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Reti fisse, telco contro la deregulation Ue: “Concorrenza a rischio”


La proposta dell’Ue di riforma delle regole sulle reti fisse contenuta nel Digital Netwoks Act mette a rischio la concorrenza e gli investimenti nella banda ultra larga: così scrive un gruppo di operatori europei “alternativi”, tra cui Fastweb+Vodafone, Iliad Group, Open Fiber, WindTre (gruppo Hutchison) e Vodafone Group, in una lettera congiunta inviata alla Commissione europea. Il documento esprime forte preoccupazione in merito alla proposta di riforma del quadro regolatorio delle reti fisse.

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Secondo queste telco l’indebolimento della regolazione ex-ante per le reti fisse e la deregolamentazione dell’accesso all’ingrosso possano riportare a una situazione di monopolio, minando la concorrenza e frenando gli investimenti privati nello sviluppo della connettività in fibra.

“La proposta della Commissione rappresenta un passo indietro per l’Europa. Senza un quadro stabile e prevedibile, sarà difficile raggiungere gli obiettivi del Digital Decade 2030“, si legge nella lettera.

La coalizione chiede all’esecutivo europeo di mantenere un impianto regolatorio equilibrato che salvaguardi il principio di concorrenza.

Reti fisse, ecco le telco che fanno appello all’Ue perché non allenti le regole

La lettera è stata firmata da: Edward Bouygues, Chairman, Bouygues Telecom, Keri Gilder, Ceo, Colt Technology Services, Alex Goldblum, Ceo, Eurofiber, Walter Renna, Ceo, Fastweb+Vodafone (Italy), Thomas Reynaud, Ceo, iliad Group, Giuseppe Gola, Ceo, Open Fiber, Robert Finnegan, CKHH-HWEL Deputy Chairman, CK Hutchison Group Telecom (Three Group), Ralph Dommermuth, Ceo, 1&1 AG, Margherita Della Valle, Ceo, Vodafone Group.

Le telco scrivono che “La certezza normativa è necessaria per stimolare gli investimenti nella connettività. Per decenni, i consumatori e le imprese europee hanno tratto vantaggio dalla scelta, dal valore e dall’innovazione nell’infrastruttura fissa a banda larga, sostenuti da un quadro normativo prevedibile e consolidato che ha ridotto le barriere all’ingresso”.

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Finora, la regolamentazione europea ha cercato di trovare un equilibrio tra la concorrenza e l’incentivazione degli investimenti a lungo termine necessari per realizzare e gestire reti fisse in fibra ottica ad alta velocità. Ma ora “Desta quindi “desta allarme” che la Commissione europea proponga di “allentare la regolamentazione sui servizi di connettività fissa forniti in monopolio”.

Concorrenza a rischio con la deregulation dell’accesso all’ingrosso

Infatti, spiegano i firmatari della lettera, a differenza dell’accesso mobile, l’accesso alle reti fisse, compresi condotti e pali, rimane di fatto un monopolio naturale in gran parte dell’Ue ed è impossibile da replicare da parte di altri soggetti. “Per servire le imprese e fornire servizi business, gli operatori devono inoltre offrire connettività sia in aree urbane che rurali. Dato che solo gli operatori monopolisti hanno una rete a copertura nazionale, l’accesso all’ingrosso rimane fondamentale”.

Ora le proposte della Commissione rappresentano “un passo indietro”: la deregolamentazione dell’accesso all’ingrosso “porterebbe alla rimonopolizzazione e soffocherebbe la concorrenza e gli investimenti nei servizi di connettività fissa, in particolare in un momento critico quale la migrazione dalla rete in rame a quella in fibra ottica.

A repentaglio gli investimenti in fibra del settore privato

Questo approccio è in netto contrasto con i principi della concorrenza come driver per gli investimenti che la Commissione ha giustamente sostenuto per decenni, prosegue la lettera. E rafforzerebbe la posizione dell’operatore monopolista, in particolare nelle aree meno infrastrutturate, mettendo a repentaglio il ritmo di implementazione dell’infrastruttura in fibra e dei servizi con alta capacità per milioni di cittadini europei.

“Sarebbe prematuro e comprometterebbe in modo significativo la certezza normativa se l’Europa si allontanasse dal consolidato modello ex ante o eliminasse tutti i mercati dalla raccomandazione sui mercati rilevanti (RRM)”, si legge.

Riducendo la concorrenza nelle reti fisse di telecomunicazioni in Europa, si mettono a rischio “investimenti per miliardi di euro impegnati dal settore privato e riducendo la fiducia degli investitori“.

Reti fisse, regole ex ante per preservare la concorrenza

Le telco firmatarie esortano la Commissione a istituire un quadro prevedibile per l’infrastruttura fissa basato su tre principi fondamentali.

Il primo è il modello ex ante, che va preservato, si legge, per stimolare la concorrenza e gli investimenti nel settore e la scelta dei consumatori ed il take up dei servizi. La regolamentazione ex ante rimane essenziale per l’accesso locale all’ingrosso e la capacità dedicata all’ingrosso per la connettività aziendale. “Gli obblighi simmetrici previsti nel Gigabit Infrastructure Act non sono un’alternativa valida ai rimedi volti a contenere l’eccessivo potere di mercato dell’incumbent, come l’accesso a servizi su fibra ottica passiva, specialmente nelle aree in cui è improbabile che emerga la concorrenza infrastrutturata”, si legge nella lettera.

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Il secondo principio è garantire l’accesso all’infrastruttura fisica, compresi condotti e pali. In molti Stati membri dell’Ue, questa infrastruttura è ancora ampiamente controllata da un unico operatore, creando un monopolio di fatto.

Terzo, completare il Digital Networks Act prima di prendere in considerazione le modifiche al framework RRM. “La Commissione deve considerare adeguatamente che i regolatori nazionali ritengono ancora necessario regolamentare i mercati uno e due. Delle 27 Autorità nazionali di regolamentazione dell’Ue, 23 regolano attualmente il mercato 1 e 15 regolano il mercato 2”.

La lettera conclude: “Gli investimenti a lungo termine nelle reti in fibra ottica dipendono dalla certezza normativa. Ma gli obiettivi del Digital Decade 2030 possono essere raggiunti solo se la Commissione adotta per il mercato del fisso un approccio regolatorio equilibrato e fondato su evidenze concrete”.



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