignorare le normative ambientali e gestiranno i futuri impegni per il clima e la biodiversità senza nessun obbligo di risultati concreti e misurabili.
Nonostante la riduzione di 86 miliardi di euro, il 21% del budget attuale, oltre 300 miliardi di euro saranno destinati con la futura PAC post 2027 a sostenere ancora l’agricoltura che inquina le acque e l’aria, distrugge la fertilità dei suoli e gli habitat naturali, causando alterazione del clima ed una crescente perdita di biodiversità con impatti negativi sulla salute dei cittadini. La riforma della PAC proposta dalla Commissione UE ignora la gravità e urgenza delle crisi ambientali in atto e non prevede interventi seri e concreti per proteggere le nostre acque dall’inquinamento causato dai fertilizzanti chimici, dai pesticidi, dagli allevamenti intensivi o per rallentare la perdita di impollinatori e la perdita di sostanza organica e biodiversità dei suoli agricoli. Un grave errore i cui costi sociali, ambientali ed economici saranno pagati sia dagli agricoltori e cittadini attuali che dalle future generazioni.
Prossimi passi
Cosa succederà da domani? La proposta sarà discussa dagli Stati membri nel corso del prossimo anno e dovrà anche essere approvata dal Parlamento europeo. Poiché inondazioni e siccità continueranno a causare danni irreparabili ai raccolti degli agricoltori, i decisori politici europei dovrebbero prestare attenzione alle vere priorità per il bene comune della società, invece di guardare solo i benefici a breve termine e il consenso politico garantito dalle corporazioni agricole. Le Associazioni agricole sono gli unici soggetti che dovrebbero applaudire a questa riforma, nonostante la riduzione del budget complessivo della PAC, perché mantengono comunque un fondo autonomo che accantona risorse esclusive intoccabili per l’agricoltura. Le Associazioni agricole si dichiarano insoddisfatte e annunciano proteste strumentali messe in scena per difendere le attuali risorse destinate all’agricoltura nel quadro finanziario europeo, ignorando volutamente il privilegio concesso con il fondo autonomo per i pagamenti diretti e la gestione del rischio, unico settore economico e produttivo a cui viene garantita una rendita con i soldi pubblici del bilancio europeo, senza benefici diretti per tutti i cittadini. Un investimento pubblico per una agricoltura insostenibile e indifendibile.
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