Secondo l’Indagine della Banca d’Italia, le imprese italiane tornano a intravedere segnali di miglioramento: domanda interna in ripresa, investimenti e occupazione in crescita. Le attese di inflazione si stabilizzano al 2%, ma restano timori legati ai dazi Usa e alla concorrenza internazionale
Nel secondo trimestre del 2025 le imprese italiane iniziano a mostrare un cauto ottimismo, pur all’interno di un contesto economico ancora incerto. Lo evidenzia l’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, pubblicata oggi dalla Banca d’Italia e condotta tra il 19 maggio e il 12 giugno su un campione di imprese appartenenti ai settori industriale e dei servizi con almeno 50 addetti.
I giudizi sulla situazione economica generale del Paese restano complessivamente negativi, ma il saldo tra le valutazioni di miglioramento e peggioramento è risalito da -30 a -20 punti percentuali, segnando il recupero più consistente da metà 2022. Il miglioramento risulta diffuso su tutto il territorio nazionale e interessa trasversalmente settori e classi dimensionali.
Domanda interna in ripresa, export ancora debole
La domanda corrente ha registrato un deciso rimbalzo, tornando in territorio positivo (+8 punti percentuali), dopo tre trimestri consecutivi di saldo negativo. Il recupero è stato trainato soprattutto dal mercato interno, come confermato dal dato sulle imprese dei servizi (+11) e da quelle attive prevalentemente in ambito domestico (+10). Più debole, ma comunque in miglioramento, l’andamento della domanda estera, che ha beneficiato soprattutto le imprese industriali di minori dimensioni. Al contrario, fra i grandi esportatori il saldo si è deteriorato, risentendo delle turbolenze nei mercati internazionali.
Anche le aspettative per il trimestre in corso restano improntate alla fiducia. Il saldo fra le imprese che prevedono un aumento del fatturato e quelle che temono una contrazione si attesta a +25 punti percentuali. Tuttavia, tra le aziende più esposte ai mercati esteri si rileva un ridimensionamento delle attese, in particolare tra quelle che realizzano oltre due terzi del proprio fatturato fuori dall’Italia.
Dazi Usa: un freno che persiste
Un elemento che continua a incidere negativamente sulle prospettive delle imprese è l’incertezza legata alle politiche commerciali globali, in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti. Il 32% delle imprese manifatturiere e il 12% di quelle dei servizi ha segnalato effetti negativi riconducibili ai dazi, manifestatisi prevalentemente attraverso il calo degli ordinativi dagli Usa nel caso dell’industria, e con impatti indiretti sulla domanda per le imprese dei servizi. A ciò si aggiungono le preoccupazioni per una possibile intensificazione della concorrenza cinese: il 34% delle manifatturiere e il 24% delle imprese dei servizi teme un aumento dell’offerta di prodotti cinesi nei mercati di riferimento, con conseguenti pressioni al ribasso sui prezzi.
Clima d’investimento in ripresa, occupazione in crescita
Le condizioni per investire sono percepite in miglioramento, pur restando su livelli negativi. Il saldo tra giudizi favorevoli e sfavorevoli è risalito a -12 punti percentuali, da -17 del trimestre precedente. Le imprese mostrano maggiore fiducia anche rispetto alla spesa in conto capitale: il saldo tra chi prevede un aumento degli investimenti e chi ne anticipa una riduzione è salito a +17 punti percentuali, quattro in più rispetto a marzo. L’espansione attesa è più marcata nel comparto delle costruzioni, anche grazie alla prospettiva di beneficiare degli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), a cui guarda con ottimismo circa il 60% delle imprese del settore.
Sul fronte occupazionale, le aspettative restano solide. Il saldo tra imprese che prevedono un aumento della forza lavoro e quelle che stimano una contrazione è stabile a +15 punti percentuali. Anche in questo caso, il contributo più rilevante arriva dalle costruzioni (+25), mentre l’industria in senso stretto registra un saldo invariato (+10) e i servizi mostrano un lieve rallentamento (+17, da 20). Si conferma dunque un trend di espansione dell’occupazione, che prosegue ormai da diversi trimestri.
Prezzi stabili e inflazione attesa al 2%
La dinamica dei prezzi di vendita rimane contenuta. Le variazioni annue dei prezzi di vendita si attestano all’1,6% per l’industria e all’1,9% nei servizi. Le previsioni per i prossimi 12 mesi non segnalano accelerazioni. La crescita attesa rimane all’1,6% nell’industria, all’1,8% nei servizi e al 3,4% nelle costruzioni. Le principali pressioni sui listini derivano ancora dai costi del lavoro e delle materie prime, ma entrambi appaiono in attenuazione rispetto al recente passato. Contestualmente, si affacciano segnali di una maggiore competizione sui prezzi, alimentata anche dalle attese sull’aumento dell’offerta cinese.
Le aspettative delle imprese sull’inflazione al consumo risultano in lieve rialzo, stabilizzandosi al 2% su tutti gli orizzonti temporali – 6, 12 e 24 mesi – e al 2,1% su quattro anni. Un livello coerente con il target della Banca Centrale Europea, che suggerisce un ancoraggio più saldo delle aspettative dopo la volatilità registrata nel biennio 2022-2023.
Migliora l’accesso al credito
Le condizioni di accesso al credito mostrano segnali di allentamento. L’8% delle imprese ha riportato un miglioramento, contro un 6% che ha indicato un peggioramento. Si tratta del miglior saldo positivo dal 2021. Il dato è trainato dalle imprese attive nelle costruzioni non residenziali, che segnalano valutazioni più favorevoli rispetto al trimestre precedente. Le attese per i prossimi tre mesi rimangono orientate alla stabilità.
Centrale Rischi: risparmi per un miliardo all’anno
A margine del fascicolo trimestrale, Bankitalia ha anche aggiornato le stime sui benefici economici derivanti dalla Centrale Rischi. L’inclusione nella banca dati consente alle imprese meritevoli, oltre il 95% del totale, un risparmio in termini di costo del credito stimato in circa un miliardo di euro all’anno. L’analisi evidenzia una riduzione media dei tassi tra i 21 e i 40 punti base, a tutto vantaggio della trasparenza e dell’efficienza del sistema finanziario.
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