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Ricostruzione e coalizione dei volenterosi: così il futuro dell’Ucraina passa dall’Italia


Il 10 luglio prenderà il via a Roma la Ukraine Recovery Conference 2025, la conferenza internazionale dedicata alla ricostruzione dell’Ucraina, un evento che riunirà leader politici, rappresentanti delle istituzioni europee, investitori privati, organizzazioni internazionali e realtà del terzo settore. L’appuntamento si svolgerà fino all’11 luglio presso il centro congressi “La Nuvola” all’EUR, con la partecipazione di 5.000 delegati, fra cui circa 100 delegazioni governative e 40 di organizzazioni internazionali – incluse le principali banche di sviluppo – e 2.000 aziende e rappresentati di autonomie locali e società civile e oltre 500 giornalisti accreditati che seguiranno i lavori.

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Chi ci sarà alla Ukraine Recovery Conference 2025

Roma diventa così, per due giorni, il centro diplomatico e politico di una delle sfide più complesse e strategiche della nostra epoca: trasformare la solidarietà verso Kiev in un piano concreto di ricostruzione, capace di restituire al Paese una prospettiva economica, sociale e istituzionale sostenibile. L’organizzazione parla già di successo, sottolineando che i numeri del vertice romano superano quelli dei precedenti appuntamenti di Lugano (2022), Londra (2023) e Berlino (2024).

A inaugurare i lavori sarà la premier Giorgia Meloni, affiancata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, giunto a Roma in una delle sue visite più significative dalla fase iniziale della guerra. Tra i presenti, ci saranno la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro polacco Donald Tusk e la first lady ucraina Olena Zelenska, che interverrà in un panel dedicato alla dimensione umana del conflitto. A margine della conferenza è previsto anche un vertice virtuale tra Emmanuel Macron, il neo-premier britannico Keir Starmer, Zelensky e Meloni, a conferma della centralità dell’evento nell’agenda occidentale. Il Quirinale sarà rappresentato dal presidente Sergio Mattarella, che riceverà le delegazioni per sottolineare l’impegno istituzionale italiano al più alto livello.

Intanto, la Casa Bianca ha confermato che il generale Keith Kellogg, Inviato Speciale per l’Ucraina, guiderà la delegazione statunitense alla Ukraine Recovery Conference. Kellogg parteciperà anche alla riunione della Coalizione dei Volenterosi, in programma il 10 luglio sempre a Roma a margine della conferenza, affiancando Meloni, Zelensky e gli altri leader europei presenti. Si tratta della prima partecipazione ufficiale degli Stati Uniti a questo formato multilaterale, un passo fortemente auspicato dall’Italia sin dalla sua istituzione.

Le quattro direttrici strategiche della Ukraine Recovery Conference 2025

Il cuore dei lavori sarà articolato lungo quattro direttrici strategiche. La prima è la dimensione imprenditoriale, che punta a rimuovere gli ostacoli normativi, infrastrutturali e finanziari che oggi frenano gli investimenti privati in Ucraina. Secondo le stime della Banca Mondiale e della Commissione UE, il fabbisogno per la ricostruzione del Paese si aggira attorno ai 486 miliardi di dollari, di cui circa 176 già necessari per riparare i danni materiali subiti dal 2022 a oggi. Le aziende italiane – oltre 500 quelle accreditate alla conferenza – avranno la possibilità di incontrare partner ucraini in tavoli B2B e B2G dedicati a settori chiave come edilizia, infrastrutture, energia rinnovabile, tecnologie digitali, salute, logistica e agroindustria. L’Italia, già tra i principali donatori europei, vuole rafforzare la propria posizione anche come attore economico di riferimento.

Non meno importante è la dimensione umana della ricostruzione. Il conflitto ha provocato oltre 14 milioni di sfollati, di cui più di 6 milioni sono rifugiati nei Paesi dell’Unione Europea. L’integrazione sociale, il rientro graduale di queste persone, il supporto ai veterani e l’assistenza psicologica saranno al centro di panel e workshop dedicati. In particolare, si rifletterà su come la diaspora ucraina possa diventare non solo una priorità umanitaria, ma una risorsa attiva nella ripresa del Paese, soprattutto in ambito lavorativo e formativo. Anche la digitalizzazione dei servizi pubblici e il rafforzamento delle politiche inclusive sono temi trasversali su cui si sta investendo: la Commissione Europea ha già avviato programmi pilota congiunti per supportare l’inserimento scolastico e professionale dei giovani rifugiati.

