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Rimini, oltre la narrazione: le ombre della stagione Gnassi


“Rimini, oltre la narrazione: le ombre della stagione Gnassi”

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Domenica scorsa ho dedicato una riflessione al cosiddetto “Triangolone”, oggi mi occupo di un altro tema: l’ex colonia Novarese e Rimini Terme. Ma prima di entrare nel merito, sento il dovere di chiarire un punto.

Continuo a parlare delle giunte Gnassi non per fissazione, ma per rimettere nella giusta prospettiva dieci anni di amministrazione che hanno trasformato Rimini, sì, ma anche oscurato ogni voce critica e nascosto problemi enormi.

Il racconto di quei due mandati è stato costruito con una comunicazione potentissima, capace di far passare ogni opera – anche quelle iniziate da altri, come il Palacongressi o il Teatro Galli – come farina del proprio sacco. L’obiettivo? Stabilire una cesura: “prima” e “dopo” Gnassi.

Molte opere sono state fatte, ma in un contesto di risorse pubbliche straordinarie e di governi amici.

Ora, però, emergono i problemi: lungomari belli ma senza parcheggi, il Museo Fellini che non decolla, un piano spiaggia annunciato da anni ancora fermo. La chiusura del Ponte di Tiberio senza realizzare un’alternativa. Una viabilità caotica nei viali delle Regine.

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Le tante ombre di quella stagione ricadono oggi sull’attuale amministrazione, impegnata a mettere mano a questioni irrisolte: 20 milioni per il parcheggio di piazzale Marvelli e trovare nuovi parcheggi per il Parco del Mare, nuovo progetto per il mercato coperto dopo la bocciatura del project, fare ripartire l’urbanistica con il PUG dopo anni di blocco totale. Affrontare il grande problema della riqualificazione alberghiera.
Criticare non è ossessione: è cercare verità politica. Anche a distanza di tempo.

 

RiminiTerme ex colonia Novarese. Un grande errore averla ripresa

Con 20 voti favorevoli, 15 contrari e 2 astensioni, il 22 luglio 2005 il Consiglio Comunale di Rimini approvò l’aggiudicazione della procedura di privatizzazione di Riminiterme S.p.A. A vincere il bando pubblico fu la Coopsette, con un progetto ambizioso: la creazione di un polo del benessere che prevedeva la gestione del Talassoterapico, la proprietà dell’ex Colonia Novarese e la realizzazione di ulteriori 5.000 metri quadrati destinati a funzioni legate al wellness e al congressuale.

La cooperativa emiliana versò al Comune un corrispettivo di 9 milioni di euro, oltre la realizzazione dell’intervento. Ma la crisi del settore edilizio travolse anche Coopsette, che finì in amministrazione controllata, bloccando di fatto l’intero progetto. Riminiterme rimase nelle mani di un curatore fallimentare e l’area entrò in una lunga fase di stallo.

Durante il mandato del sindaco Andrea Gnassi, il Comune tentò di rientrare in possesso della Colonia Novarese e dell’impianto termale. Il rientro, nelle intenzioni dell’Amministrazione, doveva avvenire a costo zero, dato che Coopsette non aveva rispettato i tempi previsti dal contratto. Tuttavia, fu necessario attivare un arbitrato che si concluse con una transazione.

L’accordo prevedeva la restituzione da parte di Coopsette di 6.487.694 azioni, pari al 77,67% del capitale sociale di Riminiterme S.p.A., per un valore di 4,5 milioni di euro. Riminiterme, però, risultava indebitata per oltre 3,5 milioni. In definitiva, la curatela fallimentare riuscì a recuperare circa 8 milioni di euro – poco meno dei 9 versati inizialmente – beneficiando inoltre per 13 anni della concessione sul Talassoterapico, concessione che nel frattempo ha perso valore.

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“È un atto straordinariamente importante”, commentò allora il sindaco Gnassi, “che ci consente di affrontare problemi sotto gli occhi di tutti e di porre le basi per lo sviluppo della zona sud, puntando su un asset strategico per la città”. Ma lo slancio si è presto arenato.

Nonostante i numerosi tentativi successivi di coinvolgere investitori privati, tutto è rimasto fermo. Un protocollo d’intesa tra Comune, Ausl Romagna e Università di Bologna per trasformare l’area in un polo della salute e del benessere rimase inevitabilmente sulla carta. Anche l’interessamento della società Renco si risolse in un nulla di fatto.

Ad aggravare il quadro c’è l’impegno, preso all’epoca con il Ministero dell’Economia, di rimettere il complesso sul mercato per attrarre investimenti privati. Ma a oggi nessun imprenditore si è fatto avanti. Forse, con una maggiore flessibilità sul prezzo, la curatela fallimentare avrebbe potuto chiudere prima una nuova cessione. Ora tocca alla giunta Sadegholvaad trovare una via d’uscita oggettivamente non semplice.

 

Nomina Rinaldis al Gal. Per il bene delle nostre vallate deve dimettersi

La recente elezione di Patrizia Rinaldis alla presidenza del GAL Valli Marecchia e Conca ha scatenato una frattura profonda all’interno del mondo agricolo, ambientale e associativo dell’Appennino riminese. Rinaldis, da sempre figura di riferimento per lo sviluppo turistico della costa – è storica presidente degli albergatori di Rimini – ha raccolto l’investitura dopo aver ricoperto il ruolo di vicepresidente nel precedente mandato.

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Ma subito dopo la sua nomina sono arrivate le prime crepe. Andrea Zanzini, rappresentante della Camera di Commercio, ha rassegnato le dimissioni, seguito nei giorni scorsi da Riccardo Santolini, vicepresidente dell’associazione “OaSì – Insieme per le Valli”, che ha lasciato l’incarico di presidente della Consulta del Parco Sasso Simone e Simoncello. Il motivo? Il forte dissenso rispetto alle modalità e al merito della nomina al vertice del Gal.

Anche Coldiretti ha espresso contrarietà. La critica principale riguarda l’apparente incoerenza tra la figura della Rinaldis e la missione del Gal, che opera nel campo dello sviluppo rurale e ambientale.

Il Gruppo di Azione Locale (GAL) Valli Marecchia e Conca è una società consortile che mette in rete enti pubblici, associazioni di categoria, imprese e cittadini per promuovere lo sviluppo integrato dell’Appennino riminese. Tra i suoi compiti principali figurano la gestione dei fondi europei del Piano di Sviluppo Rurale (attraverso l’approccio “Leader”), il sostegno alle comunità locali e la tutela della qualità ambientale del territorio.

Per molti operatori del settore agricolo e ambientale, la scelta di un profilo fortemente legato alla costa e al turismo balneare rappresenta un cortocircuito culturale e strategico, che rischia di allontanare il Gal dai suoi obiettivi principali.

In questo contesto, si invoca un passo indietro da parte della nuova presidente, per ridare credibilità all’ente e ristabilire un clima di collaborazione e coerenza con le vocazioni territoriali.

Anche il ruolo del Parco Sasso Simone e Simoncello nella composizione dei vertici del Gal è sotto osservazione, in un contesto sempre più teso e diviso.

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Se davvero ha a cuore le nostre valli, Patrizia Rinaldis dovrebbe dimettersi, nella speranza di restituire al Gal la serenità necessaria per affrontare un mandato all’altezza delle sfide che attendono l’Appennino riminese.

Vi è anche da aggiungere che la Rinaldis è una figura storica delle politiche turistiche della Regione che difficilmente potrebbe dare una spinta di innovazione politica e ambientale alle politiche del Gal.

 

 

Maurizio Melucci



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