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I Ceo europei chiedono la sospensione dell’AI Act: una sfida fra diritti e competitività


Negli ultimi giorni, 44 amministratori delegati di grandi aziende europee hanno rivolto un appello alla Commissione europea per chiedere una sospensione temporanea dell’AI Act, il regolamento comunitario sull’intelligenza artificiale che dovrebbe iniziare a dispiegare i suoi effetti a partire da agosto 2025.

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La richiesta, formalizzata in una lettera aperta indirizzata alla presidente Ursula von der Leyen, si inserisce in un più ampio contesto di confronto tra istituzioni, imprese ed attori internazionali sui tempi e le modalità di attuazione della disciplina europea più ambiziosa mai proposta nel settore tecnologico.

La richiesta dei Ceo di sospensione temporanea dell’AI Act

L’AI Act, adottato formalmente nell’estate del 2024, nasce per regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’Unione europea attraverso un approccio basato sul rischio.

Le applicazioni AI si suddividono in categorie in base alla loro pericolosità per i diritti fondamentali e la sicurezza, con obblighi più stringenti per quelle ad alto rischio.

Una parte centrale della normativa riguarda anche i cosiddetti modelli di intelligenza artificiale generalisti ovvero quei sistemi – come GPT-4, LLaMA o Gemini – capaci di essere impiegati in una vasta gamma di compiti e settori.

Chi sono i Ceo firmatari

Il gruppo di Ceo firmatari della lettera include i vertici di aziende attive in ambiti chiave per l’economia europea: aerospazio, finanza, sanità, grande distribuzione e industria tecnologica.

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Tra i nomi più noti figurano Airbus, BNP Paribas, Carrefour e Philips. Le aziende rappresentate sono tutte membri della Eu AI Champions Initiative, un’alleanza che aggrega oltre cento imprese europee attive nello sviluppo o nell’utilizzo di tecnologie AI.

Nel documento si afferma che la complessità normativa e la sovrapposizione con altri quadri regolatori esistenti rischiano di rallentare l’adozione dell’AI in Europa, compromettendo la capacità del continente di competere a livello globale.

Cosa contestano i Ceo chiedendo la sospensione dell’AI Act

Uno degli aspetti più contestati riguarda l’incertezza su come il regolamento sarà l’applicazione neio confronti degli attori che utilizzano sistemi di intelligenza artificiale sviluppati da terzi.

In base alla formulazione attuale dell’AI Act, anche le imprese che incorporano modelli AI nei propri servizi o processi produttivi potrebbero essere soggette agli stessi obblighi previsti per chi sviluppa quei modelli.

Questo impianto, se non chiarito, potrebbe rappresentare un onere rilevante soprattutto per le piccole e medie imprese, che non dispongono delle risorse legali e tecniche necessarie per affrontare un quadro regolatorio incerto e multilivello.

I timori di oltre 30 start-up e investitori europei

Ulteriori preoccupazioni sono state espresse anche da oltre 30 start-up ed investitori europei, che in un documento separato hanno definito il regolamento una “bomba a orologeria normativa”.

In particolare, si teme che l’AI Act possa causare un effetto dissuasivo sugli investimenti nel settore, alimentando un contesto di frammentazione normativa e rallentando la crescita delle imprese locali.

Il rischio, secondo quanto indicato nella lettera, è che le normative ricevano interpretazioni difformi nei diversi Stati membri, generando un mosaico di obblighi regolatori che favorirebbe, paradossalmente, le big tech statunitensi, maggiormente attrezzate per gestire quadri giuridici complessi.

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La revisione UE: si parte con il codice di condotta

La Commissione europea ha già avviato una revisione del cosiddetto codice di condotta – o “code of practice” – che accompagnerà l’attuazione del regolamento, offrendo linee guida su come le aziende dovranno conformarsi alle nuove regole, in particolare per quanto riguarda i modelli generalisti.

Tale codice, inizialmente atteso per maggio 2025, è stato rinviato e al momento oggetto di discussione con i principali attori industriali, tra cui diversi gruppi tecnologici americani.

La proposta di snellire l’attuale calendario di attuazione

Nel frattempo, alcuni funzionari della Commissione e dei governi nazionali hanno avviato confronti informali su come snellire l’attuale calendario di attuazione, che prevede l’entrata in vigore scaglionata delle varie disposizioni normative tra il 2025 e il 2027.

Secondo quanto dichiarato dal gabinetto del Commissario europeo per l’industria e il digitale, Henna Virkkunen, l’intento è quello di pubblicare il codice di pratica entro la fine di luglio per fornire un supporto concreto alle imprese e alle PMI nell’interpretazione dell’AI Act.

La sfida d’equilibrio

L’Unione europea ha ribadito l’impegno a mantenere gli obiettivi fondamentali del regolamento, tra cui la tutela dei diritti fondamentali, la sicurezza dei sistemi e la creazione di un mercato unico digitale armonizzato.

Tuttavia, ha anche lasciato intendere che l’intero impianto normativo potrebbe essere oggetto di semplificazioni o adattamenti, in linea con l’agenda per la competitività dell’Ue e con le istanze delle parti sociali.

Si pone quindi una sfida di equilibrio tra tutela dei diritti e competitività economica. Da un lato, l’Europa intende distinguersi come leader globale nel promuovere uno sviluppo responsabile e sicuro dell’intelligenza artificiale, in linea con i principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.

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Dall’altro, le imprese chiedono certezza giuridica, semplicità operativa e condizioni di mercato che permettano di competere ad armi pari con i colossi tecnologici internazionali.

Prospettiva di riformulazione operativa dell’AI Act

Alla luce delle recenti prese di posizione e delle interlocuzioni in corso tra Commissione, governi nazionali e stakeholder, appare probabile che nei prossimi mesi si assista a una riformulazione operativa dell’AI Act, tramite atti delegati, orientamenti applicativi o modifiche regolamentari puntuali.

L’obiettivo sarà evitare il rischio di una paralisi operativa, preservando al contempo l’ambizione normativa dell’Unione europea di essere pioniera nel governo dell’intelligenza artificiale.

Il ruolo della cyber security

In tale scenario, il settore della cyber security riveste un ruolo centrale. L’AI Act prevede infatti requisiti stringenti in materia di robustezza, trasparenza, gestione del rischio e protezione dei dati per tutti i sistemi di intelligenza artificiale ad alto impatto.

La capacità di adeguarsi a tali requisiti non sarà solo una questione di compliance, ma rappresenterà un fattore competitivo per le imprese che sapranno integrare sicurezza informatica e innovazione tecnologica fin dalla fase di progettazione.

Un ecosistema digitale europeo

Con l’avvicinarsi della piena attuazione del regolamento, l’attenzione dovrà dunque concentrarsi sulla costruzione di un ecosistema digitale europeo che coniughi sviluppo industriale, tutela dei cittadini e resilienza cyber.

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La gestione di questa transizione richiederà un dialogo costante tra pubblico e privato, l’elaborazione di standard tecnici condivisi e l’attivazione di programmi di supporto per l’adeguamento normativo delle imprese, in particolare delle Pmi.

Soltanto in questo modo sarà possibile trasformare una sfida regolatoria in un’opportunità di crescita per l’intero sistema Europa.



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