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La dimensione locale e regionale costituisce un altro pilastro del piano di rilancio. Il conflitto ha indebolito non solo le grandi città ma anche le reti territoriali intermedie, fondamentali per la coesione sociale. Durante la conferenza verrà dato ampio spazio alla governance decentrata, con il coinvolgimento diretto di sindaci, amministratori locali e rappresentanti di regioni ucraine. L’obiettivo è promuovere modelli di sviluppo differenziati, capaci di rispondere ai bisogni specifici dei territori e favorire la partecipazione civica. Progetti già avviati con partner italiani – tra cui ANCI e Regioni come Emilia-Romagna e Lombardia – fungeranno da esempi di cooperazione multilivello.

Infine, si discuterà della dimensione europea della ricostruzione, connessa al processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Kiev ha ottenuto lo status di Paese candidato nel 2022, ma la strada per l’accesso è ancora lunga e richiede riforme strutturali in settori critici: giustizia, lotta alla corruzione, stabilità macroeconomica, diritti civili. Durante URC2025 saranno analizzati i progressi fatti e le sfide ancora aperte, in una prospettiva che mira non solo all’allargamento, ma all’integrazione vera e propria tra istituzioni europee e ucraine. L’UE, nel nuovo bilancio settennale, ha previsto un fondo straordinario da 100 miliardi di euro per supportare l’Ucraina, ma i tempi di erogazione e le modalità di utilizzo saranno decisive per garantirne l’efficacia.

Obiettivi e incognite

Gli obiettivi della conferenza sono ambiziosi. In primo luogo, si punta a mobilitare nuovi investimenti e rafforzare la fiducia degli attori economici internazionali verso l’Ucraina. In secondo luogo, l’evento rappresenta un banco di prova politico per l’unità dell’Occidente, in un momento storico in cui i segnali di fatica sul fronte atlantico si fanno sentire, specie in vista delle elezioni USA. Per l’Italia, la conferenza è anche un’occasione per riaffermare il proprio ruolo nel contesto europeo e mediterraneo, non solo come fornitore di aiuti ma come partner strategico per la ricostruzione e la stabilizzazione postbellica.

Restano tuttavia numerose incognite. Il conflitto è ancora in corso, e ciò rende complesso pianificare su scala ampia, soprattutto in territori non ancora pienamente sotto controllo. I rischi per gli investimenti restano elevati e molte imprese attendono garanzie finanziarie e assicurative, in parte offerte dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Inoltre, la ricostruzione non potrà limitarsi alle infrastrutture fisiche, ma dovrà affrontare sfide sociali, demografiche e culturali profonde. L’impegno dei prossimi anni sarà quello di evitare che la solidarietà internazionale resti sulla carta, e che la ricostruzione diventi davvero un progetto condiviso, partecipato, e sostenibile.

La richiesta da parte dell’Ucraina di nuovi sistemi di difesa Patriot resta sul tavolo dell’amministrazione americana, ma il presidente Donald Trump ha scelto di rispondere con cautela. Interpellato dai giornalisti, ha dichiarato: “Li vorrebbero. Li hanno chiesti, e sono molto rari”. Ha poi aggiunto che il dossier è ancora in fase di valutazione, sottolineando però il costo elevato di tali apparati: “I Patriot sono molto costosi. È un peccato che si sia dovuto spendere così tanto per una guerra che non sarebbe mai accaduta se fossi stato presidente”. In tono amaro, Trump ha definito “molto triste” il ricorso a tali tecnologie belliche, pur riconoscendo che gli ucraini “vogliono prevenire morti”.

La situazione sul campo

Nel frattempo, le tensioni lungo il confine russo-ucraino si sono intensificate. In Russia, è salito a quattro il bilancio dei morti a seguito di un attacco ucraino condotto con droni su una spiaggia nella regione di Kursk. Tra le vittime, un bambino di cinque anni, deceduto durante il trasporto d’urgenza verso un ospedale a Mosca. “Con grande dolore, confermiamo la morte del piccolo ferito nell’attacco di ieri”, ha annunciato su Telegram Alexander Khinshtein, governatore ad interim dell’oblast. Le autorità russe riferiscono che il raid ha provocato anche sei feriti gravi e la morte di un militare della Guardia Nazionale intento a evacuare i civili.

Intanto, il comando ucraino segnala segnali concreti di una nuova manovra offensiva russa nelle regioni meridionali del Paese. Secondo Vladyslav Volochyn, portavoce del Comando Meridionale dell’esercito di Kiev, le forze russe stanno riorganizzando le proprie unità in preparazione a una nuova fase di assalto nelle aree di Zaporizhzhia e Kherson.

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Il nemico è impegnato nel rafforzamento logistico, nell’avvicendamento di truppe d’assalto, nella bonifica delle vie d’accesso e nella preparazione di nuove riserve”, ha spiegato Volochyn in un’intervista trasmessa dalla televisione nazionale e rilanciata da Ukrinform. Particolare attenzione viene riservata ai settori di Orikhiv e Hulyaipole, identificati come potenziali punti di sfondamento.





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